Carne sintetica: prima vittoria della Coldiretti, il 6 novembre il ddl in aula alla Camera
Smantellare le bugie sul cibo sintetico, raccontare in modo efficace il grande lavoro che svolgono gli agricoltori per mettere così nell’angolo le fake dettate dall’ambientalismo più spinto e valorizzare il reddito dei produttori. Dalla Fiera agricola e Zootecnica di Montichiari, in provincia di Brescia, la più importante manifestazione italiana a livello internazionale dedicata all’allevamento, la Coldiretti ha lanciato messaggi chiari sul futuro di un settore che vale 55 miliardi ed è strategico per l’intera filiera agroalimentare allargata che fattura 585 miliardi. I rischi del cibo sintetico e della deriva ambientalista sono stati i temi centrali del convegno promosso dalla Coldiretti e al quale con il presidente, Ettore Prandini e il segretario generale, Vincenzo Gesmundo, hanno preso parte il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, il sindaco di Montichiari, Marco Togni, il direttore generale dell’Ismea, Chiara Zaganelli, l’europarlamentare Paolo De Castro, il presidente di Ixe’ Roberto Weber, Felice Adinolfi docente di economia e politica agraria all’Università di Bologna, il direttore del Consorzio del Grana Padano, Stefano Berni e il ricercatore del Crea, Carlo Bisaglia. E il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, ha scelto il convegno della Coldiretti a Montichiari per annunciare il 6 novembre l’avvio della discussione in aula della Camera, dopo il via libera già incassato al Senato, del disegno di legge per l’approvazione definitiva del divieto di cibo sintetico in Italia. Una risposta importante alla mobilitazione della Coldiretti che ha raccolto oltre 2 milioni di firme e coinvolto 2 mila Comuni, tutte le regioni e parlamentari di tutti gli schieramenti. Il segretario generale Gesmundo ha spiegato che grazie alla battaglia ingaggiata da Coldiretti è stato sollevato il velo su un business che si stava realizzando sotto traccia. A questo punto – ha detto – la Ue è chiamata a un ragionamento più profondo, così come l’Efsa. Coldiretti in pratica vuole che Bruxelles dica con chiarezza se intende trattare questi prodotti come novel food o come farmaci con un iter di approvazione più lungo. Ed è ovviamente quest’ultima la linea che Coldiretti porta avanti. Gesmundo ha anche annunciato che 11 centri universitari di eccellenza stanno studiando questi prodotti e la Coldiretti si affida dunque al loro responso. Tutti gli interventi hanno riconosciuto l’importante azione della Coldiretti nell’aver acceso i riflettori su una questione delicatissima da cui dipende il futuro non solo dell’economia italiana, ma anche della democrazia a livello planetario. Perché accentrare nelle mani di pochi la gestione del cibo porterebbe a uno stravolgimento geopolitico. Ha bollato come falsa la teoria secondo cui con il cibo sintetico si potrebbero sfamare paesi poveri come quelli africani. Con quali soldi potrebbero pagare prodotti brevettati e costosi? Il cibo – ha aggiunto Prandini – è strategico, chi lo detiene governa il mondo. Bene dunque i finanziamenti e l’innovazione, ma se non si esce da una visione che vede nell’agricoltura e nell’allevamento la fonte di tutti guasti ambientali, la strada resta spianata per un nuovo modo di “coltivare” in provetta tagliando così le gambe al futuro della zootecnia in primis, ma anche di tutte le filiere. E’ una battaglia – ha sostenuto Prandini – che va giocata fino in fondo senza risparmiare le forze. Il presidente della Coldiretti ha ribadito che “l’Efsa dovrà comunque tenere conto del fatto che come segnalato nel rapporto Fao e Oms sul cibo a base cellulare, esistono rischi che riguardano la trasmissione di malattie, le infezioni animali e la contaminazione microbica oltre alla necessità di una particolare attenzione sull’uso di componenti come fattori della crescita e ormoni usati nei bioreattori ma vietati negli allevamenti europei da oltre 40 anni. Per il tipo di processo e per gli ingredienti utilizzati vanno applicate le procedure autorizzative previste per i medicinali, che necessitano di prove sperimentali di almeno dieci anni”. La Coldiretti non ci sta ad assistere allo smantellamento della filiera zootecnica senza la quale il Paese rischierebbe il default. Secondo Prandini alcuni interventi della Ue vanno in una direzione penalizzante per l’agricoltura, dalle direttive sulle emissioni alla stessa Politica agricola comune (Pac) pensata 6/7 anni fa. “Ma oggi il mondo è cambiato e ci sono due guerre in corso”. Che senso ha nelle condizioni attuali – si è chiesto Prandini – lasciare le terre a riposo nell’Unione europea nel nome della sostenibilità per poi importare da aree dal Sudamerica all’Asia con un’incidenza delle emissioni superiore a quella della Ue con il risultato di aumentare l’inquinamento?”. Ha difeso con forza la funzione ambientalista della zootecnia che è fissatore di carbonio affermando che senza allevamenti scompare il mais mentre un ettaro di mais equivale a un ettaro di foresta amazzonica. Prandini ha invitato a spiegare ai giovani anche il ruolo dell’innovazione, ma ha anche sottolineato che bisogna garantire alle nuove leve condizioni migliori di quelle dei loro padri e dei loro nonni. E da qui l’appello a riconoscere un prezzo del latte equo perché nella situazione attuale un ribasso dei listini si configura come speculazione. Senza redditività non vi sono le condizioni per investire. E infine un invito a mettere in campo strumenti per evitare che prosegua lo scippo di marchi importanti in particolare del settore zootecnico. La proposta di Prandini è di trasformare l’Ismea in una cassa depositi e prestiti per le filiere agroalimentari. |
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