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Contratti di filiera: ecco le istruzioni per accedere agli aiuti del V bando

Con la pubblicazione del V bando per i Contratti di Filiera parte l’operazione che conta su un budget di 1 miliardo e 203 milioni. Si tratta di un intervento fortemente voluto della Coldiretti per combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera tutelando così i redditi degli agricoltori e dei consumatori.

Si tratta di un altro risultato della mobilitazione della Coldiretti che insieme a Filiera Italia è da tempo al lavoro, come ha precisato il presidente, Ettore Prandini, per presentare progetti operativi per utilizzare al meglio queste risorse, dalla zootecnia al vino, dal grano alla frutta secca, dall’olio all’ortofrutta fino ai fiori.

Vediamo nei dettagli le indicazioni contenute nel bando. Le domande di accesso alle agevolazioni si possono presentare entro 90 giorni a partire dal 23 maggio 2022.

I beneficiari del finanziamento, come spiega una nota del Mipaaf, saranno le imprese che concorrono direttamente alla produzione, raccolta, trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli e agroalimentari e le imprese che forniscono servizi e mezzi di produzione. La condizione per accedere ai contributi è aver sottoscritto un accordo di filiera.

Le agevolazioni sono concesse come contributo in conto capitale e/o finanziamento agevolato.

Possono proporre i contratti di filiera: le società cooperative agricole e loro consorzi, consorzi di imprese, organizzazioni di produttori agricole e le associazioni di organizzazioni di produttori agricoli, organizzazioni interprofessionali, enti pubblici, società costituite tra soggetti che esercitano l’attività agricole a le imprese commerciali e industriali, ma in questo caso il 51% del capitale deve essere posseduto da imprenditori agricoli, società cooperative agricole e loro consorzi, organizzazioni di produttori; associazioni temporanee di impresa, reti di imprese.

Tra i beneficiari anche le imprese in forma consortile, le società cooperative e loro consorzi, le imprese organizzate in reti, le organizzazioni di produttori agricoli e associazioni di organizzazioni di produttori agricoli, società costituite tra soggetti che esercitano l’attività agricola e le imprese commerciali e industriali sempre a condizione che il 51% del capitale sia posseduto da soggetti agricoli.

Per beneficiare dell’agevolazione le imprese dovranno aver sottoscritto un accordo di filiera, in ambito territoriale multiregionale. Il requisito si intende rispettato se gli interventi si spalmano su due o più regioni o province autonome. L’importo totale dei costi riconducibile a una sola regione non può superare l’85% del totale dei costi.

E’ ammesso un ampio ventaglio di interventi: investimenti materiali e immateriali nelle aziende agricole connessi alla produzione agricola; investimenti per la trasformazione dei prodotti agricoli e per la loro commercializzazione, partecipazione dei produttori agricoli al regimi di qualità e misure promozionali, organizzazione e partecipazione a concorsi, fiere e mostre, progetti di ricerca e sviluppo nel settore agricolo, investimenti per promuovere produzione di energia da fonti rinnovabili.

L’importo degli investimenti deve essere contenuto in un range tra 4 e 50 milioni. L’importo per un singolo beneficiario è fissato in un minimo di 400mila euro, che scende a 100mila euro nel caso di investimenti delle aziende agricole.

Tornando sul capitolo agevolazioni il decreto Mipaaf precisa che si può richiedere solo il Contributo in conto capitale, oppure abbinarlo con il finanziamento nelle due componenti e cioè agevolato e bancario.

Chi richiede il finanziamento agevolato deve ottenere un finanziamento bancario pari al finanziamento agevolato richiesto.

Una tabella dettagliata definisce l’agevolazione massima per intervento relativa all’intervento e alla tipologia di impresa.

Per gli investimenti nella produzione agricola primaria nelle regioni meno sviluppate il contributo in conto capitale per interventi con spesa da 100mila a 5 milioni è del 50% per le Pmi, e del 40% per le grandi imprese. Per quelli con spesa superiore a 5 milioni il contributo è del 35% per le grandi imprese.

Per quanto riguarda gli investimenti nelle altre regioni per la spesa da 100mila a 5 milioni il contributo è del 40% per le Pmi e del 30% per grandi imprese, per spesa superiore a 5 milioni 35% per le Pmi e 30% per grandi imprese.

Per la trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli nelle regioni meno sviluppate gli interventi tra 400mila e 5 milioni accedono a un contributo del 50% per le Pmi e del 40% per grandi imprese, oltre 5 milioni 45% per le Pmi e 40% per grandi imprese. Nelle altre regioni contributo del 40% per Pmi e 30% per grandi imprese nel caso di spesa tra 400mila e 5 milioni, oltre 5 milioni 35% per Pmi e 30% per grandi imprese.

Per la partecipazione dei produttori a regimi di qualità e misure promozionali nelle regioni meno sviluppate per interventi con spesa da 400mila a 5 milioni il contributo è al 100% per le Pmi e al 90% per le grandi imprese, nelle altre regioni all’80% per le Pmi e al 70% le le grandi imprese.

Il capitolo aiuti alla ricerca e allo sviluppo nel settore agricolo prevede nelle regioni meno sviluppate un contributo al 100% per le Pmi e all’80% per grandi imprese con spesa tra 400mila e 7,5 milioni, in quelle sviluppate 90% per Pmi e 70% per grandi imprese.

Per quanto riguarda gli aiuti in esenzione agli interventi con spesa tra 400mila e 7,5 milioni è riconosciuto un contributo del 20% per piccole imprese e 10% per le medie. Nelle regioni meno sviluppate il contributo relativo a spese da 400mila a 2 milioni è per le Pmi del 50% e del 40% nelle altre regioni.

Per progetti di spesa tra 400mila e 5 milioni nelle regioni meno sviluppate il contributo per le Pmi è del 45% e del 35 nelle altre regioni.

La valutazione di programmi e progetti è effettuata sulla base di un sistema di punteggi che spazia dalla qualità dell’accordo agli obiettivi ambientali, dal numero dei beneficiari all’impatto sulla crescita occupazionale.

Il ministero fa anche sapere con successivi avvisi verranno destinate le ulteriori risorse ai distretti del cibo, al settore ittico e a quello forestale.

 

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