Cernobbio, gli stralci degli interventi
VII FORUM INTERNAZIONALE AGRICOLTURA E ALIMENTAZIONE STRALCI DEGLI INTERVENTI (17 –18 OTTOBRE 2008) BOZZE NON CORRETTE
Luca Zaia Ministro delle Politiche Agricole “Rifondare l’agricoltura è una necessità, una sfida che stiamo affrontando e che riguarda l’intero sistema economico italiano ed europeo.”Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia, intervenendo al Forum internazionale di Cernobbio organizzato da Coldiretti, ha tracciato un bilancio dei primi cinque mesi di attività. “I capisaldi della nostra azione – ha affermato il Ministro – sono cinque: recuperare il tempo e le occasioni perdute in Europa; rendere l’impresa agricola centrale per il sistema economico e per l’agenda politica; creare le condizioni per un nuovo patto fra produttori e consumatori; difendere il consumatore da ogni forma di pirateria, in qualunque modo essa si possa presentare; creare le condizioni affinché il federalismo riesca a rendere competitive tutte le aree produttive del sistema agricolo nazionale”. Il Ministro ha annunciato che nel prossimo CdM sarà presentato il DDL che renderà obbligatoria l’indicazione dell’origine dei prodotti in etichetta: “Si tratta – ha detto Zaia- di difendere in questo modo anche un modello di azienda agricola fortemente identitario. L’alternativa è l’ingresso indiscriminato delle multinazionali”. “Stiamo lavorando con coerenza per ridisegnare un sistema che abbia come capisaldi gli agricoltori, le imprese agricole e i consumatori. Da questo punto di vista – ha affermato il Ministro – è importante considerare, ad esempio a proposito degli Ogm, il fatto che si tratta di una produzione che non fa guadagnare di più l’agricoltore e che non viene scelta in nessuna parte d’Europa dal consumatore”. Il Ministro ha poi accennato al sistema dei farmer’s market definiti “uno degli strumenti del patto tra produttori e consumatori”. “E’ venuta l’ora di investire sull’economia reale: credo – ha detto Zaia – che sia sotto gli occhi di tutti il fallimento di un progetto che rende virtuale, se non del tutto inutile, il lavoro dell’uomo”.
Giacomo Vaciago Università Cattolica, Milano Da quando l’economia è diventata globale (a partire degli anni ’90), abbiamo avuto più crescita e meno inflazione rispetto al passato. Così ha esordito il professor Giacomo Vaciago, economista dell’università Cattolica di Milano, intervenendo all’ottavo Forum internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato da Coldiretti e Ambrosetti a Cernobbio. Secondo l’economista, “l’aumentata stabilità macroeconomica e monetaria si è accompagnata ad una maggiore instabilità finanziaria, per cui una lunga serie di crisi finanziarie ha colpito sia i Paesi emergenti sia i Paesi sviluppati. Inoltre, diversi prezzi di attività patrimoniali (titoli e immobili) hanno registrato successive bolle speculative”. Le cause, secondo Vaciago, vanno ricercate in una politica monetaria più espansiva del necessario che ha concorso a determinare quegli eccessi della finanza che sono alla base delle diverse bolle e delle tante crisi, compresa la più grave di tutte, iniziata nel 2007 e ancora in atto. “E’ da ritenere – ha detto l’economista – che anche l’esplosione dei prezzi degli alimentari e dell’energia dipenda da condizioni troppo permissive della politica monetaria e corrisponda quindi almeno in parte ad una sorta di ‘bolla’ destinata a sgonfiarsi, come hanno fatto negli ultimi dieci anni sia la bolla della new economy sia quella immobiliare dei subprime”. La bolla “food and energy”, nasce secondo Vaciago dalla crescente domanda di energia e di cibo da parte dei Paesi emergenti, la cui accelerate industrializzazione dipende da un uso sempre maggiore di materie prime e di energia. “Le banche centrali bene fanno a ridurre il danno – ha detto il relatore – cercando di impedire che il forte aumento dei prezzi degli alimentarie dell’energia si trasmetta all’inflazione totale. Ma è bene che non vengano lasciate sole: spetta ai Governi – ha concluso – rimettere la produzione di alimenti e di energia al centro delle loro politiche, che devono essere appropriate e credibili e che servano ad aumentare la prevedibile offerta e/o ridurre la prevedibile domanda”.
