il Punto Coldiretti

Clima, l’estate 2008 nella top ten delle più calde degli ultimi due secoli

L’estate del 2008 si è posizionata all’ottavo posto tra le piu’ calde degli ultimi duecento anni a conferma dei cambiamenti climatici in atto anche in Italia. A rivelarlo è la Coldiretti sulla base dei dati dell”Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bologna (Isac-Cnr), dai quali emerge anche che la stagione estiva è al 25esimo posto per ridotta piovosità.

Le temperature medie dell’estate 2008 sono state superiori di 1,59 gradi rispetto alla media di confronto del periodo 1961-1990. Ad influenzare il risultato stagionale è stato soprattutto il mese di agosto che si classifica al sesto posto per scarsa piovosità e al sedicesimo per la temperature media rilevate negli ultimi due secoli.

Nelle regioni meridionali è emergenza siccità con gli invasi nelle regioni Basilicata, Puglia e Sardegna che sono a livelli minimi, secondo le rilevazioni dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.). Le principali dighe pugliesi e lucane sono quasi vuote: senza acqua la diga di Monte Cotugno, in Basilicata, la cui capacità di invaso arriva a 500 milioni di metri cubi. A Pertusillo vi sono 24 milioni su una disponibilità di 142, la metà circa di quanto si registrava un anno fa. A San Giuliano si raggiungono i 40 milioni contro i 90 di capacità e i 53 del 2007. A Camastra la situazione e’ migliore, ma i 15 milioni di metri cubi sono comunque la metà della capacità. In Puglia la condizione più critica e’ quella in cui versa la diga di Occhito che ha solo 35 milioni di metri cubi (contro i 38 dello scorso anno), quasi il 10 per cento della capacità (333 milioni); quasi vuota la diga Capaccio (2 milioni contro 25 di capacità); basso anche il livello degli altri due invasi, S.Pietro (7 su 14 milioni) e Capacciotti (4,6 contro 48). In Sardegna l’emergenza riguarda la zona del Sulcis che può contare solo su 7,5 milioni contro i 76,95 di capacità.

Gli allarmi siccità che si ripetono negli anni sul territorio nazionale sono la dimostrazione degli effetti dei cambiamenti climatici anche in Italia dove il 51,8 per cento del territorio è diventato potenzialmente a rischio desertificazione, in base ad elaborazioni climatiche e pedoclimatiche effettuate dall’Inea. In particolare sono a rischio la totalità di Sicilia, Sardegna, Puglia, Calabria, Basilicata e Campanile e parte delle regioni Lazio, Abruzzo, Molise, Toscana, Marche e Umbria. In particolare le analisi dell’Inea evidenziano che il 21,3 per cento del territorio Italiano è interessato da fenomeni di degrado delle terre che individuano aree a rischio di desertificazione con il 4,3 per cento del territorio italiano ( 1.286.056 ettari ) che ha già caratteristiche di sterilità funzionale, il 4,7 per cento ( 1.426.041 ettari ) è sensibile a fenomeni di desertificazione e il 12,3 per cento (3.708.525 ettari) può essere considerato vulnerabile alla desertificazione.

Processi che rappresentano una nuova sfida per l’impresa agricola che deve interpretare il cambiamento e i suoi effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio. Servono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali del piano irriguo nazionale, campagne di informazione ed educazione sull’uso corretto dell’acqua, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo ma anche ricerca ed innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico.

Una attenzione che va accompagnata da una maggiore decisione nel raggiungimento degli obiettivi fissati per il nostro paese nella riduzione delle emissioni di gas serra.

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