il Punto Coldiretti

Caro bolletta e prodotti sottopagati: la protesta Coldiretti in 26 città

Un lungo filo giallo ha unito il 17 febbraio scorso gli agricoltori della Coldiretti di tutta Italia che sono scesi in piazza in 26 città da Nord a Sud. Motivo conduttore della protesta: il caro bollette, l’impennata dei costi di tutti i fattori della produzione e soprattutto i prezzi riconosciuti ai produttori che non consentono neppure di pagare le spese. Cortei, slogan, canti, trattori , vacche (a Roma in piazza Santi Apostoli la mascotte è stata Giustina), tanti giovani animati dalla voglia di non abbandonare, ma di ottenere il giusto riconoscimento perché come recitava uno dei tanti e colorati cartelli ”il lavoro va pagato”. A Roma sul palco sono intervenuti il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini e il segretario generale, Vincenzo Gesmundo, che hanno anche inviato una lettera aperta al premier Mario Draghi, mentre la mobilitazione continua per estendersi ad altre città.

In prima linea il latte, che come scandivano gli under 35 “non è acqua”, ma anche tutti gli altri prodotti dalla frutta, agli ortaggi fino ai fiori.  E anche tante autorità, sindaci, rappresentanti delle istituzioni locali e parlamentari. A Roma ha partecipato il sottosegretario alle Politiche agricole, Francesco Battistoni. Presenti le rappresentanze di trasportatori e ristoratori colpiti dalla pandemia prima e ora dai prezzi impazziti. Ma anche tanti cittadini che da sempre rispondono a quel “patto” lanciato dalla Coldiretti tanti anni fa e al quale non è mai venuta meno. E anche nella manifestazione del 17 febbraio ai consumatori era dedicata l’operazione verità per svelare chi davvero lucra sulla spesa. Ma anche per sensibilizzare sulle trappole a cominciare dalla carne in provetta che rappresenta, come ha dichiarato Prandini, una violenza non per gli agricoltori, ma per i cittadini e un falso perché non è sostenibili in quanto l’impatto a livello atmosferico dura molto di più rispetto a quello della zootecnia.

Una giornata di protesta e di proposte: Il presidente della Coldiretti, ha ribadito la situazione di grave difficoltà in cui versano le aziende e quelle zootecniche in particolare. Con i 38 centesimi gli agricoltori non riescono a coprire le spese di produzione certificate dall’Ismea in 46 centesimi . Per i consumatori – ha detto Prandini – i prezzi aumentano, ma il paradosso è che quelli riconosciuti al lavoro degli agricoltori si riducono. Bisogna procedere – ha aggiunto- a una ripartizione nella filiera per aumentare la remunerazione delle aziende agricole e zootecniche. E riferendosi a una nota catena distributiva che sbandiera i vantaggi della spesa intelligente “ con il sottocosto – ha precisato il presidente della Coldiretti – i costi li paghiamo noi”.

Oggi però c’è uno strumento per tutelare i produttori. Da metà dicembre l’Italia ha adottato il decreto che rende operativo il contrasto alle pratiche sleali.

Gesmundo, ha ricordato che si tratta di una conquista anche se ha richiesto fatica che mette fine a una situazione che vede i prodotti agricoli remunerati agli agricoltori con prezzi fuori dalla realtà, ben al di sotto dei costi, mentre al consumo si assiste ad aumenti per tutti i beni di prima necessità dal latte al pane. Quella dei costi inferiori ai prezzi- ha sottolineato il segretario generale- è stata sempre una battaglia della Coldiretti fin dal 1963. E oggi ci ritroviamo con la stessa emergenza.

La Coldiretti è pronta a partire con le denunce. La novità della normativa è che anche le singole aziende possono denunciare le irregolarità. Ma in questo modo – ha precisato Prandini – ci potrebbero essere rischi anche per i rinnovi dei contratti. Da qui l’appello del presidente alle aziende a rivolgersi alla Coldiretti anche per verificare nuovi contratti con industrie o coop. E’ possibile infatti attivare le pratiche sleali se ci sono contratti scritti non inferiori a un anno e che prevedano anche costi indicizzati rispetto ai costi di produzione.

Tornando alle super bollette che stanno mandando in tilt i bilanci di molte aziende il presidente della Coldiretti si è rivolto direttamente al Premier. Le risorse da spendere ci sono, ma servono i decreti che vanno attivati subito.

In un momento così critico per la spesa energetica, con +100% dei costi, sono disponibili 1,5 miliardi per i pannelli fotovoltaici che potrebbero essere installati sui tetti delle stalle e dei fabbricati per allentare la stretta della bolletta. Manca solo il decreto. Per lo stesso motivo bisogna investire in biogas e biometano. Inoltre è necessario favorire l’uso del digestato per sostituire così con la sostanza organica i concimi chimici che hanno subito rialzi del 140 per cento. Con le agroenergie l’agricoltura potrà ridurre le emissioni anche in un tempo inferiore rispetto alla tabella di marcia. Altra partita i 200 milioni destinati agli indigenti che vanno sbloccati subito tenendo conto del numero più che raddoppiato delle famiglie in difficoltà. Si potrebbero spendere in una settimana e una parte arriverà anche agli agricoltori. E poi c’è il bando per la zootecnia con 100 milioni che è fermo da un anno e mezzo.

Con i prezzi al consumo più alti c’è anche un gettito superiore per lo Stato che, secondo quanto ha chiesto Prandini al Presidente del Consiglio, potrebbe essere utilizzato per i ristori alle aziende agricole. Si devono dunque superare solo le pastoie burocratiche. “Noi vogliamo – ha detto il numero uno di Coldiretti – che i figli dei nostri agricoltori continuino a fare gli agricoltori”.

Da qui le proteste per ottenere un giusto prezzo che la Coldiretti è pronta a intensificare fino a che non porterà a casa il risultato.

 

 

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