Dominick Salvatore Fordham University, New York, USA Secondo l’economista Dominck Salvatore negli Stati Uniti i motivi che hanno portato alla recente crisi sono di diversa natura. Il presidente Bush si è trovato ad affrontare questa situazione, ma sono in molti ad esserne responsabili. Cosa è stato fatto per superare la crisi? “Tra l’altro – ha detto Salvatore – e’ stata perseguita una politica monetaria di grande espansione, con un’inondazione di liquidità., si è salvata Aig e si è lasciato fallire Lehman B. Con questo ultimo evento si è voluto dare una lezione al mercato, ma è stato un grande errore”. Di fronte alla crisi l’Europa ha messo inizialmente in atto a livello nazionale politiche inadeguate e la situazione è peggiorata. Questo perché la crisi ha avuto origine negli Stati Uniti, ma anche nel Vecchio Continente le condizioni non erano delle migliori. “Per questo – ha spiegato Salvatore – nonostante tutte le soluzioni adottate non si è riusciti a risolvere il problema, le borse oscillano ancora sensibilmente e siamo sull’orlo della recessione”. Parlando della realtà degli Stati Uniti, Salvatore ha affermato che le persone devono imparare a vivere secondo le loro reali possibilità e non su risparmi virtuali. Anche se la Lehman B. non fosse fallita si sarebbe comunque innescata la crisi. “Negli Stati Uniti ci sono squilibri più forti, ma è più forte la capacità di ripresa – ha precisato Salvatore -. Si stima comunque che nel 2009 il tasso disoccupazione salirà al 6,9%”. In Europa la Banca Centrale non ha potuto ridurre subito i tassi, perché non c’erano le condizioni per poterlo fare. La Banca Centrale infatti ha precisi mandati ed è a questi che si deve attenere. Si stima che anche i Paesi emergenti risentiranno della crisi e avranno una percentuale di crescita inferiore di uno o due punti. Non dovrebbero però confrontarsi con la recessione. Facendo un esame dell’economia americana, Salvatore ha rilevato che ora il dollaro si sta rinforzando grazie a un “rimpatrio” degli investimenti. Il prezzo del petrolio sta scendendo. Visto il livello della domanda e dell’offerta non c’era ragione che il prezzo fosse superiore ai 100 dollari. A seguito della crisi ora è di circa 60 – 70 dollari al barile. Abbiamo toccato il fondo? Per Salvatore nessuno può dirlo. “Avremo toccato il fondo – ha affermato – quando il prezzo delle case non scenderà più e le banche non saranno più alla ricerca di fondi. Un fatto è certo: siamo in recessione. Il problema è quando questa finirà e quanto tempo sarà necessario per risolvere gli squilibri che si sono creati”.
Fabrizio De Filippis Direttore Dipartimento di Economia dell’Università Roma Tre e Coordinatore del Gruppo 2013 Il forte aumento dei prezzi agricoli del 2007-08 è stato frutto di un insieme di fattori concomitanti che si sono rafforzati a vicenda. Giovanni Anania Dipartimento di Economia e Statistica, Università della Calabria Le cause dell’emergenza alimentare che abbiamo vissuto nell’ultimo anno sono classificabili in due gruppi: alcune di breve periodo, altre di natura più strutturale, di medio periodo. Tra quelle di breve periodo, alcuni eventi climatici avversi e una serie di comportamenti speculativi che non hanno determinato l’aumento dei prezzi, ma si sono innestati sugli aumenti indotti da altri fattori, determinandone una forte accelerazione. Nel medio periodo si rilevano invece fattori di natura più strutturale, come l’evoluzione della domanda globale di alimenti, la riduzione della velocità di crescita della produttività in agricoltura, la produzione di biocarburanti e l’aumento dei costi di produzione e trasporto dei prodotti agro-alimentari come risultato dell’aumento del prezzo del petrolio.
Vladimir Pozner Giornalista e presidente di Academy of Russian Television I russi non si fidano più dell’Occidente. Questa la tesi sostenuta da Vladimir Pozner, giornalista e presidente dell’Academy of Russin Television, durante il primo giorno del Forum internazionale dell’agricoltura che si tiene a Cernobbio il 17 e 18 ottobre. Pozner ha ripercorso la storia degli ultimi anni del suo Paese, dalla dissoluzione dell’Urss ai giorni nostri: “Qualche tempo fa ho parlato con Gorbacev, ultimo segretario generale dell’Urss, e lui mi ha detto che all’epoca, quando fu chiaro che ci sarebbe stata l’unificazione della Germania, con gli americani venne concordato per iscritto e anche con un video, che non ci sarebbe stato alcun movimento della Nato verso est. Ma quando l’Urss è sparita e al suo posto è arrivata la Russia, gli Stati Uniti non hanno tenuto fede all’accordo dicendo che lo avevano siglato con un Paese che non c’era più. Questo è formalmente vero, ma da allora i rapporti fra Russia e Usa sono stati basati su una mancanza di fiducia reciproca”. Il fatto poi che i russi non abbiano potuto beneficiare di alcun piano Marshall e neppure di un atteggiamento