il Punto Coldiretti

Aumenta il numero dei lavoratori stranieri nei campi italiani

Aumenta il numero dei lavoratori stranieri nei campi italiani che, nonostante la crisi, si confermano essere una importante fonte di occupazione anche per le categorie più deboli. E’ quanto emerge da un’analisi Coldiretti che ha collaborato alla realizzazione del Dossier statistico immigrazione 2014 – Rapporto Unar. Sono 322mila gli immigrati, provenienti da ben 169 diverse nazioni, che  hanno trovato regolarmente lavoro in agricoltura nel 2013, con un aumento dell’1 per cento rispetto all’anno precedente.

L’apporto del lavoro straniero diventa dunque sempre piu’ determinante in agricoltura e rappresenta ben il 23 per cento del totale delle giornate di lavoro dichiarate dalle aziende, che risultano di poco sotto quota 26 milioni, anch’esse in leggero aumento rispetto all’anno precedente (+1 per cento). I lavoratori immigrati impegnati in agricoltura sono per ben il 72 per cento sono di sesso maschile.

I primi 12 paesi di provenienza rappresentano l’86,9 per cento del totale dei lavoratori stranieri. La classifica delle nazioni più rappresentate nelle campagne italiane vede largamente in testa la Romania con 117.008 lavoratori, seguita da India (28.384), Marocco (26.598), Albania (25.702), Polonia (19.969), Bulgaria (13.427) e Tunisia (12.334). A livello provinciale le prime 15 provincie per numero di lavoratori stranieri assorbono il 51,1 per cento della totalità degli stranieri operanti in agricoltura.

C’è dunque la presenza di veri e propri  distretti produttivi di eccellenza del Made in Italy che possono sopravvivere solo grazie al lavoro degli immigrati, dalle stalle del nord dove si munge il latte per il Parmigiano Reggiano alla raccolta delle mele della Val di Non, dal pomodoro del meridione alle grandi uve del Piemonte.

Per quanto attiene la tipologia d’impresa presso cui operano questi lavoratori, il 47,6 per cento è riconducibile a coltivatori diretti, il 42 per cento a ditte in economia, il 10,3 per cento  a società cooperative di diversa natura, mentre per quanto riguarda le giornate di lavoro denunciate, il 38,8 per cento è riconducibile a coltivatori diretti, il 45,4 per cento a ditte in economia e il 15,5 per cento a società cooperative.

I lavoratori stranieri contribuiscono in modo strutturale e determinante all’economia agricola del Paese e rappresentano una componente indispensabile per garantire i primati del Made in Italy alimentare nel mondo su un territorio dove va assicurata la legalità per combattere inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il proprio lavoro e gettano una ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell’attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale.

 

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