Marini: “Ogm, in Italia non vedo alcun futuro”
Dal pronunciamento del Consiglio di Stato in Italia alla bocciatura del mais Monsanto da parte di Francia, Germania e altri paesi europei, fino al crollo delle coltivazioni transgeniche in Europa, il dibattito sugli ogm si è riacceso nelle ultime settimane. In questa intervista il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, fa il punto della situazione, analizzando le motivazioni del fallimento delle sementi ogm. Presidente Marini, qual è la posizione di Coldiretti sugli ogm? Siamo contrari alla coltivazione in Italia dove per la conformazione morfologica dei nostri terreni e le dimensioni delle nostre aziende non sarebbe possibile evitare le contaminazioni delle colture non ogm. Chiediamo invece con decisione una etichettatura chiara che permetta di sapere se il cibo che mangiamo contiene, direttamente o indirettamente, organismi geneticamente modificati. Questa ultima è una battaglia nell’interesse dei cittadini e contro chi sta magistralmente usando il pretesto che gli ogm li mangiamo tutti i giorni senza saperlo per convincerci a “spalancare le porte” alle coltivazioni transgeniche con la scusa che il danno “ormai è fatto”. Sono ormai venti anni che si coltivano ogm nel mondo. Nei Paesi in Via di Sviluppo dove la coltivazione è già storia la fame anziché diminuire è aumentata mentre in Europa nei sette Paesi dove la semina è permessa la coltivazione interessa di fatto solo il mais o meglio una sola varietà di mais che complessivamente rappresenta meno dell’uno per cento della totale produzione comunitaria di mais. Voglio dire che se veramente queste colture avessero tutte quelle proprietà straordinarie in termini economici o ambientali o salutistici che ci stanno raccontando in Europa avremmo ben altre superfici coltivate, e nel mondo non avremmo superato proprio quest’anno la cifra di un miliardo di persone che soffrono la fame . Questa è storia non punti di vista. Quali gli svantaggi? Il primo è il rischio di contaminazioni che limitano la sacrosanta libertà della stragrande maggioranza degli agricoltori e cittadini di avere i propri territori liberi da Ogm. Se parliamo poi della varietà di mais che in Italia si vorrebbe coltivare, è bene ricordare che si tratta di semi che sono stati proibiti dai governi francese e tedesco dove, dopo alcuni anni di coltivazione, nell’aprile 2009 il mais Mon 810 è stato vietato a seguito di nuove acquisizioni circa gli effetti negativi sull’apparato intestinale, sugli organismi del terreno e sulla dispersione del polline, con contaminazioni derivanti dalla impollinazione incrociata tra coltivazioni transgeniche e non. E qui sta il problema. E’ fin troppo evidente che il modello produttivo cui è orientato l’impiego di organismi geneticamente modificati (ogm) è il grande nemico della tipicità e della biodiversità ed il grande alleato dell’omologazione che è il vero nemico dell’agroalimentare italiano, il piu’ copiato nel mondo. E non ci si racconti che in effetti buona parte delle nostre piante coltivate sono nella storia frutto di modificazioni genetiche, perché mica mi si vorrà confondere l’applicazione della teoria dell’evoluzione di Darwin con gli interessi di brevetti e royalties delle multinazionali. In Italia non vedo alcun futuro. Tutte le indagini serie dicono che 3 italiani su 4 non vogliono gli ogm nel piatto, e questo già può bastare. Inoltre anche gli scienziati sono divisi ed è bene dire che quando si parla di cibo e innovazione ci vuole qualche precauzione in più. Noi non dimentichiamo che in passato agli agricoltori è stato spiegato che la modernizzazione dell’agricoltura passava anche attraverso l’uso delle farine animali nell’alimentazione del bestiame, che si sono poi dimostrate la causa della “mucca pazza”. Per questo siamo pronti, se sarà necessario, anche al referendum tra agricoltori, come prevede la norma comunitaria, Cosi chiuderemo la questione ogm in Italia una volta per tutte con democrazia e senza demagogia. |
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