il Punto Coldiretti

Cereali, problema speculazioni all’esame della Commissione Agricoltura del Senato

Come chiaramente emerso durante una recente audizione della Commissione Agricoltura del Senato, sul mercato dei cereali la nuova congiuntura – iniziata dopo il periodo anomalo tra il 2007 e l’inizio 2008 – sta producendo uno scenario inaffidabile e talvolta non rispondente alla realtà in materia di quotazioni, nonostante l’offerta sia ottima in termini qualitativi. In questo senso, l’attività borsistica delle Camere di Commercio, nella definizione dei listini per la quotazione delle materie prime, da tempo pone serie riserve sulla effettiva valutazione, in termini di prezzo, delle produzioni cerealicole nazionali.

La definizione dei prezzi e la formazione dei contratti avviene oggi attraverso il Comitato di Borsa, composto da rappresentanti dei produttori, dei commercianti, dai mediatori e dai trasformatori, nominato periodicamente dalla locale Camera di Commercio. In questo contesto, gli operatori hanno richiesto più volte una revisione globale sull’operatività, sulla composizione degli organi deputati alla gestione dell’attività borsistica e la trasparenza nel percorso della definizione del prezzo, in quanto spesso le quotazioni delle produzioni non corrispondono alle realtà mercantili territoriali e nazionali.

La conferma di scarsa trasparenza dell’operato delle commissioni è proprio di  questi giorni, mentre assistiamo a progressive contrazioni del valore delle offerte cerealicole, in particolare per il grano duro, in tutte le borse merci delle Camere di Commercio provinciali, seppure in assenza di compravendite o per contratti di scarsa rilevanza economica. Certo, rispetto allo scorso anno il clima mercantile è totalmente diverso: le importazioni, commissionate dall’industria di trasformazione, già prima della nostra campagna di raccolta 2008, risultavano essere azioni speculative che nel tempo, peraltro assai breve, hanno contribuito ad intasare l’offerta e a contrarre i prezzi di mercato.

Quel che lascia sconcertati è che in questo settore non si riesce a comporre un tavolo per governare gli eventi; il resto della filiera viaggia solo attraverso forme speculative, stabilendo il prezzo in base alle proprie convenienze. Mentre lo scorso anno c’è stata un’enorme attenzione sull’andamento dei prezzi delle materie prime non è stato dato il giusto risalto all’aumento progressivo dei costi di produzione, ai quali peraltro non è stato mai  corrisposto un prezzo di acquisto del prodotto in linea con quanto sostenuto nella fase produttiva.

Questa oggi è la nostra controparte industriale, che ha costruito il “made in Italy” attraverso il contributo determinante dei nostri coltivatori, ma che non vuole l’etichetta d’origine per poter disporre di derrate agricole di dubbia provenienza e che non ha mai digerito la riforma Pac in termini di disaccoppiato perché contava ancora di speculare sulle risorse dei produttori.

In questo contesto riveste carattere di urgenza la revisione dell’attività delle Camere di Commercio ma contestualmente occorre effettivamente rimodulare l’organizzazione dell’offerta, attraverso le nostre forme associate, Consorzi Agrari e Cooperative, per cercare di posizionare l’ago della bilancia contrattuale in difesa degli interessi della parte agricola. Sul fronte internazionale invece è necessario avviare intese per istituire scorte strategiche che calmierino il mercato per evitare speculazioni.       

Coldiretti sta lavorando in questa direzione per coniugare qualità e logistica attraverso una diversa gestione degli stoccaggi, in termini di lotti omogenei di produzioni, continuità nelle forniture e rivisitazione della contrattualistica. Su queste proposte è opportuno investire in progetti dell’autentico “made in Italy”, riducendo progressivamente la dipendenza dall’estero (abbiamo capacità e potenzialità per farlo) e contestualmente qualificare la pasta italiana con l’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine del grano. Solo in questo contesto, il consumatore, potrà essere coinvolto e potrà contribuire a concretizzare un volano finanziario determinante per l’economia dell’intera filiera.

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