di apertura da parte dell’Occidente ha influenzato molto il loro pensiero verso l’Europa e gli Stati Uniti. Secondo Pozner “l’Occidente aveva interesse a una Russia che restasse debole”. La diffidenza del russi è aumentata quando hanno visto quello che è successo con l’economia di mercato, con la nascita di un gruppo di pochi supericchi, gli oligarchi, e una gran massa di poveri. “Se la democrazia è questa allora non la vogliamo, hanno detto” ha spiegato Pozner a Cernobbio, invitando a non sottovalutare l’importanza dell’orgoglio russo. Secondo il giornalista poi, i mass media, e in particolare la tv hanno giocato un ruolo importante negli equilibri elettorali della Russia post guerra fredda: “Nel 1995 Eltsin vinse il suo secondo mandato grazie alle tv e il loro ruolo di influenza dell’opinione pubblica permane anche oggi. Ricordiamoci quindi che il controllo dei media non è iniziato con Putin, ma prima di lui”. L’ex presidente russo e attuale primo ministro viene visto da Pozner come colui che “ha riportato la Russia in gioco, con l’obiettivo di farla diventare, nell’ordine: forte, ricca e democratica. Putin ha distrutto gli oligarchi, messo sotto controllo i media e riplasmato il sistema pubblico. E ha riscosso il consenso dell’80 per cento dei russi. E oggi la Russia sta meglio rispetto a ogni altro periodo della sua storia: non ci sono mai stati tanti russi in grado di vivere in maniera decente. Siamo tornati e voi occidentali dovete tenerne conto”. Mentre a Mosca la sensazione è che l’Occidente non voglia vedere una Russia che ha successo, ma la considera sempre in base a un pregiudizio negativo come è avvenuto per la copertura mediatica della guerra in Georgia. “E se il sospetto di essere accerchiati da realtà ostili dovesse prevalere – ha spiegato Pozner – per reazione si avranno sempre meno democrazia e riforme liberali”. Paradossalmente, afferma il Presidente dell’Academy of Russian Television “la Cina viene trattata con maggior benevolenza” anche se dal punto di vista delle garanzie democratiche e della libertà di espressione “se io fossi in Cina non potrei certo parlare così come adesso”. Quindi, è il senso dell’intervento di Pozner, se l’Occidente continua a fare come oggi “finirà per perdere la Russia”. E ha concluso: “Per cambiare una nazione servono una o due generazioni. Bisogna dare alla Russia la possibilità di svilupparsi come un Paese europeo”.
David Lehman Direttore, Commodity research and product development CME Group – Borsa di Chicago Lehman è partito dal mercato dei futures per illustrare l’andamento del mercato delle commodities agricole, i cui titoli negli ultimi anni sono cresciuti nel resto del mondo, molto più che negli Stati Uniti. Questo è avvenuto soprattutto per la crescita del mercato cinese, che rappresenta più della metà del mercato della farina di soia e altri prodotti commercializzati in tutto il mondo. Prendendo in esame i contratti del Chicago Board Trade, Lehman ha rilevato che i volumi sono abbastanza stabili anche se i contratti sono passati da 300 mila a un milione al giorno con futures e options sul mais e sulla soia. Una delle forze trainanti di questa crescita è stata nel 2006 è stata la piattaforma elettronica globale su cui sono stati quotati. Una piattaforma costituita da CME Group, che coinvolge circa ottanta Paesi in tutto il mondo con circa 150 mila flussi di trading. “Ci sono state molte discussioni sulle cause dell’aumento dei prezzi – ha detto Lehman – e una delle cause individuate è che i consumi sono aumentati molto velocemente. Ci sono dei momenti in cui ci sono surplus produttivi e altri in cui gli investimenti e la ricerca in agricoltura tendono a scendere. Tutto questo porta ad un periodo come quello che abbiamo osservato recentemente in cui il consumo è superiore alla produzione e questo innesca un’altra ondata di investimenti per aumentare la produttività. Negli ultimi sei-sette anni, i consumi di cerali e semi oleosi hanno superato costantemente l’offerta”. Tra i motivi della minore offerta, Lehman ha ricordato la siccità in Australia, le inondazioni del MidWest americano, e la gelata del 2007 sempre negli Stati Uniti. “Quest’anno – ha detto – abbiamo avuto un record di raccolti di frumento, per cui i prezzi sono tornati a livello corretto”. Il mercato della commodities, secondo Lehman, ha interessato sempre più investitori nuovi rispetto al passato, tra cui fondi pensione e altri investitori istituzionali che cominciano a dedicare una parte del loro portafoglio alle commodities per aumentare i rendimenti e diversificare il rischio. Ci sono anche hedge founds, speculatori non commerciali e trader che non sono detentori di portafogli. Questo è iniziato nel 2006 per il granoturco i cui prezzi sono aumentati del 140% ma poi sono tornati a scendere, per cui, secondo Lehman per cui questo non può essere la causa degli aumenti.
