Consumatori cinesi sempre più alla ricerca del prodotto di importazione
In Cina, come noto, ci sono grossi problemi di sicurezza alimentare, tanto che, per ovviare ai problemi, purtroppo mortali, che si erano verificati con lo scandalo del latte per l’infanzia alla melamina, hanno incrementato le importazioni di latte da paesi che ritengono più sicuri. Dalle 42.200 tonnellate di latte per l’infanzia importate nel 2008, si è passati alle 123.000 tonnellate nel 2013. In Cina, il ceto più abbiente, quello che può contare sui livelli reddituali più elevati, va alla ricerca anche di altri prodotti agro-alimentari di importazione, che ritiene più sicuri, con meno residui, e per i quali è disposto a pagare di più, etichette alla mano. Un esempio è quello dell’ortofrutta, peccato che le quantità di prodotto ortofrutticolo che riescono ad arrivare in Cina, vista le difficoltà con le barriere doganali e fitosanitarie, siano ancora esigue. E allora? Pare che la soluzione sia quella di vendere l’ortofrutta locale, considerata meno pregiata e sicura, etichettata come se fosse di importazione, con l’origine di altri paesi. Così ben un terzo della frutta commercializzata avrebbe una etichettatura di origine non veritiera. D’altronde tempo fa era rimbalzata la notizia che Wal-mart, leader mondiale della distribuzione organizzata, stesse valutando di modificare la propria filosofia “prezzi bassi ogni giorno”, da sempre applicata nei punti vendita di tutto il mondo, proprio in Cina, dove ai consumatori, ovviamente sempre quelli con buone disponibilità economiche, non interessava tanto il prezzo dei prodotti, ma la loro sicurezza, cercando, anche in questo caso, i più costosi prodotti di importazione perché ritenuti più sicuri e controllati. |