Vino, si perde più tempo con le carte che in vigna
Una azienda vitivinicola passa più tempo dietro alle scartoffie burocratiche che alla coltivazione della vigna o la produzione del vino. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti al Vinitaly sulla base di uno studio dal quale emerge che ogni viticoltore italiano dedica fino a 100 giornate lavorative all’anno per districarsi nel marasma della burocrazia che richiede almeno 30 adempimenti prima di poter stappare una bottiglia di vino. Questo per il sommarsi di adempimenti, alcuni contraddittori ed altri superflui, che costringono a compilare documenti, registri, comunicazioni ed altre mille carte. Si cita ad esempio l’ormai obsoleto divieto di vendita del vino sui mercati ed in forma itinerante, che risale addirittura al 1931, oppure l’assurda sovrapposizione di dichiarazioni e di controlli, nonché l’intricata normativa che rendono molto difficile per le imprese non incappare in errori formali nell’applicazione della normativa stessa. Recentemente il Governo ha eliminato migliaia di articoli contenuti in altrettante leggi superate che appesantivano il cittadino ed è giunto il momento della semplificazione per le imprese vitivinicole rischiano di perdere competitività nei confronti dei concorrenti esteri. Snellire la burocrazia non deve certamente significare allentare le sicurezze per i consumatori o le garanzie sulla qualità del prodotto. Dall’introduzione dell’informatica si attendevano facilitazioni, invece la carta è rimasta quella di prima, quando non è aumentata poiché la nuova tecnologia viene applicata sotto la lente deformante della burocrazia che aggiunge difficoltà operative. |
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