il Punto Coldiretti

Castagne, la Germania ripropone l’allargamento agli ibridi cinesi

La Germania ha riproposto per la prossima riunione della Commissione economica per l’Europa dell’Onu (Unece) – che si terrà a metà novembre – la modifica delle norme di commercializzazione per le castagne. Tali regole fungono da riferimento per quei prodotti che, con le recenti modifiche, hanno perso una norma di commercializzazione comunitaria specifica e sono assoggettate alla norma Ue di carattere generale. Nel caso venga calibrato il prodotto, il riferimento non è più dato dalla norma generale, ma il rimando è alla norma Unece.

Le modifiche proposte dalla Germania, già avanzate dalla Francia nel 2012 e rigettate, grazie anche all’opposizione di Coldiretti, riguardano l’estensione della norma castagne – che interessa i frutti di Castanea sativa e di Castanea crenata e loro ibridi – anche ai frutti di Castanea mollissima (specie di provenienza cinese) e ai suoi ibridi. È concreto il rischio di danneggiare il mercato delle produzioni di qualità italiane: questi ibridi si presentano di grande pezzatura, sono belli a vedersi, ma di poco sapore. Per la tutela delle tipiche produzioni italiane di qualità, afferma la Coldiretti, queste proposte dovrebbero essere rigettate.

L’alta qualità della produzione made in Italy è testimoniata – precisa la Coldiretti – dai ben sedici prodotti a denominazione di origine legati al castagno che hanno ottenuto il riconoscimento europeo. Cinque si trovano in Toscana e sono il Marrone del Mugello Igp, il Marrone di Caprese Michelangelo Dop, la Castagna del Monte Amiata Igp, la Farina di Neccio della Garfagnana DOP e la Farina di Castagne della Lunigiana Dop mentre in Campania è riconosciuta la Castagna di Montella Igp, il Marrone di Roccadaspide Igp, il Marrone di Serino/Castagna di Serino Igp e la Castagna di Roccamonfina IGP, in Emilia Romagna il Marrone di Castel del Rio Igp, in Veneto il Marrone di San Zeno Dop e i Marroni del Monfenera Igp, ed i Marroni di Combai Igp, in Piemonte la Castagna Cuneo Igp e il Marrone della Valle di Susa Igp, e nel Lazio la Castagna di Vallerano Dop.

Le prime stime fanno prevedere una produzione di castagne in calo per Italia, dove per effetto del meteo pazzo la raccolta è partita in ritardo di almeno una decina di giorni rispetto alla tradizione. Complessivamente si scenderà al di sotto dei circa 45 milioni di chilogrammi di produzione media nazionale degli ultimi 5 anni per effetto dei cali previsti dall’Emilia Romagna fino a tutto il sud Italia mentre risultano in controtendenza alcune aree del nord Italia, in particolare Piemonte e Trentino, dove le quantità dovrebbero risultare stabili, con locali aumenti. Buona ovunque la qualità dei frutti con punte di eccellenza. L’Italia resta il sesto produttore mondiale di castagne, con l’86% della produzione che viene realizzata in 5 regioni, nell’ordine Campania, Calabria, Toscana, Lazio, Emilia-Romagna.

Si resta tuttavia ancora lontani dai fasti produttivi del passato per quello che Giovanni Pascoli chiamava “l’italico albero del pane”, simbolo dell’autunno nei libri scolastici di molteplici generazioni di giovani scolari. Basta ricordare che nel 1911 la produzione di castagne ammontava a 829 milioni di chili, mentre dieci anni fa era pari a 55 milioni di chili.

Il rischio è quello di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto da Turchia, Grecia, Spagna e Portogallo, considerato che le importazioni nel 2022 sono risultate pari a quasi 20 milioni di chili di castagne, spesso spacciate per italiane, con forti ripercussioni sui prezzi corrisposti ai produttori. Da qui la richiesta di Coldiretti di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori. Ancora peggiore è la situazione dei trasformati, per i quali non vi è l’obbligo di etichettatura di origine e per le farine di castagne che, non avendo un codice doganale specifico, non è neppure dato a sapersi quante ne vengano importate.

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