il Punto Coldiretti

Con la crisi gli allevatori fanno lo sciopero del prosciutto

Dal primo di maggio non verranno più consegnate, assieme ai suini, le certificazioni di qualità che consentono la commercializzazione dei prosciutti a marchio d’origine Parma e San Daniele. Questa è la singolare forma di protesta scelta dal primo anello della filiera dei due prosciutti; protagonisti gli allevatori di suini con lo “sciopero del prosciutto”, che auspicano un’adesione quanto più larga possibile.

Ma come si è arrivati a questo punto? La crisi, che dal 2002 sembra non voler abbandonare il settore,  rischia ormai  di far saltare la filiera agroindustriale dei prosciutti più famosi del mondo. Aumenti fino al 30% dei costi di cereali e oleaginose (principali componenti della dieta alimentare dei suini), rincari delle fonti energetiche, investimenti nelle strutture e nei mezzi aziendali per ottemperare agli obblighi comunitari.

Con queste premesse diventa difficile pensare di produrre suini Dop a 1,10 euro al chilo. Paradossalmente, il prezzo al consumo non scende e il pericolo di non riuscire a mantenere gli standard qualitativi del prodotto agricolo di base deve essere assolutamente  scongiurato. Altrimenti si apre inevitabilmente la strada a pratiche comuni all’estero, come quelle di Olanda e Danimarca, che alimentano il bestiame con sottoprodotti.

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