Renato Schifani Presidente del Senato della Repubblica “Sono sicuro che lunedì a Bruxelles il ministro Prestigiacomo saprà trovare un punto di mediazione con la Ue” ha detto, riferendosi alle polemiche sul costo delle misure per contrastare i cambiamenti climatici in discussione a livello europeo, il presidente del Senato Renato Schifani intervenuto sabato 18 ottobre al Forum dell’agricoltura di Cernobbio organizzato dalla Coldiretti. “E’ giusto fare conti rigorosi – ha aggiunto il Presidente del Senato – la Ue interpreta le tabelle in una certa maniera, noi in un altro. Secondo me è giusto valutare il massimo dei costi”. Secondo Schifani, di fronte al pericolo di una recessione globale e di fronte al rischio che questa si scarichi sull’economia reale “la tutela ambientale è meno emergenziale rispetto alla crisi economica”. Ma il Presidente del Senato è sicuro che “come la Ue ha saputo trovare un’alta sintesi per affrontare la crisi dei mercati così saprà trovare una sintesi altrettanto alta per la tutela dell’ambiente”. Schifani ha poi sottolineato “l’orgoglio per prodotti italiani apprezzati dal mondo intero e mangiando i quali tutti si sentono più sicuri”. Mentre per quanto riguarda la filiera, secondo il Presidente del Senato “servono momenti di migliore controllo”.
Gianni Alemanno Sindaco di Roma Roma scommette sui farmers’ market. Lo ha annunciato il sindaco Gianni Alemanno intervenuto a Cernobbio al Forum sull’agricoltura organizzato dalla Coldiretti. “Nel giro di due anni – ha detto – vogliamo aprire 4 mercati degli agricoltori e lavorare su un marchio che identifichi non solo la cucina ma anche i prodotti romani”. Per fare questo Alemanno pensa a un patto di collaborazione fra agricoltori, commercianti e consumatori. “Non si deve aver paura dei farmers’ market – ha aggiunto – altrimenti vuol dire che si ha qualcosa da nascondere”. Alemanno si augura poi che il Consiglio di Stato revochi la vendita della centrale del latte di Roma “per poterla riconsegnare ai produttori e dare alla capitale del latte che arrivi dal territorio”. Non manca, nel programma del sindaco, anche l’idea di convertire in fattorie didattiche le tre realtà agricole attualmente controllate dal Comune, che conserverà anche il suo centro di macellazione al servizio della città. “Inoltre la Fiera di Roma deve diventare la vetrina dell’agroalimentare italiano perché la nostra città è la capitale mondiale dell’agricoltura con tutte le agenzie internazionali che ospita, come Fao o Pam” ha commentato Alemanno, annunciando uno sforzo particolare per la difesa dell’Ambiente. “Si devono sfruttare tutti gli spazi per massimizzare l’uso del solare fotovoltaico – ha detto – e bisogna potenziare la raccolta differenziata, attualmente ferma al 15-16 per cento, troppo bassa. Solo coinvolgendo ministeri e enti pubblici potremmo farla avanzare di almeno il 10 per cento”. Alemanno ha concluso rimarcando l’importanza del settore agroalimentare “che non è marginale ma che incide profondamente nella nostra civiltà e forse anche la crisi economico finanziaria delle ultime settimane potrebbe essere di stimolo a cambiare mentalità e tornare dalla carta (dei prodotti finanziari, ndr.) alla terra”.
Ermete Realacci Ministro ombra dell’Ambiente “Serve coraggio per affrontare i problemi” ha detto Ermete Realacci, ministro ombra dell’ambiente, al Forum dell’agricoltura organizzato dalla Coldiretti a Cernobbio. Per superare l’attuale crisi dei mercati e i rischi di recessione “bisogna agire sul fronte dei redditi e quindi sulla domanda interna, come ha detto anche l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne”. Secondo Realacci, come è già successo per i prodotti agricoli, anche le banche e il credito devono recuperare il rapporto con il territorio. “L’agricoltura è la metafora del sistema produttivo italiano – ha detto – perché quando l’Italia resta legata al territorio diventa forte. La sfida dell’economia si vince con la qualità e il legame con il territorio e con il Made in Italy. Servono controlli sui marchi, tutela anti contraffazioni, verifiche sulla sicurezza alimentare”. Sul clima invece il ministro ombra dell’Ambiente non ha risparmiato critiche all’attuale posizione del governo italiano, considerata non all’altezza dei grandi paesi d’Europa. Realacci ha anche lanciato l’allarme acqua per il nucleare: “Se si farà serviranno enormi quantità di risorse idriche e l’unico fiume in grado di garantirle in Italia è il Po con tutti i problemi che questo comporta”.
