Pomodoro e speculazioni: Coldiretti chiede un’indagine, ok dell’Antitrust
"Una indagine conoscitiva sulle distorsioni di filiera e sulle speculazioni che stanno mettendo in crisi il futuro del pomodoro Made in Italy è stata chiesta nell’incontro con l’Antitrust che ha preso atto positivamente delle nostre sollecitazioni". A renderlo noto è stato il Presidente della Coldiretti Sergio Marini dopo l’incontro con i vertici dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, avvenuto nell’ambito della manifestazione di protesta organizzata insieme alle associazioni dei consumatori aderenti a Casper – Comitato contro le speculazioni e per il risparmio (Adoc, Codacons, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori). All’Antitrust è stato fatto presente che nel passaggio da pomodoro a passata il prezzo rincara di quasi venti volte (+1733 per cento) con il prezioso ortaggio che viene pagato fino ad appena 5 centesimi al chilo agli agricoltori che lo coltivano nel Sud Italia per colpa di operatori senza scrupoli che approfittano del proprio potere contrattuale per sottopagare il raccolto, altrimenti destinato a marcire nei campi. "Abbiamo denunciato – ha sottolineato Marini – le anomalie della filiera in questa campagna di raccolta del pomodoro legate alla violazione delle clausole contrattuali ed in particolare ai tempi di consegna e alle valutazioni successive della qualità del prodotto. Ci siamo anche detti disponibili – precisa Marini – a fornire all’Antitrust documenti utili all’indagine sottolineando l’importante ausilio che puo’ dare la Guardia di Finanza per riportare trasparenza nel settore. La nostra iniziativa a difesa del pomodoro Made in Italy fa seguito – ricorda il presidente della Coldiretti – alla recente audizione alla Commissione agricoltura della Camera dove è stato denunciato dalla Coldiretti che in alcuni casi sono stati pagati dalle industrie ai coltivatori di pomodoro delle regioni del centro sud prezzi inferiori a quelli riconosciuti ai cinesi. Sotto attacco delle speculativi, della concorrenza sleale del pomodoro cinese e delle distorsioni di filiera ci sono – precisa Marini – il reddito e l’occupazione nelle ottomila aziende italiane che su 85mila ettari di terreno coltivano pomodoro da destinare alle 173 industrie nazionali dove trovano lavoro 20mila persone. Ma il problema riguarda anche i consumatori che non beneficiano di nessun risparmio e che invece rischiano di pagare come italiano il concentrato di pomodoro importato dalla Cina i cui arrivi sono praticamente quadruplicati (+272 %) in Italia negli ultimi dieci anni. L’estensione a tutti i derivati del pomodoro dell’obbligo di indicare l’origine del pomodoro utilizzato nelle conserve, una stretta nei controlli sulle importazioni del pomodoro cinese, penalizzazioni per le industrie e le organizzazioni dei produttori responsabili di comportamenti scorretti, una piu’ stringente definizione dei contratti e un marchio etico per il Made in Italy che li rispetta, sono – conclude Marini – alcune delle proposte formulate dalla Coldiretti". |
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