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Diritti di impianto vigneti, Commissione Ue disponibile a rivedere la liberalizzazione

La Commissione Ue è sempre più consapevole che la prevista liberalizzazione senza regole, stabilita nella attuale regolamentazione comunitaria, possa creare più danni che benefici al mondo produttivo del vino europeo e al mercato. La proposta lanciata a Palermo durante la terza sessione del Gruppo di Alto Livello (Gal) sui diritti di impianto dei vigneti è solo un insieme di principi (non sempre chiari) dove viene ribadito che la decisione finale non sarà una semplice estensione del vecchio sistema, ma è evidente la volontà di raddrizzare il tiro.

Due sono le posizioni a confronto: da un lato l’apertura della Commissione Ue ad un sistema più flessibile ma basato pur sempre sulla regolamentazione, dall’altro la posizione comune dei principali paesi produttori che ribadisce la necessità di prorogare l’attuale regolamentazione con opportuni aggiustamenti per favorire la crescita e lo sviluppo sostenibile del comparto vitivinicolo europeo.

All’incontro di Palermo hanno partecipato le delegazioni degli Stati membri, della Commissione europea e i rappresentanti del mondo produttivo. Voluto dal Commissario Ciolos, che è stato fortemente pressato dai paesi produttori, il Gal ha lo scopo di dibattere sulle problematiche e di fornire delle raccomandazioni alla Commissione sul controllo del potenziale vitivinicolo nella Ue al termine dell’attuale sistema. Infatti all’indomani dell’accordo politico del 2008 sulla attuale Ocm vino, che ha previsto la completa liberalizzazione delle superfici vitate dal 2016, tutti i paesi produttori avevano avviato una azione di sensibilizzazione verso la Commissione al fine di ridiscutere questo aspetto.

Il Direttore generale per la politica agricola alla Commissione europea Josè Manuel Silva Rodriguez ha ammesso che la liberalizzazione dei diritti d’impianto decisa nel 2008 ha creato serie preoccupazioni tra i produttori e per questo la Commissione è aperta a valutare una soluzione più flessibile, ma sicuramente non una semplice estensione del vecchio sistema.

E’ stata così sottoposta ai rappresentanti dei 27 Stati membri una proposta, che rispecchia sostanzialmente il discorso fatto a Cipro pochi giorni fa del Commissario Ciolos.  Per i vini a Do e Ig il documento prevede di trasferire agli attori economici la gestione delle loro superfici coltivate a vigneti. La gestione potrebbe rientrare negli impegni richiesti alle organizzazioni di produttori o quelle interprofessionali. Tra questi soggetti, sono stati citati anche i Consorzi di tutela. Tutte le decisioni dovranno comunque essere avallate dalle autorità pubbliche nazionali o regionali.

All’interno di questo sistema saranno previste delle priorità a favore dei giovani agricoltori o per gli impianti situati in zone svantaggiate o particolari al fine di limitare l’abbandono delle zone meno produttive. Il documento presentato prevede inoltre una “clausola di salvaguardia” attivata dagli Stati membri o dalla Commissione europea, in caso di superamento delle soglie prestabilite di nuovi impianti, per evitare che l’aumento incontrollato dei vigneti in alcune aree possa determinare negative ripercussioni di mercato.

La clausola, che in caso di superamento della soglia fissata di  impianti, ne prevede il blocco, sarebbe attivata sotto la supervisione e il controllo di Bruxelles che in caso di infrazioni farebbe scattare sanzioni. Viene inoltre ribadita la cosiddetta regola del “de minimis” a favore degli stati non produttori (quelli che nel 2007 avevano una produzione inferiore a 25.000 ettolitri), i quali sarebbero esentati dall’applicare le nuove disposizioni.

Ma l’incontro di Palermo è stato anche utile per ribadire la posizione comune già avanzata da ben 11 paesi produttori (Italia, Francia, Germania, Austria, Portogallo, Spagna, Grecia,  Bulgaria, Rep. ceca, Slovacchia, Ungheria) relativa ad un sistema più flessibile rispetto all’attuale sistema ed ispirata ai seguenti principi.

Regolamentazione dei nuovi impianti e reimpianti per mezzo di un sistema di diritti che si applicherà a tutte le categorie di vini (DOP, IGP, senza IG), con una certa flessibilità: accrescimento limitato del potenziale di produzione per ogni Stato membro (allo scopo di rispondere alla domanda), con un limite definito a livello UE; possibilità per gli Stati membri di fissare le loro priorità per assegnare nuovi diritti (ad esempio giovani agricoltori, categorie dei vini, zone specifiche).
Armonizzazione di determinate regole di gestione: gestione dei diritti da parte degli Stati membri a livello nazionale e/o regionale; definizione a livello Ue della lista dei criteri che possono essere utilizzati per ottenere i diritti d’impianto; libertà per gli Stati membri di istituire le loro organizzazioni nazionali per la gestione dei diritti e delle riserve (nazionale e/o regionale).
Mantenimento della regola del “de minimis”: esenzione per gli Stati membri con produzioni marginali dal rispetto delle disposizioni di regolamentazione del potenziale produttivo. Rientrano in questa disposizione Polonia, Belgio, Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia, Svezia, Paesi Bassi, Danimarca, Irlanda, e Regno Unito.

Le prossime settimane saranno determinanti per trovare una soluzione. L’ultima riunione, quella decisiva, si terrà nel mese di novembre a Bruxelles. Dopo di che si provvederà ad emendare il testo della Ocm Unica nella parte riguardante il potenziale produttivo vitivinicolo e i diritti di impianto.

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