il Punto Coldiretti

Agricoltori in piazza per salvare le castagne, subito un milione di euro per il via alla lotta biologica

Il raccolto nazionale di castagne si è ridotto del 50 per cento per colpa di un insetto “killer” arrivato dalla Cina in Italia dove sta infestando senza trovare resistenza lungo la penisola gli oltre 780mila ettari di bosco di quello che Giovanni Pascoli chiamava l’antico albero del pane.

E’ stata la Coldiretti a lanciare l’allarme con una manifestazione di centinaia di agricoltori provenienti da tutte le Regioni produttrici, dalla Campania alla Toscana, dal Lazio alla Calabria, dal Veneto al Piemonte fino alla Lombardia che hanno portato i rami delle piante colpite  davanti al Ministero delle Politiche Agricole dove si è riunito il “Tavolo castanicolo” per affrontare l’emergenza.

Un’iniziativa che ha subito sortito i primi effetti. Proprio dal Tavolo castanicolo è venuta la decisione di mettere subito a disposizione un finanziamento di un milione di euro per avviare la lotta biologica al Cinipede del castagno e formare gli operatori incaricati di svolgerla nelle regioni colpite dalla malattia.

"L’avvio di una capillare guerra biologica all’insetto killer attraverso lo sviluppo e accurata diffusione dell’insetto Torymus sinesi, che è l’antagonista naturale del Drycosmus kuriphilus (il Cinipide galligeno del castagno), è al momento l’unica strada percorribile per difendere i 780mila ettari di boschi di castagno presenti in Italia – ha spiegato il vicepresidente di Coldiretti, Gennaro Masiello -. Chiediamo tuttavia un incremento delle risorse a disposizione per affrontare l’emergenza e compensare la perdita di reddito delle imprese che rischiano di dover abbandonare i castagneti con pesanti ripercussioni, oltre che sotto il profilo economico, anche sotto quello sociale e ambientale".

Se a livello nazionale serve un coordinamento istituzionale tra le componenti veramente rappresentative del comparto che garantisca obiettivi univoci sul territorio, a livello comunitario l’obiettivo deve essere  l’inserimento della castagna tra la frutta in guscio e conseguentemente la concessione di aiuti disaccoppiati al settore.

Le azioni previste dal Tavolo castanicolo si svilupperanno lungo quattro direttrici: la costituzione di aree di pre-moltiplicazione del Torymus sinensis, l’antagonista naturale del Drycosmus kuriphilus ,il Cinipide galligeno del castagno (sarà compito delle Regioni presentare progetti sulla localizzazione di tali aree, mentre il Ministero provvederà a finanziarli); il potenziamento del centro di moltiplicazione dell’Università di Torino Divapra, gestito dal prof. Alberto Alma, che è stato il primo laboratorio a occuparsi della moltiplicazione del Torymus; una valutazione sulle linee guida di ricerca tra le quali quella relativa all’adattamento dell’antagonista al territorio, all’incidenza del cinipide sulla produzione di castagne e alle possibili “ibridizzazione” del Torymus sinensis con specie indigene; un maggior raccordo con l’Inea (Istituto nazionale di economia agraria) e con le associazioni presenti sul territorio, che dovranno fornire dati sulla presenza di castagneti, seguire le procedure di intervento a livello locale e informare correttamente gli operatori sulle azioni da intraprendere.

Il tutto per salvare le 34.160 imprese alla base della filiera castanicola nazionale, che garantisce lavoro a più di centomila occupati nelle diverse attività produttive. Senza dimenticare i benefici ambientali che i castagneti apportano, attraverso la salvaguardia dell’assetto ambientale e idrogeologico, la tutela della biodiversità e la conservazione del paesaggio rurale. Inoltre è importante e riconosciuto il ruolo dei boschi nel contrastare il cambiamento climatico, tanto che il protocollo di Kyoto riconosce anche a tali colture permanenti, la possibilità per gli stati nazionali di attribuire crediti di carbonio ai produttori, remunerati poi dal mercato, per i benefici ambientali dell’assorbimento dei gas ad effetto serra.

Occorre peraltro l’aumento dei controlli sul prodotto d’importazione e il rafforzamento delle misure fitosanitarie nazionali, per evitare il verificarsi, ormai troppo frequente, di introduzione nel nostro Paese di insetti e malattie pericolose per le nostre produzioni (dal cinipide del castagno, alla batteriosi del kiwi, dal punteruolo rosso delle palme, alla diabrotica del mais o alla tristezza degli agrumi. 

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