il Punto Coldiretti

Dall’agricoltura sociale un nuovo modello di welfare, attive 9mila fattorie

Novemila imprese agricole che hanno scelto di stare a fianco delle fasce deboli e svantaggiate. L’emergenza Coronavirus ha messo in luce accanto al ruolo chiave dell’agricoltura che ha garantito gli approvvigionamenti di cibo anche la strategicità dell’attività agricola sociale che consente di coniugare le opportunità delle imprese con le risposte ai bisogni del Paese. Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in occasione della presentazione del primo rapporto sull’agricoltura sociale, a cui ha partecipato il ministro delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, ha evidenziato l’importanza del welfare verde.

Il dramma del Coronavirus – ha spiegato Prandini -ha aperto nuovi scenari: l’agricoltura sociale non è solo una parte dell’attività perché “l’agricoltura è sociale”. E lo ha dimostrato proprio nei giorni più drammatici del lockdown quando si rischiavano gli assalti ai supermercati e il mondo agricolo è riuscito a dare qualche elemento di serenità assicurando cibo ai cittadini”. Prandini ha sottolineato il ruolo importante di recupero svolto dalle aziende agricole sociali perché è proprio nei contesti agricoli che si recupera e si vive meglio. Ha però evidenziato anche i rapporti con le pubbliche amministrazioni che spesso sono critici per le difficoltà di interlocuzione tra una regione e l’altra e ha invitato a recuperare il rapporto con le amministrazioni comunali.

Le aziende agricole che svolgono attività sociale possono fare molto, chi può dare meglio di queste strutture alloggio protetto a giovani e anziani? L’obiettivo è di implementare il rapporto tra chi vive disagi e la comunità e in questa azione l’agricoltura svolge una funzione straordinaria. Per quanto riguarda poi il delicato capitolo degli anziani Prandini ha ricordato che nell’emergenza le risposte per queste fasce deboli non sono arrivate e ha proposto di riservare una percentuale di posti convenzionati all’agricoltura sociale. In questo modo si potrebbero sostenere le aree interne e recuperare anche fabbricati spesso abbandonati.

Il presidente della Coldiretti ha espresso soddisfazione per gli interventi messi in campo dal Mipaaf, dall’annullamento dei versamenti contributivi ai 300 milioni al Fondo indigenti, una cifra che – ha aggiunto- potrebbe essere elevata perché la povertà è in aumento e non bisogna dimenticare le famiglie in difficoltà.

L’agricoltura sociale, secondo il ministro Bellanova, rappresenta un nuovo modello di welfare territoriale aperto ai bisogni dei territori e delle comunità. Le aziende agricole sono in grado di affiancare alla produzione pratiche di inclusione in un intreccio di filiere e territori. Bellanova ha ricordato anche di aver riavviato al Mipaaf il tavolo sull’agricoltura sociale e di aver reso il Fondo degli indigenti degno di questo nome. Ha espresso soddisfazione anche per lo stanziamento di 100 milioni al terzo settore. Ha poi annunciato che all’Osservatorio Mipaaf sull’agricoltura sociale si sta lavorando per la messa a punto di criteri omogenei per il riconoscimento delle imprese, il monitoraggio, la semplificazione e la formazione. Non servono norme di 20 regioni, ha detto, ma una legislazione condivisa “per questo ho chiesto agli assessori di vederci una volta al mese”.

L’obiettivo dell’osservatorio è dunque di mettere a sistema le diversità e arrivare così all’attuazione di norme omogenee. Ha avuto parole di apprezzamento per il rapporto della Coldiretti che ha tracciato un’immagine completa di un pezzo dell’agricoltura mettendo in evidenza come le aziende agricole che svolgono attività sociali siano tra le eccellenze del paese. Il 61% delle imprese opera da almeno 10 anni a conferma che la pratica è consolidata negli anni, prima della legge 141/ del 2015 che ha normato il settore.

Il ministro ha garantito l’impegno a rafforzare le iniziative per l’agricoltura sociale per assicurare tutela alle categorie più fragili. L’emergenza sanitaria ha messo in luce molte criticità e il ministro ha fatto un riferimento preciso agli ospizi: il virus – ha aggiunto – ha cambiato tutto, ma rischia di non cambiare certe brutte pratiche. Con il virus sono apparsi chiari i limiti dei servizi sul territorio, da qui la necessità di indicare percorsi per innalzare i livelli di assistenza.

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