Allevamenti di conigli, confronto sulla crisi al tavolo di filiera
Il tavolo della filiera cunicola italiana si è riunito ieri presso il Mipaaf per la prima volta dal 2004, per discutere della crisi che attanaglia il settore da almeno due anni. Alla riunione hanno preso parte tutte le principali associazioni di settore, le organizzazioni professionali, sindacali, il mondo della cooperazione, quello della macellazione, della trasformazione e del commercio. La coniglicoltura italiana è una delle maggior realtà di settore a livello comunitario. Con 93.500 tonnellate di prodotto, pari a 67,5 milioni di capi/anno, essa rappresenta il quarto settore della zootecnia nazionale, con il 9% della produzione agricola nazionale. A livello europeo l’Italia ha il primato con il 54% della produzione seguita dalla Francia con il 25%, dalla Spagna con il 17%. Gli allevamenti cunicoli in Italia sono circa 5.000, di cui 1.700 professionali, 51 sono i macelli con bollo CEE, 14 i mangimifici medio grandi. Nel corso del 2007 le quotazioni del coniglio vivo alla Borsa Merci di Verona, che rappresenta il riferimento per questo tipo di prodotto, hanno registrato uno dei momenti peggiori degli ultimi dieci anni, al punto che la quotazione media annua è risultata inferiore del 17% rispetto a quella dell’anno precedente. In particolare, nel 2007 la media è stata di 1,45 euro a fronte di un costo medio di produzione di 1,75 euro, a causa dei noti aumenti record dei mangimi e dei carburanti, con una perdita per gli allevatori di circa 0,30 euro per chilogrammo di coniglio vivo prodotto. Anche le quotazione dei primi mesi del 2008 confermano il persistere della crisi con prezzi di questi giorni pari a 1,50, ancora inferiori ai costi di produzione. Va rilevato però che, se da una parte il prezzo del coniglio pagato all’allevatore è in rosso, il consumatore paga prezzi che sfiorano i 6.50-8 euro/kg. Nel corso della riunione sono stati affrontati anche altre problematiche del settore: la mancanza di organizzazione della filiera, l’assenza di promozione e valorizzazione delle carni la scarsa comunicazione al consumatore delle caratteristiche nutrizionali del prodotto. Sono stati quindi evidenziati una serie di interventi a breve e medio termine per favorire l’uscita dall’attuale stato di crisi la filiera, imprese di allevamento, di macellazione. Si è deciso che ciascuna organizzazione o associazione presenterà a breve al ministero le sue proposte di rilancio del settore. Secondo Coldiretti, gli interventi dovranno essere indirizzati a : · Rendere obbligatoria la comunicazione al consumatore dell’origine delle carni attraverso l’etichettatura del coniglio nato, allevato e macellato in Italia. · Intervenire sul processo di formazione dei prezzi a tutela dei produttori e a per garanzia di trasparenza per il consumatore. · Incrementare i consumi di carne di coniglio anche favorendone la presenza nelle mense scolastiche dove tali carni – ricche di grassi polinsaturi, del tipo omega 3 – configurano questo prodotto come dietetico e salutista ad alta digeribilità. |
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