Anbi, con il caldo si aggrava la situazione idrica
Con il grande caldo che sta soffocando la Penisola va inevitabilmente accentuandosi la crisi idrica in alcune regioni del sud Italia, nonostante l’attivazione di misure di contenimento dei consumi d’acqua secondo l’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche. Nella pugliese Capitanata, probabilmente il territorio più arido del Paese nel 2025, si è già perso il 20% delle superfici coltivate a pomodoro, in particolare nella zona nord del Fortore, dove la stagione irrigua non è mai iniziata, poiché la poca acqua rimasta nell’invaso di Occhito è perlopiù destinata al consumo potabile. Ad aggravare la drammatica situazione è la scarsità di pioggia, che non ha consentito alcuna ricarica delle falde e che nel mese di giugno ha registrato un deficit di circa l’87% sulla provincia di Foggia e oggi i volumi totali rimanenti negli invasi locali ammontano a 95,33 milioni di metri cubi, ovvero meno del 29% dei volumi di riempimento autorizzati. Altra grave situazione è quella della Basilicata, dove l’acqua disponibile nei bacini si è ridotta di circa 13 milioni di metri cubi in 10 giorni. La quantità di risorsa idrica trattenuta dalle dighe lucane ammonta ora a 239,88 milioni di metri cubi, vale a dire quasi 35 milioni in meno dell’anno scorso. In Sicilia, nei primi 20 giorni di giugno, la quantità d’acqua conservata negli invasi è calata di circa 10 milioni di metri cubi, attestandosi attorno ai 360 milioni, nonostante significative, seppur localizzate piogge soprattutto sulla provincia di Enna. Risalendo la penisola, i fiumi della Campania sono tutti in calo con il record del Garigliano, il cui fluire in alveo si è abbassato di 28 centimetri in una settimana. Al centro continua ad allarmare la condizione dei laghi a causa del costante abbassamento dei livelli idrometrici: nel Lazio, i due invasi ‘castellani’ della provincia di Roma (Albano e Nemi) sono scesi, in 7 giorni, rispettivamente, di 3 e 2 centimetri. In riduzione sono anche le portate dei fiumi Tevere e Aniene, mentre in Sabina cresce quella del Velino. Mentre l’Autorità del bacino distrettuale dell’Appennino Centrale ha annunciato l’accordo per destinare parte delle acque del bacino toscano di Montedoglio all’asfittico lago Trasimeno (in pochi anni ha perso 1 metro sui 6 di altezza media), vanno riducendosi seppur lievemente anche i livelli di altri corpi idrici dell’Umbria: nell’invaso di Maroggia rimangono ancora 3,38 milioni di metri cubi d’acqua. Scarse sono state le piogge in Abruzzo, dove la maglia nera se l’aggiudica la provincia di Chieti (una delle città più a rischio per il potabile) con soli mm. 4,5 di cumulata media a giugno. L’invaso di Penne trattiene ancora 6,12 milioni di metri cubi d’acqua a disposizione dell’agricoltura pescarese. È ancora abbondante la risorsa stoccata nei bacini delle Marche (51,94 milioni di metri cubi d’acqua): un’ottima notizia alla luce della riduzione delle portate fluviali, registrata nelle recenti settimane. In Toscana, la portata del fiume Ombrone (mc/s 1,54) è tornata a scendere al di sotto del Deflusso minimo vitale (Dmv) fissato, a Sasso d’Ombrone, a 2 metri cubi al secondo. Al nord, l’andamento dei flussi idrici è ovunque in calo anche se, a seguito degli annunciati eventi meteo, tale condizione potrebbe repentinamente cambiare con rischi per la sicurezza idrogeologica dei territori sub-alpini e della Liguria (in primis, il Levante e la provincia di Genova), dove peraltro sono attualmente decrescenti i livelli dei fiumi Magra, Vara, Entella ed Argentina. Tra i grandi laghi, il Verbano è al 90,3% di riempimento, il Benaco all’85,7%, il Sebino al 69,3% e il Lario al 60,6%. In Valle d’Aosta è stabile la condizione della Dora Baltea che, beneficiando della fusione glaciale, mantiene una portata di gran lunga superiore alla media (+127%). In crescita anche il livello del torrente Lys. I flussi idrici nel fiume Po continuano a registrare la netta contrazione in atto da settimane: a Pontelagoscuro, il deficit è di circa il 60%. In Piemonte, a conferma di eventi meteo violenti ma circoscritti, le altezze idrometriche dei fiumi sono a oggi decrescenti. In Lombardia, le riserve idriche registrano un deficit di 156 milioni di metri cubi rispetto alla media storica. Il differenziale sull’anno scorso è -36% circa. Nel Veneto, le portate dei fiumi sono nettamente più basse del normale: il deficit di portata dell’Adige è stimabile al 56,5%, mentre quello della Livenza è di circa il 40%. Nel complesso, il riempimento medio dei bacini nel distretto delle Alpi Orientali è pari al 72%. In Emilia-Romagna, infine, i flussi dei fiumi appenninici sono scarsi e, nel caso della Secchia, inferiori ai valori minimi storici. |
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