Paolo Scarpa Bonazza Buora Presidente Commissione Agricoltura Senato Italiani uniti per difendere il budget destinato alla Pac e gli interessi del nostro Paese. Questo l’invito di Paolo Scarpa Bonazza Buora, presidente della Commissione agricoltura al Senato, intervenuto al secondo giorno di lavori del Forum dell’agricoltura di Cernobbio organizzato dalla Coldiretti. Il senatore ha ricevuto dal presidente Sergio Marini la tessera di socio Coldiretti. “Ne sono onorato – ha spiegato Scarpa Bonazza Buora -, d’ora in poi le mie figlie potranno dire che il loro papà fa il coltivatore diretto”. “Le trattative a livello europeo sono una battaglia dell’Italia, senza distinzione di schieramento politico. Dobbiamo essere più italiani a Bruxelles e lasciare a casa le nostre divisioni”. Nell’ambito della riforma della Pac, secondo Scarpa Bonazza Buora bisogna dare “più spazio alla capacità imprenditoriale, con più qualità e anche più quantità perché dopo il 2013 uno degli obiettivi della Ue deve essere l’autoapprovvigionamento delle materie prime”. Le cui oscillazioni stanno mettendo a dura a prova gli agricoltori costretti adesso, per esempio sui cereali, ad affrontare crolli delle quotazioni del 40 per cento, a fronte di costi dei concimi che sono aumentati fra il 40 e il 100 per cento. Secondo Scarpa Bonazza Buora, una delle ricette per sostenere le aziende agricole è puntare “sulla valorizzazione dei prodotti nazionali, accorciando e accorpando la filiera, senza dimenticare l’importanza dell’etichettatura d’origine”. Per quanto riguarda la difesa della salute dei consumatori è necessario poi “intensificare i controlli sull’import e su tutti i punti di accesso agli stati Ue. Non serve protezionismo, ma protezione”. Scarpa Bonazza Buora ha concluso rimarcando il ruolo centrale dei Consorzi agrari nello sviluppo di “economie di scala” che aiutino gli agricoltori. Un progetto sostenuto da Coldiretti.
Alfonso Andria Ministro ombra dell’Agricoltura “Dobbiamo evitare l’isolamento dell’Italia nell’ambito delle trattative sulla Pac” ha detto Alfonso Andria, ministro ombra dell’agricoltura, intervenuto al Forum dell’agricoltura di Cernobbio organizzato dalla Coldiretti. “Nel 2009 – ha aggiunto – ci sarà una revisione delle prospettive finanziarie europee e bisogna guardare con attenzione alla Politica agricola per evitare che ci siano tagli di fondi”. Di fronte “alla situazione drammatica che sta vivendo il nostro Paese”, Andria ha sostenuto la necessità di sviluppare i farmers market con l’impegno diretto dei comuni e delle istituzioni perché servono “risposte tempestive e convincenti contro il caro vita” visto che “l’aumento del costo delle materie prime rappresenta solo una delle cause dell’aggravio dei prezzi al dettaglio”.
Federico Rampini Editorialista la Repubblica Il modo di vivere italiano è inconfondibile anche in Paesi non necessariamente ricchi. Per Federico Rampini, editorialista di Repubblica, intervenuto a Cernobbio all’ottavo Forum internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato dalla Coldiretti, il made in Italy nel mondo non è fatto solo di prodotti, ma anche di modi di vivere. “Al di là dell’agropirateria, che va sempre condannata – c’è anche chi fa prodotti originali, ad esempio nella moda, utilizzando assonanze italiane, perché noi siamo ammirati. La globalizzazione non è solo americanizzazione, ma c’è anche una corrente di italianizzazione che pervade varie parti del mondo e di cui l’Italia deve fare tesoro”. Secondo Rampini la forte urbanizzazione che attraversa il Sud America può costituire un’occasione per mettere a frutto ed esportare l’esperienza italiana di recupero di centri storici. “Sono più ottimista sull’Italia quando sono in Cina o in India – ha detto – che quando sono in Italia perché all’estero c’è ammirazione e bisogno dell’esperienza italiana, anche se dobbiamo recuperare il gusto del bello e delle cose di qualità, che negli ultimi anni abbiamo perso, ad esempio nell’edilizia, dove le costruzioni sono mediocri se non addirittura orride”.
