il Punto Coldiretti

Agricoltura e territorio centrali nel piano di rilancio di Draghi

Digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud compunting, scuole ed educazione, protezione dei territori, biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra: nel discorso al Senato il premier Mario Draghi li ha definiti “diverse facce di una sfida poliedrica che vede al centro l’ecosistema in cui si svilupperanno tutte le azioni umane”.

L’agricoltura, la biodiversità, il contrasto ai cambiamenti climatici rientrano dunque tra le leve sulle quali il nuovo esecutivo intende azionare lo sviluppo del Paese. Temi chiave del piano di resilienza messo a punto dalla Coldiretti e illustrato dal presidente Ettore Prandini al premier appena designato. Si tratta di un progetto dettagliato con interventi green immediatamente cantierabili e che, secondo Coldiretti, possono favorire la creazione di un milione di posti di lavoro nei prossimi anni.

Il documento, firmato Coldiretti, rilancia sulla digitalizzazione delle campagne, sulle foreste urbane con uno specifico intervento per la piantumazione di 50 milioni di alberi nell’arco dei prossimi cinque anni nelle aree rurali e in quelle metropolitane per mitigare l’inquinamento e smog in città, invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua e razionalizzarne la distribuzione e aumentare così la produttività dei terreni migliorando la qualità delle produzioni, chimica verde e bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici ed interventi specifici nei settori deficitari ed in difficoltà, dai cereali all’allevamento fino all’olio di oliva. Queste le proposte concrete di Coldiretti per il Recovery Plan perché, come ha spiegato Prandini, “occorre ripartire investendo sui punti di forza del Paese”.

Il presidente del Consiglio, nel suo intervento alla Camera, ha anche assicurato un impegno forte del Governo nella tutela del Made in Italy e contro le pratiche sleali. Si tratta, anche in questo caso, di battaglie che la Coldiretti sta portando avanti da anni.

L’agricoltura italiana, ha più volte ricordato Prandini, detiene il primato dell’Unione Europea con 311 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 526 vini Dop/Igp, 5155 prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola, la leadership nel biologico con oltre 70mila aziende agricole bio, oltre al primato della sicurezza alimentare con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari. Un’eccellenza che va tutelata ed è per questo che la Coldiretti continua il suo pressing sull’estensione a tutti i prodotti agroalimentari dell’etichetta con l’indicazione dell’origine della materia prima.

Ma c’è un’altra etichetta, questa volta europea, su cui l’organizzazione chiede di intervenire. Si tratta del Nutriscore che con una indicazione generica e sommaria delle quantità di grassi, zuccheri e sale penalizza le produzioni italiane di pregio, anche sotto il profilo sanitario, dal Parmigiano reggiano all’olio extravergine di oliva. Un’etichetta che non informa ma condiziona le scelte dei consumatori.

Anche il contrasto alle pratiche sleali rappresenta un tema sensibile per la filiera agroalimentare soprattutto in questa fase in cui l’allarme globale provocato dal Coronavirus ha portato a un rimbalzo dei prezzi delle materie prime che però non si traduce in un miglioramento dei redditi degli agricoltori che continuano a essere vessati e spesso non riescono neppure a coprire i costi di produzione.

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