Crisi delle nocciole, servono azioni immediate
Nel corso di un recente incontro dei rappresentanti di tutte le parti della filiera delle nocciole, il Mipaaf ha manifestato il proprio impegno per una serie di azioni che possano rilanciare il settore, messo in difficoltà da una consistente riduzione dei prezzi alla produzione. Intervenendo alla riunione, Coldiretti ha sostenuto la necessità di intraprendere alcune iniziative a livello comunitario e nazionale. L’Ue deve rivedere i rapporti con la Turchia, primo produttore mondiale di nocciole, principale esportatore sul mercato comunitario e Paese candidato all’ingresso nell’Unione. Non è accettabile, infatti, che la Turchia metta in atto comportamenti e politiche che portano al crollo del mercato delle nocciole; inoltre, è fondamentale che vengano mantenuti i limiti attualmente in vigore per le aflatossine, considerando che il consumo dei derivati non è affatto stagionale: la crema di nocciole viene consumata in tutti i 12 mesi e riguarda in buona parte i ragazzi, ovvero soggetti particolarmente sensibili a causa del loro minore peso corporeo. Per quanto riguarda il nostro Paese, invece, si è evidenziata la forte anomalia dell’attuale situazione dei controlli. Nel 2008 la Germania ha importato dalla Turchia 39.792,7 tonnellate di nocciole, l’Italia 24.318,3 tonnellate, il resto dell’Ue 35.415,8 tonnellate. In sostanza, sul totale di 99.526,8 tonnellate di nocciole importate, il 40% è destinato alla Germania, il 24% all’Italia, il 36% tra i rimanenti 25 partner comunitari. Nel primi mesi del 2009 i dati disponibili sono i seguenti: Germania 8.251,9 tonnellate, Italia 7.541 tonnellate, il resto dell’Ue 9.369,3 tonnellate. Su un totale parziale di 25.162,2 tonnellate, il 33% è destinato in Germania, il 37% nel resto dell’Unione, il 30% in Italia. Secondo i dati del sistema di allarme rapido comunitario (Rasff) nelle prime 25 settimane del 2009 33 partite di nocciole sono state segnalate per il contenuto di aflatossine fuori legge: 19 in Germania, 13 nel resto dell’Ue, solo 1 in Italia. Il 58% delle non conformità sono riscontrate in Germania, il 39% nel resto dell’Unione, il 3% in Italia. E’ evidente che c’è un problema controlli, perché non è pensabile che chi importa il 33% delle nocciole turche, la Germania, riscontri il 58% delle non conformità per aflatossine, mentre chi importa il 30% del totale Ue, l’Italia, ne “scopra” solo il 3%. È stato poi chiesto di sviluppare iniziative promozionali per le nocciole che già hanno il riconoscimento quali denominazioni di origine e lo sviluppo di un sistema di etichettatura obbligatoria per tutti i prodotti derivati. Dal punto di vista agronomico è necessaria la costituzione di un gruppo di lavoro per definire una lista di prodotti fitosanitari, già autorizzati su altre colture, che potrebbero rendere più efficacie la difesa del nocciolo, ridurre i costi di produzione e per i quali richiedere l’estensione d’uso. |
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