Giampaolo Fabris Presidente corso di Laurea in Scienze della Comunicazione, università san Raffaele di Milano Utilizzando il vecchio esempio del Titanic, dove tutti ballavano, mentre la nave viaggiava tra i ghiacci, Giampaolo Fabris intervenuto al forum di Cernobbio di Coldiretti, ha detto che la società internazionale adesso si trova nella fase di mettere le scialuppe in mare dopo l’urto con l’iceberg. “Gli italiani – ha detto – si sono fortemente impoveriti, la maggioranza ha coscienza che la propria situazione economica è peggiorata ed ha cercato di ridurre le spese e gli acquisti, con il mercato del lusso che ha cominciato a battere in testa, mentre buona parte della popolazione pensa che non ci sarà ripresa economica”. Il consumatore secondo Fabris è diventato più pragmatico, competente, esigente e più nomade, mentre cresce la considerazione per il mangiare che viene visto come uno dei piaceri più importanti della vita e come il fattore principale per stare in salute. A fronte di tutto ciò, rileva Fabris, la spesa familiare per l’alimentazione è diminuita dal 33% della spesa totale familiare del 1970 al 15% del 2008. Questo perché rispetto ad altri beni, i prezzi dell’alimentazione sono cresciuti di meno. “Mentre la customer satisfation dei cittadini negli ultimi anni è calata di 5 punti, la situazione di crisi e la ricerca di prezzi vantaggiosi – ha detto il docente – ha esercitato un effetto maieutico perché a spinto il consumatore a cercare canali alternativi in cui trovare buoni prezzi e buona qualità. Questo ha fatto saltare il vecchio assioma ‘prezzo = qualità’, perché si è scoperto che si può trovare qualità a buon prezzo”. In questa direzione, secondo Fabris, sono stati una vera scoperta i farmers market, esplosi negli Stati Uniti, dove oltre alla convenienza si trova socialità, e le fattorie didattiche dove si trova un nuovo rapporto con la terra. Secondo Fabris ci si trova davanti ad “una rivoluzione epocale con una forte sensibilizzazione verso il territorio e la freschezza, l’avvelenamento da agricoltura intensiva, il mangiare come ‘atto agricolo’, la diffidenza verso i prodotti destagionalizzati. Sono fattori che stanno determinando – ha concluso – una forte discontinuità con il passato”.
Mario Marazziti Membro del consiglio di presidenza e del board internazionale della Comunità di Sant’Egidio Il dibattito sull’immigrazione e il dibattito sulla sicurezza in Italia rischiano di collidere paradossalmente con l’immagine di qualità del nostro Paese. Lo ha detto Mario Marazziti della Comunità di Sant’Egidio, nel suo intervento al Forum Coldiretti di Cernobbio con cui ha cercato di “fornire materiali di riflessioni sulla povertà in varie parti del mondo”. “A New York – ha detto Marazziti – in questo momento 1.300.000 persone hanno problemi di cibo, in varia misura, a causa della crisi generale. In Italia, almeno da cinque anni nei nostri centri raddoppia il numero di quelli che vengono a chiedere aiuto ogni anno. Quando abbiamo cominciato a occuparci di povertà, abbiamo scoperto che in tutto il mondo maggiore sviluppo e più ricchezza non significa meno fame o meno povertà”. Dopo 50 anni di calo dei prezzi agricoli a livello mondiale – ha ricordato Marazziti – nel 2001-2002 e nel 2005-2006 abbiamo avuto un calo delle produzioni e poi due anni eccezionali nel 2007-2008, e adesso siamo nei due mesi della deflazione che nessuno riusciva a prevedere. “Sulla povertà – ha detto – la carenza di raccolti ha un impatto diverso quando si combina con più fattori. La minaccia è triplice: epidemia Aids, la governance indebolita e l’incertezza alimentare. Tutti e tre sono grandi fattori di impoverimento del mondo”. Per questo S. Egidio ha promosso l’iniziativa “Food for life”, in cui prodotti italiani di qualità contribuiscono con una piccola quantità del prezzo a finanziare l’intervento nei Paesi in via di sviluppo. “L’alimentazione – ha detto Marazziti – diventa inoltre un elemento importante per la lotta alla malnutrizione. La necessità di una produzione a Km Zero, di cui si è parlato qui a Cernobbio, andrebbe estesa a livello mondiale: bisogna produrre il più possibile vicino al luogo di consumo, perché oggi noi per portare grano in Malawi, dobbiamo pagare il trasporto dal Golfo del Messico”. Tra i fattori che hanno portato all’aumento vertiginoso dei prezzi, Marazziti ha indicato il blocco delle esportazioni di beni alimentari di alcuni Paesi, tra cui l’India, e l’aumento della destinazione di beni alimentari a fini energetici (biocombustibili), che secondo la World bank contribuisce al 15-20% del rincaro di cereali. “C’è un ruolo dei Paesi sviluppati – ha detto Marazziti – che sono chiamati a produrre di più e meglio, ma anche a far crescere i Paesi poveri creando un rapporto strutturale tra cibo e sviluppo”.
