il Punto Coldiretti

Diritti d’impianto dei vigneti, si apre uno spiraglio

Si apre uno spiraglio sulla questione dei diritti d’impianto.Con l’approssimarsi del terzo incontro del Gruppo di alto livello (Gal) promosso dal commissario europeo Dacian Ciolos sulla liberalizzazione degli impianti viticoli (previsto il prossimo 21 settembre in Sicilia), Coldiretti esprime la sua soddisfazione per le dichiarazioni del ministro Catania su una prossima, positiva soluzione del problema.

Coldiretti ribadisce che l’abolizione dei diritti di impianto porterebbe gravi distorsioni all’interno delle aree viticole e una crescita della viticoltura industriale, con ricadute negative anche sul reddito dei produttori. La battaglia per il mantenimento del sistema dei diritti di impianto dei vigneti è condivisibile anche perché l’attuale normativa comunitaria è fortemente penalizzante per le aree vocate e tradizionali dell’Europa mediterranea; il mantenimento dei diritti contribuirebbe all’equilibrio del vigneto Ue, sfavorendo la delocalizzazione verso le aree del nord e dell’est Europa.

Il tema della liberalizzazione dei diritti di impianto non può essere visto senza considerare il complesso delle regole stabilite all’interno della attuale Ocm vino che prevede tra l’altro la conferma dello zuccheraggio. Questa pratica, mantenuta nell’attuale quadro delle regole comunitarie, va rimessa quindi in discussione dal momento che va riaffermato il principio della vocazione territoriale.

Il quadro normativo attuale mantiene una disparità non accettabile nella definizione di vino in ambito comunitario in quanto in Italia e nell’area mediterranea il vino è ottenuto esclusivamente dall’uva, mentre il vino dell’Europa continentale è un prodotto che non necessariamente è ottenuto solo dall’uva perché di fatto viene data la possibilità di aggiungere lo zucchero che ottenuto dalla barbabietola o dalla canna da zucchero, ha spesso una provenienza extra Ue.

Già oggi pertanto si assiste ad una situazione di vantaggio competitivo per le produzioni del Nord e dell’Est Europa; situazione che, insieme alla liberalizzazione delle superfici vitate – prevista a partire dal primo gennaio 2016 – potrebbe spingere a una forte delocalizzazione delle superfici vitate.

L’effetto della liberalizzazione va poi anche valutato alla luce del crescente potere contrattuale della distribuzione, l’incremento di quota di mercato dei nuovi vini varietali da tavola e il crescente fenomeno delle “Private e Proprietry Label” nel vino. Queste ultime tendenze insieme allo zuccheraggio e alla liberalizzazione avranno un effetto devastante sulla vitivinicoltura tradizionale del mediterraneo determinandone una forte spinta verso la delocalizzazione.

L’ipotesi di compromesso recentemente annunciata – condivisa da Italia, Francia, Spagna , Portogallo, Grecia e Germania – che sarà proposta al prossimo Gal dai paesi produttori come soluzione della questione prevedrebbe un obbligo per gli Stati membri produttori di dotarsi di meccanismi di gestione delle autorizzazioni all’impianto dei vigneti sia per i vini a Do e Ig che per quelli generici. Questa ipotesi è condivisibile a patto che i plafond nazionali di superfici vitate siano fissati a livello Ue, magari prevedendone da subito l’aumento (seppur in piccola percentuale) e stabilendone la revisione periodica ogni 3-5 anni. La proposta conferma anche l’esenzione dalla applicazione delle nuove disposizioni per i Paesi del Nord Europa – Polonia, Belgio, Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia, Svezia, Paesi Bassi, Danimarca, Irlanda, Gran Bretagna – con produzioni inferiori a 25.000 ettolitri nel 2007 (regola del de minimis).

Coldiretti ribadisce quindi che qualsiasi ipotesi di transizione verso un sistema non basato su plafond nazionali dei diritti di impianto fissati in ambito Ue non potrà essere accettato senza rimettere in discussione la possibilità di utilizzare le zucchero per aumentare la gradazione dei vini prodotti nelle aree meno vocate, dove il vigneto Ue tenderà a spostarsi.

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