Accise sul gasolio da serra, serve trovare la copertura economica per l’esenzione
E’ ormai passato un anno da quando, a seguito di una comunicazione dell’Agenzia delle Dogane, è stata bloccata l’erogazione ad accisa zero del gasolio per il riscaldamento delle serre. In questi giorni vengono riproposte nuove iniziative che si spera possano trovare il giusto accoglimento, nonostante un momento politico non semplice. La considerazione che ci sentiamo di fare è relativa all’importo della copertura necessaria per risolvere il problema. Secondo i dati Mipaaf-Agenzia delle Dogane, nel 2008 sarebbero stati utilizzati 280 milioni di litri per il riscaldamento delle serre. Calcolando la differenza tra l’accisa dovuta per il gasolio agricolo e quella derivante dall’applicazione della massima agevolazione compatibile con la normativa comunitaria (21 euro di accisa ogni 1.000 litri), risulterebbe un onere annuale di circa 20 milioni di euro (vedi tabella sotto). Una cifra variabile a seconda del decorso stagionale più o meno freddo (nel 2003 sarebbero stati utilizzati 360 milioni di litri di gasolio, nel 2005 solo 97 milioni di litri), ma sostanzialmente ridicola se pensiamo alla ricaduta in termini di competitività sulle imprese orto-florovivaistiche, quindi sull’occupazione e sull’indotto. Il settore florovivaistico è infatti, a ragione, considerato uno dei settori di punta dell’economia agricola del nostro Paese, contribuendo – con un fatturato di oltre 3.000 milioni di euro – per oltre il 6% del totale alla produzione agricola nazionale. Il saldo attivo nella bilancia import/export che era stato di oltre 157 milioni di euro nel 2008, si è ridotto a 117 milioni di euro nel 2009 e rischia di scendere ancora se non ci saranno interventi decisi per rilanciarne la competitività. E’ ovvio che la produzione in serre riscaldate riguarda solo una parte degli oltre 3.000 milioni di euro di fatturato florovivaistico, ma queste produzioni consentono all’offerta italiana di presentarsi completa e appetibile per gli operatori commerciali nazionali e non, che altrimenti potrebbero ritenere meno interessante il “pacchetto” italiano. Il florovivaismo alimenta un fortissimo indotto, legato allo sviluppo di fattori di produzione, macchine, strutture, distribuzione, logistica, pubblicità, progettazione, assistenza tecnica, manutenzione ed altro ancora. Con il ripristino dell’agevolazione soppressa, nella misura massima compatibile con la normativa comunitaria (21euro/1.000 litri è l’accisa minima applicabile senza incorrere nell’infrazione comunitaria, a fronte di un impegno ambientale che si può declinare in una maggiore efficienza e in una riduzione dei consumi) – attraverso una norma che copra un arco temporale adeguato per consentire alle imprese di impostare la propria attività per i prossimi anni – si rilancerebbe l’attività di migliaia di imprese orto-florovivastiche italiane nel momento in cui potrebbero e dovrebbero ripartire i consumi. QUANTO COSTEREBBE L’ESENZIONE DELL’ACCISA SUL GASOLIO
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