il Punto Coldiretti

Boom di imprese agricole condotte da stranieri: +26%

Se il latte cinese spaventa e i falsi made in Italy fanno concorrenza sleale alle produzioni nostrane, non tutto ciò che viene da fuori rappresenta oggi un rischio per l’agricoltura. 
Secondo l’ultimo rapporto Unioncamere, le imprese agricole italiane condotte da extracomunitari sono 6.747, il 26,3% in più rispetto a cinque anni fa.

Un numero certamente esiguo rispetto al conto complessivo delle imprese totali (825.910). Se guardiamo però al trend 2003-2008, quello delle imprese a conduzione “forestiere” è l’unico dato che fa registrare un segno positivo, a testimonianza di un fenomeno da non sottovalutare. Nel quinquennio il numero delle imprese totali fa, infatti, registrare un saldo decisamente negativo (- 93.575). Al contrario, nello stesso periodo hanno avviato l’attività 1.404 nuovi imprenditori agricoli extra Ue.

Nel confronto con gli altri settori di attività delle imprese con titolare immigrato, quelle agricole sono relativamente poche: il 3% rispetto al 44% del commercio e al 27% delle costruzioni, ma tali numeri non tengono ovviamente conto della differente difficoltà tra l’avviare un’azienda agricola (disponibilità di terreno, mezzi, ecc.) rispetto a una in qualsiasi altro settore.

Se si guarda poi alla nazionalità dei nuovi imprenditori agricoli, si scopre che al primo posto ci sono gli albanesi (415) seguiti da tunisini (348) e serbi, sorprendentemente terzi con 226 neo-titolari di azienda. Nella classifica generale delle attività la leadership va, invece, ai marocchini davanti ai cinesi, i quali primeggiano però in sei settori su venti.

Resta il fatto che la crescita degli imprenditori agricoli non può non essere ricondotta al grande impegno portato avanti dal settore per l’emersione del lavoro nero e del sommerso. Un impegno sostenuto nelle campagne da Coldiretti, grazie al quale  in questi anni è stato possibile regolarizzare i rapporti con la manodopera italiana e straniera, dando poi la possibilità a molti lavoratori di diventare imprenditori a loro volta, generando un fenomeno che secondo il rapporto Unioncamere ha assunto ormai carattere strutturale.

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