il Punto Coldiretti

Dalla cannabis ad uso terapeutico una filiera made in Italy da 1,4 mld

La coltivazione, trasformazione e commercio in Italia della cannabis a scopo terapeutico per soddisfare i bisogni dei pazienti in Italia e all’estero può generare da subito un business di 1,4 miliardi e garantire almeno 10mila posti di lavoro dai campi al flaconi. Lo affermano i dati del primo studio sulle potenzialità economiche e occupazionali della coltivazione, trasformazione e distribuzione della cannabis ad uso terapeutico in Italia, presentato al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio dopo la firma del protocollo per l’avvio della produzione di cannabis terapeutica nello stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze da parte del Ministro della difesa Roberta Pinotti e del ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

Solo utilizzando gli spazi già disponibili nelle serre abbandonate o dismesse a causa della crisi nell’ortofloricoltura, la campagna  italiana, sottolinea la Coldiretti, può mettere a disposizione da subito mille ettari  di terreno in coltura protetta. Si tratta di ambienti al chiuso dove più facilmente possono essere effettuate le procedure di controllo da parte dell’autorità preposte per evitare il rischio di abusi. Il calcolo per difetto tiene conto della disponibilità di circa 1000 ettari di terreno, della produzione di sostanza secca di infiorescenze e foglie sommitali, del numero di cicli di coltivazione possibili all’anno e della resa in principio attivo che, secondo il Ministero della Sanità, viene attualmente importato con un costo di circa 15 euro al grammo.

Una opportunità che va attentamente valutata per uscire dalla dipendenza dall’estero e avviare un progetto di filiera italiana al 100 per cento che unisce l’agricoltura all’industria farmaceutica. Una prima sperimentazione che potrebbe aprire potenzialità enormi se si dovesse decidere di estendere la produzione in campo aperto nei terreni adatti: negli anni 40 con ben 100mila gli ettari coltivati l’Italia era il secondo produttore mondiale della cannabis sativa, che dal punto di vista botanico è simile alla varietà indica utilizzata a fini terapeutici.

“L’agricoltura italiana è oggi pronta a recepire le disposizioni emanate dal Governo e a collaborare per la creazione di una filiera controllata capace di far fronte a una precisa richiesta di prodotti per la cura delle persone affette da malattia, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “si tratta anche di un progetto innovativo che potrebbe vedere il nostro Paese all’avanguardia nel mondo”. Un’ipotesi che, tra l’altro, vedrebbe d’accordo quasi due italiani su tre (64 per cento), secondo un sondaggio Coldiretti-Ixè.

In attesa del via libera su vasta scala della cannabis indica a scopo terapeutico, in Italia è comunque già boom nella coltivazione della canapa (cannabis sativa),  con un aumento del 150 per cento dei terreni coltivati nel 2014 rispetto all’anno scorso a scopo tessile, edile, cosmetico, ecc. Nel 2014 sono raddoppiate le aziende agricole coinvolte nella semina che dalle 150 del 2013 sono passate a circa 300 quest’anno, con il conseguente aumento degli ettari coltivati in Italia che da circa 400 (nel 2013) sono diventati 1000, con campi di canapa che fanno capolino dalla Puglia al Piemonte, dal Veneto alla Basilicata, ma anche in Friuli V.G. Sicilia e Sardegna.

Un vero boom spinto dalle molteplici opportunità di mercato che offre questa coltivazione particolarmente versatile e dalla quale si ottengono dai tessuti ai materiali edili, ma anche olio, vernici, saponi, cere, cosmetici, detersivi, carta o imballaggi.

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