Antonio Lirosi Garante per la sorveglianza dei prezzi Perché è stato istituito il garante dei prezzi e qual è la sua funzione? A questa domanda ha voluto dare una risposta Mister Prezzi, Antonio Lirosi, intervenendo al Forum internazionale di Cernobbio. “Sul ruolo del garante – ha detto – ci sono pareri contrastanti. C’è chi vuole tornare ai prezzi amministrati e vorrebbe un ruolo impositivo e chi invece vorrebbe lasciare tutto al mercato ritenendo il garante per i prezzi inutile perché sarebbe bastato il garante per la concorrenza. Ma il mio ruolo non riguarda solo la concorrenza: il commerciante che compra la bottiglia d’acqua a 20 centesimi e la rivende a un euro e dopo la crisi aumenta ad 1,20, non crea un problema di concorrenza, ma soprattutto di etica. Per questo il garante dei prezzi deve affrontare innanzitutto una questione culturale, con attenzione particolare al consumatore”. Secondo Lirosi bisogna affrontare una situazione complicata da fattori come l’enfasi posta sulla crescita dei prezzi e la tendenza dell’inflazione. “Spesso si genera un contesto allarmistico, senza basi scientifiche. il mio compito è affiancare le istituzioni per una corretta informazione, evitare speculazioni, stimolare comportamenti virtuosi”. Il garante ha ricordato che grazie anche all’aiuto dei consumatori è stato possibile individuare cartelli locali per la determinazione del prezzo del pane. Tra i problemi da affrontare, Lirosi ha indicato la necessità anche in Italia di un ribasso, al pari di altri Paesi europei, dei prezzi al consumo nel caso che calino i prezzi delle materie prime. Mister Prezzi ha indicato come particolarmente rischioso il settore dei cereali. Per questo è stata avviata una indagine sui mulini per verificare comportamenti asimmetrici rispetto agli aumenti di febbraio marzo 2008 e quelli del calo dei prezzi nei mesi successivi. Presto saranno presentati i risultati.
Camillo De Berardinis Amministratore delegato Conad Per l’amministratore Conad, produttori e distributori devono condividere l’impegno di soddisfare i consumatori e quindi devono individuare soluzioni comuni. De Berardinis ha preso in esame lo scenario della produzione ortofrutticola, ricordando che in Italia la dimensione media delle aziende agricole è di 6,7 ettari, mentre la media europea è del 15,8% ; nel nostro Paese, inoltre, le imprese ortofrutticole sono 174 mila e in Francia solo 44 mila. “E’ un gap strutturale da superare” ha detto, ricordando che sul fronte della filiera corta la Grande distribuzione è quella che applica la filiera più corta, perché acquista sul fronte ortofrutticolo il 23,4% dei prodotti direttamente dal produttore e il 38,3% con un solo intermediario. “In pratica il 61,7% del prodotto viene acquistato con un solo passaggio”. Sul fronte dei prezzi, l’amministratore Conad ha affermato che intermediazione e Gdo ricaricano del 50% ciascuno. “Un percentuale che comprende anche l’Iva, per cui il ricarico medio si aggira attorno al 25%” ha commentato, ricordando che “l’85% dell’ortofrutta della Gdo è italiana”. Secondo De Berardinis, solo in parte gli aumenti alla produzione si trasformano in aumenti al consumo. “Anzi – ha detto – spesso la Gdo funziona da calmiere”. Nel quadro delle tendenze dei consumatori De Berardinis ha sostenuto che oggi il vero confronto è con i discount “verso cui si stanno orientando sempre più i consumatori perché riscontrano vantaggi di prezzo, ma anche crescita di qualità”. Ricordando che Conad è stata favorevole all’impianto delle pompe di benzina nella Gdo, si è dichiarato favorevole anche ai farmers market, sottolineando però “che non tutte le risposte possono venire da mercati di nicchia; per cui occorre confrontarsi per rendere tutta la filiera più efficiente, senza limitarsi a difendere ognuno il proprio spazio”. Pierluigi Guarise Direttore Generale Consorzio Agrario Lombardo Veneto Dopo aver espresso piena condivisione delle preoccupazioni espresse dai relatori che lo hanno preceduto, Pierluigi Guarise ha elencato gli aumenti che hanno interessati i costi dei fattori della produzione agricola negli ultimi anni. I più evidenti sono stati quelli degli agro farmaci e dei fertilizzanti. Anche i prezzi delle macchine agricole e delle attrezzature oggi sono piuttosto sostenuti. Considerevole è stato anche l’aumento del costo del gasolio agricolo. Per quest’ultimo fattore, nonostante la diminuzione del prezzo del petrolio, non si è registrato nessun calo. “Se si fanno attente valutazioni – ha detto Guarise – si può vedere che in alcuni casi il costo di produzione è stato superiore del prezzo di vendita dei prodotti e questo ha portato alle numerose situazioni di crisi come quella che ha ad esempio investito il settore della carne suina”. Dopo aver evidenziato il comportamento “virtuoso” dei Consorzi Agrari nel caso dei prezzi dei fertilizzanti, Guarise ha fornito alcuni suggerimenti da adottare per abbassare il costo dei fattori di produzione, come fornire una maggiore informazione e consulenza per mettere gli imprenditori agricoli nella condizioni di fare scelte oculate. “Non basta – ha detto – acquistare a prezzi inferiori (è importante ma non è sufficiente), bisogna migliorare la programmazione e favorire l’assistenza tecnica. Bisogna anche investire sulle risorse umane e sulla loro professionalità, nonché razionalizzare le strutture. I Consorzi agrari per la loro eticità e cultura, ma anche per la loro strutturazione, possono contribuire in modo sensibile al miglioramento delle redditività delle imprese agricole”.
