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Cina, con boom domanda di cibo aumenteranno fusioni e acquisizioni di aziende agroalimentari

La Cina è destinata ad accrescere sempre più, nei prossimi dieci anni, la sua dipendenza dalle importazioni di cereali, semi oleosi, e carne; uno sviluppo, questo, che potrebbe sostenere i prezzi e alimentare ulteriormente l’attività dell’industria agricola globale. Ad affermarlo è un articolo apparso sul quotidiano britannico Financial Times.

Giovedì scorso, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) hanno dipinto un quadro rialzista della domanda alimentare cinese nelle loro previsioni agricole annuali. Per la prima volta, il rapporto dedica un intero capitolo alla Cina.
Le importazioni cinesi di cereali grezzi, usati soprattutto per ingrassare le mandrie, dovrebbero raddoppiare entro il 2022. Le importazioni di fagioli di soia cresceranno del 40%, mentre le importazioni di carne sono destinate ad aumentare vertiginosamente – le importazioni di manzo raddoppieranno quasi.
“La sfida è chiara: sfamare la Cina, nel contesto della sua rapida crescita economica e dei limiti dati da risorse piuttosto contenute, è un compito spaventoso”, si legge nel rapporto. “In Cina, la crescita del consumo procederà a un ritmo leggermente più veloce, rispetto alla crescita della produzione”.
Le previsioni arrivano proprio nel momento in cui l’entrata della Cina nei mercati agricoli globali ha già iniziato a guidare fusioni e acquisizioni nel settore agricolo.
La scorsa settimana, la Shuanghui of China ha annunciato un’offerta da 7 miliardi di dollari per l’acquisto della Smithfield, la principale azienda americana produttrice di carne di maiale. Allo stesso tempo, nel corso dell’ultimo anno, società che operano nel settore delle commodity, come la Archer Daniels Midland e la Marubeni, hanno speso 10 miliardi di dollari per rilevare aziende cerealicole australiane e statunitensi che si rivolgono al mercato alimentare cinese.
La Cina è già il principale importatore mondiale di fagioli di soia, poiché la nuova classe media sta determinando un cambiamento nelle abitudini alimentari, in particolare un crescente appetito di carne. I fagioli di soia costituiscono un’importante fonte di foraggio per l’industria della carne. Il mutato regime dietetico ha comportato un’ulteriore pressione sul settore agricolo cinese, che già sta cercando di nutrire un quinto della popolazione mondiale, con scarsi terreni agricoli e limitate risorse idriche. (…)
Questi vincoli, a loro volta, sono destinati probabilmente ad aumentare la dipendenza della Cina dai mercati internazionali per le risorse alimentari di cui necessita. Il passaggio a una maggiore dipendenza dalle importazioni alimentari potrebbe avere profonde implicazioni per i mercati alimentari globali, perché la domanda cerealicola cinese è ampia, rispetto alla dimensione dei mercati commerciali a livello globale.
All’inizio di quest’anno, Chen Xiwen, funzionario agricolo cinese, ha riconosciuto che l’aumento delle importazioni alimentari è, ormai, un fatto inevitabile. “Il pieno utilizzo delle risorse e dei mercati internazionali è diventato un fattore necessario”, ha detto.
La crescente dipendenza cinese dalle importazioni alimentari, insieme ad altri fattori, come la produzione di biocarburanti, determinerà un aumento della pressione esercitata sui costi alimentari.
“Nei prossimi dieci anni, si prevede un’impennata dei prezzi delle colture e del bestiame, a causa dell’effetto combinato, prodotto da una minore crescita produttiva e da una maggiore domanda”, si legge nel rapporto.
“I prezzi di carne, pesce e biocarburanti dovrebbero aumentare in misura maggiore rispetto ai prodotti agricoli primari”.
La Cina dovrebbe diventare il principale consumatore mondiale di carne di maiale, su base procapite, superando, entro il 2022, l’Unione Europea. Sebbene storicamente il paese sia stato quasi sempre autosufficiente per quanto riguarda la produzione di carne di maiale, la FAO e l’OCSE calcolano che il prezzo internazionale del maiale registrerà un incremento di circa il 5%-8%, in conseguenza degli acquisti cinesi.
La Cina è già il maggiore importatore di latte, ma, nei prossimi dieci anni, la vorace domanda interna di prodotti lattiero caseari dovrebbe determinare un ulteriore aumento del 60% delle importazioni di prodotti lattiero caseari.

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