il Punto Coldiretti

Brexit e semaforo fanno calare le esportazioni di olio

A pagare il conto più salato della Brexit sono state fino ad ora le esportazioni di olio di oliva Made in Italy che, con l’esito del referendum, sono crollate con una riduzione record del 9%, dopo essere aumentate del 6% nella prima metà del 2016. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti presentata in occasione del Vinitaly-Sol&Agrifood a Verona.

Nonostante il calo rispetto all’anno precedente, le vendite di olio di oliva hanno raggiunto in Gran Bretagna i 56 milioni di euro nel 2016. A pesare sugli acquisti di olio di oliva italiano, oltre al tasso di cambio sfavorevole dovuto alla svalutazione della sterlina, è stato anche il sistema di etichettatura a semaforo che la Gran Bretagna ha deciso autonomamente di far adottare al 98% dei supermercati inglesi, mentre è in corso una procedura di infrazione dell’Unione Europea.

Un sistema fuorviante che colpisce direttamente l’extravergine di oliva, considerato il simbolo della dieta mediterranea che ha garantito all’Italia di classificarsi tra 163 Paesi al vertice del “Bloomberg Global Health Index” per la popolazione maggiormente in salute a livello mondiale. Un risultato reso possibile dalla varietà della dieta mediterranea fondata principalmente su un equilibrio flessibile dei diversi alimenti senza censure che ha consentito agli italiani di conquistare valori record nella longevità con 80,3 anni per gli uomini e 85,2 anni per le donne. 

L’etichetta semaforo indica con i bollini rosso, giallo o verde il contenuto di nutrienti critici per la salute come grassi, sali e zuccheri, ma non basandosi sulle quantità effettivamente consumate, bensì solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze, porta a conclusioni fuorvianti arrivando a promuovere cibi spazzatura come le bevande gassate senza zucchero e a bocciare elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva.

“Le nuove forme di protezionismo sono proprio legate alla moltiplicazione di normative tecniche che di fatto ostacolano la libera circolazione delle merci”, ha denunciato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che con “l’inganno delle etichette a semaforo si rischia di sostenere, con la semplificazione, modelli alimentari sbagliati che mettono in pericolo, non solo la salute dei cittadini italiani ed europei ma anche un sistema produttivo di qualità sostenuto dall’Unione Europea e dalla comunità internazionale come dimostra il riconoscimento Unesco per la dieta mediterranea”.

Le esportazioni di olio di oliva dall’Italia negli Stati Uniti nel 2016 sono aumentate – sottolinea la Coldiretti – del 10% per un totale di 499 milioni di euro che rappresenta il record storico.  Si tratta del risultato di una crescita vorticosa del 250% in 25 anni dei consumi da parte degli americani che si classificano con 308 milioni di chili al terzo posto tra i maggiori consumatori mondiali dopo la Spagna con 490 milioni di chili e l’Italia con 581 milioni di chili. Negli Usa è diretto quasi 1/3 dell’olio di oliva che varca le frontiere nazionali e per questo le misure neoprotezionistiche portate avanti dal nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump fanno particolarmente paura.

Una tentazione per favorire la produzione locale che nonostante sia ancora limitata sta crescendo in modo tumultuoso con i nuovi impianti messi a dimora in California. Le sfide del quadro internazionale si inseriscono proprio nel momento in cui le ultime stime  indicano in appena 200 mila tonnellate la produzione di olio di oliva in Italia nel 2016/2017, pari al 58% in meno rispetto all’annata precedente.

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