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Agroalimentare più competitivo al Sud, la leva è il “ 100% made in Italy”

A sorpresa nella sfida della competitività dell’industria alimentare il Mezzogiorno batte il Centro-Nord. Il report dell’Ismea infatti registra un aumento del fatturato del 5,4% nel Sud a fronte del 4,4% nel resto del paese. Nelle regioni meridionali le industrie sono più dinamiche e con una maggiore presenza di titolari giovani che realizzano un giro d’affari in crescita superiore (+12%) rispetto al Nord. Uno degli elementi di competitività- sottolinea lo studio – è individuato nel prodotto “Made in Italy” e il 55% del campione di imprese intervistate prevede di basare la propria strategia di comunicazione adottando la dicitura “100% italiano”. Qualità e made in Italy dunque rappresentano le leve che consentono alle aziende di aumentare le proprie quote di mercato e dunque vanno difese e valorizzate e questo è un obiettivo comune da Nord a Sud.

Il valore aggiunto dell’agroalimentare meridionale ha raggiunto i 18,5 miliardi di euro e sono 344mila le imprese agricole e 34mila quelle industriali con circa 668mila occupati pari al 9,8% del totale con la percentuale maggiore 522mila nell’agricoltura. Anche il valore dell’export è rilevante: 7,1 miliardi (27% di prodotti agricoli e 73% alimentari).

Analizzando i due settori meridionali l’ Ismea evidenzia nell’agricoltura un maggior peso del valore aggiunto e degli occupati mentre nell’alimentare sono superiori export ed investimenti (4,9 miliardi). Le esportazioni sono aumentate del 19% e oggi la quota dell’agroalimentare è del 14,4% sull’export totale del Sud.

Sono stati evidenziati anche elementi di criticità. La produttività del lavoro, per esempio, è più bassa ad eccezione dei settori della pasta e delle farine. E comunque il costo del lavoro è inferiore: 37mila euro per addetto contro i 48mila del centro Nord, anche qui con alcune eccezioni.

Restano poi la frammentazione e la dimensione ridotta delle imprese, un livello di immobilizzazioni molto inferiore e la forte dipendenza da fonti esterne di finanziamento che limita l’autonomia delle scelte aziendali.

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