il Punto Coldiretti

Coldiretti chiede più investimenti per l’imprenditoria femminile

Sempre più donne scelgono l’agricoltura per coltivare il proprio talento, dalle giovani che fanno domanda di primo insediamento alle over 40 che vogliono cambiare vita e attività. Negli ultimi 5 anni le imprese al femminile in Italia sono cresciute, in valori assoluti, il triplo di quelle maschili e l’agricoltura è protagonista di questo trend con 210mila aziende guidate da donne (il 30% del totale).

“La crisi da Covid-19 rischia di frenare questa corsa, e dunque l’occupazione e l’impresa femminile devono essere al centro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza proposto dal Governo per rispondere all’emergenza causata dalla pandemia.” Queste ha chiesto Floriana Fanizza, responsabile nazionale di Coldiretti Donne Impresa, durante l’audizione presso la commissione agricoltura della Camera dei Deputati il 1 febbraio scorso.

Fanizza ha ringraziato il Governo per le molte sollecitazioni di Coldiretti accolte nel Recovery Plan, finalizzate a una svolta dell’agroalimentare nazionale verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale, obiettivi degli stessi fondi europei.

“Sono molto apprezzabili anche gli interventi previsti per affrontare il divario di genere ma – ha evidenziato Fanizza- c’è ancora molto da fare: nel 2020 ancora nessuno Stato membro dell’UE ha realizzato la parità tra donne e uomini. I progressi sono lenti e i divari di genere persistono nel mondo del lavoro e a livello di retribuzioni, assistenza e pensioni. La mancanza di parità di genere è ancora più accentuata nelle zone rurali: sono infatti vari gli studi che hanno dimostrato che le donne rurali subiscono uno svantaggio maggiore per quanto riguarda l’uguaglianza rispetto alle loro omologhe urbane. In media, le donne trascorrono 22 ore a settimana in attività lavorative non retribuite, mentre gli uomini ne trascorrono meno di 10”.

“Chiediamo investimenti seri nelle infrastrutture di supporto alle imprenditrici femminili nelle aree rurali” – ha aggiunto – Sotto questo aspetto va sottolineata l’esigenza di rafforzare il nuovo welfare nelle aree interne per consentire di mettere un argine allo spopolamento. Gli agriasilo, le fattorie didattiche e agricoltura sociale rappresentano un presidio insostituibile in molte aree interne e un servizio sempre più richiesto anche da chi vive in città. Crediamo che la multifunzionalità dell’impresa agricola possa essere una chiave da un lato di creazione di lavoro, dall’altro di risposta al tema dell’inclusione sociale che anche nel Piano viene raccomandata. Su questo fronte mettiamo a disposizione competenze ed esperienze maturate in anni di impegno sul campo”.

Fanizza ha però ricordato anche le difficoltà che impediscono ancora alle donne di accedere al mondo dell’impresa con le stesse opportunità dei colleghi uomini: “Chiediamo più strumenti di accesso al credito – ha concluso – ai finanziamenti e alla terra, che possano contribuire a raggiungere la parità di genere. Le statistiche mostrano che le donne assumono rischi più calcolati rispetto agli uomini, tuttavia il loro accesso al credito è ancora difficoltoso. Questo rimane uno dei principali ostacoli all’imprenditorialità femminile, e pur apprezzando l’iniziativa Donne in campo del Ministero dell’agricoltura, crediamo che servano ulteriori sforzi vista la situazione provocata dal Covid-19.”

 

 

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