il Punto Coldiretti

Cambia il clima e il riso si produce in asciutta

I mutamenti climatici i cui effetti, in Italia come in altre parti del mondo, sono oramai evidenti da diversi anni, rappresentano una nuova sfida per le imprese agricole, costrette ad adeguare i propri processi di produzione al cambiamento dei cicli delle colture ma soprattutto ad una razionale gestione delle acque irrigue.

Il verificarsi di situazioni meteorologiche particolari con relativa frequenza ha determinato condizioni di carenza idrica più o meno accentuata, con gravi ripercussioni sui rendimenti delle principali colture irrigue.

Anche la risicoltura italiana nel corso degli ultimi anni sta attraversando una fase di cambiamento e adeguamento a questi nuovi fenomeni, mediante la diffusione di forme di conduzione alternative della risaia, rispetto alla tecnica tradizionale, caratterizzate da governi dell’acqua differenziati.

Oramai entrato nella pratica ordinaria è il modo con cui viene raggiunto il livellamento idrico delle camere che viene effettuato con l’ausilio di sistemi laser che garantiscono una elevata uniformità, limitando al minimo gli sprechi.

Le altre metodologie alternative riguardano: la tecnica della semina interrata a file, seguita dalla sommersione ritardata, e la tecnica con semina diretta, seguita da irrigazione turnata.

Con la prima tecnica, la semina della coltura viene realizzata su terreno asciutto, impiegando una normale seminatrice come quella utilizzata per il frumento; successivamente l’immissione dell’acqua viene posticipata per un periodo di circa 30-45 giorni, quando la coltura ha raggiunto lo stadio di 3a – 4a foglia, ristabilendo così il normale regime di sommersione.

Con questa tecnica agronomica, oltre al risparmio idrico, si riscontrano una serie di altri vantaggi tra cui un impiego di seme inferiore, del 20-25%, rispetto alla dose utilizzata con la sommersione permanente.

La seconda tecnica e cioè la semina diretta con irrigazione turnata prevede la sostituzione della sommersione permanente con l’alternanza di brevi periodi di adacquamento.

Con questo particolare sistema il riso viene quindi considerato alla stregua degli altri cereali come ad esempio il mais che vengono irrigati solo quando si verificano le condizioni di stress idrico.

La semina viene eseguita a file su terreno asciutto, mentre l’apporto idrico avviene in funzione dell’evapotraspirazione effettiva, appositamente misurata nella coltura, in funzione dell’andamento climatico e delle caratteristiche pedologiche del suolo.

Tale tecnica determina un abbattimento del 20% dei volumi d’acqua che in condizioni di coltivazione tradizionale sono compresi tra i 15.000 e i 20.000 m3/ha a stagione.

Restituendo il 100% della quantità di acqua evapotraspirata e gestendo in modo ottimale gli adacquamenti è possibile ottenere produzioni di tutto rispetto soprattutto se paragonate a quelle conseguite con la sommersione classica, specialmente se correlate dall’impiego di varietà di riso dotate di buona o elevata risposta allo stress idrico, da una adeguata somministrazione di elementi fertilizzanti e da un corretto controllo delle infestanti.

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