Rosario Trefiletti Presidente Federconsumatori In apertura del suo intervento Rosario Trefiletti ha ringraziato il Presidente Sergio Marini per averlo invitato ai lavori come consumatore (che come il produttore è una parte debole della filiera), ma lo ha ringraziato soprattutto per le proposte fatte dalla Coldiretti. “Siamo sempre più spesso di fronte a dibattiti generali e generici – ha detto Trafiletti – le vostre proposte invece sono fatti concreti”. Parlando della vendita diretta il presidente di Federconsumatori ha affermato di sapere benissimo che non potrà risolvere tutti i problemi, ma potrà svolgere un importante funzione di calmierare i prezzi. “Quello che voglio sottolineare – ha precisato Trefiletti – è che ci troviamo di fronte a un esempio di operatività che manca nel Paese. Ben vengano quindi le proposte finora fatte, anche se per qualcuno sono risibili”. Esprimendo una forte preoccupazione per l’attuale situazione, Trefiletti ha parlato di episodi sempre più frequenti di consumatori che nei punti vendita sfilano la pasta dalla scatola per non pagarla. “Il 2008- ha precisato- è un anno molto difficile e la ricaduta della crisi sulle famiglie è preoccupante. Basta ad esempio guardare al costo del denaro e all’appesantimento delle rate dei mutui o pensare alle ricadute che avranno sul sistema dei prezzi gli investimenti che le imprese effettueranno per essere competitive. Purtroppo io penso che dovremo spostare le preoccupazioni anche sul 2009”. Secondo Trefiletti bisogna muoversi principalmente in tre direzioni: fare un patto per una moratoria sui prezzi, bloccare i carichi fiscali dei prodotti energetici e mettere in campo manovre di defiscalizzazione per i redditi fissi (lavoratori e pensionati). “Se analizziamo il calo dei consumi – ha detto – si vede che sono diminuiti fortemente i consumi dei prodotti agroalimentari e questo è particolarmente grave. Ben vengano quindi i segnali concreti come quelli del Km Zero e dei farmers market. Ritengo che la Coldiretti stia lavorando bene e per questo l’appoggeremo. Ci onoriamo di avere fatto l’accordo che abbiamo presentato questa mattina che prevede nei mercati dei produttori agricoli una riduzione del 30 percento del prezzo indicato da SMS consumatori”.
Vincenzo Tassinari Presidente Coop Italia “Il 2008 è stato un anno negativo perché per la prima volta il cibo è stato oggetto di speculazione finanziaria, ma il 2009 sarà anche peggiore. Il problema è che l’aumento dei prezzi si è combinato con la perdita di potere d’acquisto dei consumatori”. Così ha esordito il presidente di Coop Italia, Vincenzo Tassinari al Forum dell’agricoltura e alimentazione di Coldiretti a Cernobbio. Secondo Tassinari, le mancate risposte delle istituzioni, hanno determinato nei consumatori una sensazione di abbandono che sul fronte degli acquisti si sono trasformati in un crollo di tre punti delle customer satisfation. ”L’acquisto dei prodotti di marca – ha detto – è diminuito del 2,8%, mentre sono aumentati gli acquisti di prodotti di primo prezzo e gli acquisti di prodotti coop sono aumentati del 14%. Questo è un segnale preciso: compro lì perché trovo convenienza e qualità”. Anche se gli scandali dei prodotti cinesi danno un po’ di respiro ai prodotti europei, secondo Tassinari “bisogna però stare attenti agli scandali di casa nostra, come quello dei formaggi. Occorre che le imprese italiane diano segnali forti che recuperino la fiducia con la trasparenza. Se diminuisce il prezzo della materia prima deve diminuire anche il prezzo finale del prodotto”. Ricordando che tra il 2000 e il 2007 la produzione lorda vendibile italiana è aumentata del 20%, mentre i consumi sono diminuiti del 15%, Tassinari ha detto che “se produciamo di più di quello che consumiamo vuol dire che non sappiamo vendere. Il nostro obiettivo – ha commentato – è vendere la distintività dei nostri prodotti. Per questo non si può colpevolizzare la Gdo se riesce a vendere il Parmigiano Reggiano, un prodotto sicuramente distintivo di cui però solo il 12% va all’estero”. Secondo Tassinari è fondamentale ragionare dei termini delle tasche dei consumatori. “Sono perciò favorevole ad una accordo di filiera in cui definire il prezzo per tutta la stagione, concordare le quantità e vendere tutti i prodotti, anche i brutti, ma buoni. Non servono leggi, ma investimenti infrastrutturali, dalla logistica ai trasporti perché la nostra frutta non si deve fermare ai chilometro zero, ma deve fare centinaia di chilometri”. |
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