L’etichetta d’origine obbligatoria arriva in Consiglio dei Ministri
L’etichetta obbligatoria d’origine arriverà sul tavolo del Consiglio dei Ministri. Ad annunciarlo, rispondendo a una precisa richiesta del presidente Sergio Marini, è stato il titolare del Mipaf, Luca Zaia, intervenendo al Forum dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio, organizzato da Coldiretti con lo Studio Ambrosetti. “Presenteremo il Disegno di Legge che renderà obbligatoria l’indicazione dell’origine dei prodotti in etichetta – ha spiegato il Ministro -. “Si tratta di difendere in questo modo anche un modello di azienda agricola fortemente identitario. L’alternativa è l’ingresso indiscriminato delle multinazionali”. “Per valorizzare i primati del Made in Italy occorre stringere le maglie della normativa a livello nazionale e comunitario – aveva sottolineato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel corso dei lavori del Forum -. Occorre completare il percorso iniziato dopo la mucca pazza nel 2002 quando è stata introdotta per la prima volta in Europa l’etichettatura di origine della carne bovina”. Una necessità, del resto, condivisa dalla quasi totalità degli italiani. Secondo i risultati dell’indagine “La crisi dalla borsa alla tavola”, realizzata da Coldiretti – Swg e presentata a Cernobbio, il 98 per cento dei cittadini considera indispensabile che debba essere sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola contenuta negli alimenti, per colmare una lacuna ancora presente nella legislazione comunitaria e nazionale. E nove italiani su dieci sono d’accordo sul fatto che "se il prodotto alimentare è italiano sono più sicuro da dove proviene e quindi mi fido di più". Un’attenzione che trova riscontro anche nel fatto che, secondo i cittadini, il primato del Made in Italy a tavola è dovuto, nell’ordine, al gusto, alla sicurezza e alla genuinità piuttosto che al costo. La fiducia nel cibo Made in Italy trova riscontro nei primati conquistati dall’agroalimentare nazionale nella qualità e nella sicurezza alimentare con la leadership di ben 173 denominazioni di origine italiane riconosciute nell’albo comunitario (il 21 per cento del totale) e il fatto che un’impresa biologica europea su tre è italiana, che la superficie nazionale coltivata a biologico con oltre un milione di ettari rappresenta più di un quarto del totale coltivato a livello Ue, senza dimenticare il divieto sancito a livello nazionale di coltivare produzioni biotech. |
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