il Punto Coldiretti

Crescono i costi di produzione, servono interventi di sostegno alle imprese

Se non accennano a placarsi le polemiche sul prezzo dei cereali, dei loro derivati e dei prodotti agro-alimentari in genere, un assordante silenzio copre quello che nelle campagne è il fenomeno più evidente, la tumultuosa crescita dei costi di produzione, l’esorbitante conto di sementi, concimi, fitofarmaci e mangimi, l’allucinante bolletta energetica.

Vedremo poi, sotto trebbia, quali saranno le quotazioni dei cereali, dell’ortofrutta, dell’uva, delle olive, della carne e del latte, intanto oggi, attraverso le anticipazioni colturali, incassiamo questi aumenti.

Ma andiamo per ordine.

La crescita  economica che sfiora le due cifre di Cina ed India ha portato al fortissimo aumento della domanda di carburanti, di metalli , di materie prime che da mesi sta interessando tutto il mondo.

Se la corsa del barile di petrolio è sotto gli occhi di tutti (+65% negli ultimi 12 mesi, secondo il Dipartimento dell’energia degli Stati Uniti), gli effetti sui derivati (gasolio, film plastici ad esempio), sui metalli (macchine agricole, parti di ricambio, strutture per serre, etc.), sui concimi e fitofarmaci, sui mangimi, su sementi e  piantine, si stanno consumando nella totale indifferenza delle istituzioni, come se i maggiori costi di produzione fossero solo un problema delle imprese agricole.

Secondo una indagine condotta dall’Area Economica di Coldiretti, nell’ultimo anno si sono registrati mediamente aumenti del 35-40% sui concimi, con punte anche del 100% per alcuni prodotti (fosfatici e complessi), gli agro-farmaci sono cresciuti del 10-15%, anche se in questo caso il vero problema è soprattutto determinato dalla revisione delle sostanze attive registrate che sta riducendo il pacchetto di prodotti consentiti, rendendo più difficile e costosa la difesa delle coltivazioni.

Le quotazioni dei cereali hanno trascinato al rialzo i mangimi, con una crescita dei prezzi, rispetto al marzo dello scorso anno, che può essere quantificata in una forbice oscillante tra il 15 ed il 50%, mentre le sementi di frumento duro e tenero sono cresciute tra il 50 ed il 100%, secondo un andamento che, ovviamente, non ha risparmiato neppure il materiale da trapianto, si tratti di orticole o fragole.

Ritornando al petrolio, e quindi al gasolio, le quotazioni sono aumentate tra il 20 ed il 25%, in una stagione in cui l’evidente deficit idrico sta già portando alla necessità di irrigare alcune colture, prezzo del gasolio e disponibilità di acqua permettendo.

E’ diventata poi insostenibile la situazione per le coltivazioni riscaldate in serra, orticole e florovivaistiche. In questo preoccupante scenario devono essere messi a buon fine  tutti gli sforzi e le risorse.

Coldiretti chiede quindi alle autorità preposte adeguati controlli sui mercati dei fattori di produzione, onde evitare fenomeni di accaparramento e speculazioni, la rimozione degli ostacoli ancora esistenti al decollo dell’utilizzo delle fonti di energia alternative, biomasse in primis per il riscaldamento, ma occorre anche rivalutare i consorzi agrari per attivare economie di scala tese a contenere le spese dei fattori tecnici necessari per l’attività d’impresa.

 

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