il Punto Coldiretti

Cereali e stime produttive, serve un criterio unico per non danneggiare i produttori

Pur essendo ormai in prossimità della campagna di raccolta del grano duro, non si hanno ancora certezze sull’effettiva superficie seminata e quindi sul livello di produzione attesa per giugno-luglio 2010.

La questione inizia nel dicembre scorso quando l’Istat, attraverso proprie stime, aveva valutato un incremento delle superfici a grano duro di circa il 4,1% rispetto alle semine del 2008 che impegnavano già 1.363.000 ettari, mentre l’intero mondo produttivo stimava una riduzione degli investimenti piuttosto marcata su tutto il territorio nazionale. Inoltre, l’Ense (Ente Nazionale Semente Elette) registrava, nello stesso periodo, una contrazione nella richiesta del seme certificato pari a circa il 20%.

La confusione dei dati certo non aiuta negli scambi mercantili e, anzi, pregiudica talvolta il livello di programmazione delle vendite da parte del produttore,  con conseguenze inevitabili sui prezzi. In un mercato nel quale è difficile perfino recuperare i costi di produzione, le stime produttive influiscono notevolmente sulla definizione dei prezzi.

In questo senso, Coldiretti ha più volte sollecitato il Mipaaf ad un confronto con gli Istituti pubblici preposti alle rilevazioni, perché si arrivi a una omogeneizzazione dei dati pubblicati; questo per evitare che a causa di una situazione non chiara possano crearsi squilibri anche in sede comunitaria nella definizione di misure che regolano il settore.

Il tanto atteso incontro si è tenuto lo scorso 11 maggio. L’Istat ha illustrato gli strumenti adottati per la rilevazione dei dati, che peraltro hanno confermato tutte le perplessità emerse precedentemente. Naturalmente Coldiretti non ha contestato la metodologia adottata, ma ha invitato tutti gli Istituti ad una concertazione preventiva prima di rendere pubbliche le stime produttive in modo da non condizionare le campagne commerciali.

In questo senso, ha sottolineato Coldiretti, la notizia apparsa lo scorso dicembre andava accompagnata con le riflessioni del mondo produttivo e dall’Ense, se non altro per acquisire stime e considerazioni difformi rispetto a quanto i media avrebbero poi pubblicato. Il Ministero, l’Istat, altri istituti presenti e il resto della filiera hanno condiviso la proposta di tenere incontri preventivi alla pubblicazione delle stime.

Nella stessa sede, Coldiretti è intervenuta anche nell’ambito di uno studio commissionato dall’Ue ad una società inglese (Lmc International) sugli effetti della Politica Agricola Comune nel segmento del grano duro in Italia ed in particolare in Puglia. Il Mipaaf è stato sollecitato ad apportare profondi aggiustamenti sulle valutazioni espresse, che non forniscono uno spaccato significativo del sistema produttivo italiano e contestualmente non rilevano l’importanza del tessuto imprenditoriale agricolo nel comparto del grano duro.

Lo studio, inoltre, prende in esame un periodo di riferimento, ancorché breve, che non può fornire adeguate garanzie circa l’orientamento delle semine. Per quanto concerne il livello di qualità delle produzioni, sempre nel periodo considerato, sarebbe utile conoscere il criterio di rilevazione scientifico adottato, visto che i dati contrastano in maniera sostanziale con quanto pubblicato negli anni da Inran e Cra.

Queste, nella sostanza, le motivazioni per le quali Coldiretti ha invitato il Ministero ad intervenire presso la Commissione perché vengano stralciate alcune valutazioni che contrastano con la realtà produttiva italiana nel grano duro.

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