il Punto Coldiretti

Via libera all’ingresso dei lavoratori stagionali stranieri salva 1/4 raccolti

Il via libera all’ingresso alle frontiere dei lavoratori stranieri salva ¼ del raccolto Made in Italy con 370mila stagionali regolari che arrivano ogni anno dall’estero, fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’arrivo all’Aeroporto internazionale d’Abruzzo “Pasquale Liberi” di Pescara del volo charter con 124 cittadini marocchini, i lavoratori agricoli stranieri più presenti in Italia dopo i rumeni. Si tratta di operai agricoli stagionali qualificati ed esteri che ormai da anni sono impiegati sul territorio nazionale, tanto da essere diventati indispensabili per l’attività di molte aziende nostrane, dall’Abruzzo alla Lombardia. Collaboreranno principalmente della cura degli ortaggi come finocchi, carote, patate radicchio, insalate fino al mese di ottobre, per poi tornare nel proprio Paese.

La comunità di lavoratori agricoli più presente in Italia è quella rumena con 107591 occupati, davanti a marocchini con 35013 e indiani con 34043, che precedono albanesi (32264), senegalesi (14165), polacchi (13134), tunisini (13106) e bulgari (11261). Dopo la chiusura dei confini provocata dal lockdown, necessario per combattere la pandemia coronavirus, con la riapertura delle frontiere il 3 giugno scorso si sta lentamente ripristinando il normale flusso degli addetti al settore occupati temporaneamente in Italia.

Un cambiamento importante poiché con il mese di giugno si intensifica l’attività nelle campagne: dopo fragole, asparagi, carciofi, ortaggi in serra (come meloni, pomodori, peperoni e melanzane in Sicilia) con l’aprirsi della stagione la stagione continua nei campi all’aperto, partendo dal sud per arrivare al nord. Le raccolte di frutta stanno partendo con le ciliegie e le albicocche, poi prugne e pesche, sempre iniziando dal meridione, per poi risalire lo stivale ed arrivare, grazie ai tempi di maturazione differenziati delle diverse varietà, fino a settembre. E’ iniziata la raccolta dell’uva da tavola in Sicilia e a con giugno sono arrivate le prime pere, ad agosto sono attese le mele e poi nello stesso mese l’inizio della vendemmia mentre a ottobre inizia la raccolta delle olive e a novembre quella del kiwi.

L’Italia è il primo produttore europeo di gran parte di verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. E anche per quanto riguarda la frutta l’Italia primeggia in molte produzioni importanti: dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne.

A livello nazionale per affrontare l’emergenza manodopera in agricoltura, su sollecitazione della Coldiretti sono stati prorogati fino al 31/12 i permessi di soggiorno per lavoro stagionale in scadenza al fine di evitare agli stranieri di dover rientrare nel proprio Paese proprio con l’inizio della stagione di raccolta nelle campagne. Inoltre è stato ottenuto nel decreto Cura Italia prevede che le attività prestate dai parenti e affini fino al sesto grado non costituiscono rapporto di lavoro nè subordinato nè autonomo, a condizione che la prestazione sia resa a titolo gratuito.

Potranno dunque collaborare alla raccolta dei prodotti agricoli anticipata dal caldo inverno anche nonni, genitori, figli, nipoti, suoceri, generi, nuore, fratelli, zii, cugini, figli di cugini, cugini dei genitori e figli dei cugini dei genitori, fratello/sorella del coniuge, zio del marito rispetto alla moglie e viceversa, cugino/a del marito rispetto alla moglie e viceversa. Si tratta di una prassi molto diffusa in agricoltura nel passato quando anche lontani parenti tornavano in fattorie, cascine e masserie di famiglia in occasione delle campagne di raccolta più importanti, dalla vendemmia alla raccolta delle olive, per collaborare attivamente e ricevere magari in cambio frutta, verdura, olio o vino.

In questo contesto è ora necessaria però anche una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università e molte attività economiche sono rallentate e tanti lavoratori sono in cassa integrazione. I voucher in Italia sono stati introdotti nel 2008 per la vendemmia per le peculiarità del tipo di lavoro che segue i cicli stagionali della natura e del clima.

Nel corso degli anni successivi l’agricoltura è stata l’unico settore che è rimasto praticamente “incatenato” all’originaria disciplina “sperimentale” con tutte le iniziali limitazioni (solo lavoro stagionale e solo pensionati, studenti e percettori di integrazioni al reddito) che gli altri settori non hanno mai più conosciuto fino all’abrogazione. Non è un caso che il numero di voucher impiegati in agricoltura sia praticamente rimasto stabile con circa 2 milioni di tagliandi venduti nell’anno prima dell’abrogazione del 2017. Più o meno gli stessi dei 5 anni precedenti, per un totale di 350mila giornate di lavoro che potrebbero aiutare molti italiani in difficoltà per la mancanza di lavoro.

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