il Punto Coldiretti

Dall’ortofrutta ai giovani, a Napoli il piano Coldiretti per il rilancio del Sud

Cibo, guerra, difesa dei territori, ricerca e innovazione, solidarietà. Dal Villaggio Coldiretti, che si è svolto dal 7 al 9 dicembre a Napoli, a Piazza Municipio nel cuore della città, ancora una volta sono stati lanciati messaggi chiari e forti al mondo dell’agricoltura, ai consumatori, ai politici e a tutte le istituzioni.

Perché ancora una volta la Coldiretti ha mostrato il suo volto, quello di un’organizzazione che ha come obiettivo primario la difesa dei suoi agricoltori, ma con un occhio attento alle esigenze dell’intera società. Come è stato più volte ripetuto dai vertici dall’organizzazione e riconosciuto da esponenti di primo piano del mondo politico le battaglie della Coldiretti puntano non solo al bene del settore, ma a quello del Paese.

A Napoli, la “capitale” del Mezzogiorno il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini e il segretario generale Vincenzo Gesmundo, alla presenza, tra gli altri, del vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, del presidente della Commissione Agricoltura del Senato, Luca De Carlo e dell’europarlamentare Paolo De Castro, hanno affrontato tutte le questioni al centro del dibattito economico e politico a livello nazionale ed europeo legate alla centralità del settore agricolo.

Prandini ha ricordato infatti che l’agricoltura è alla base di una filiera che vale 600 miliardi, 4 milioni di occupati e garantisce esportazioni per più di 60 miliardi. E ora, grazie alle risorse del Pnrr, “abbiamo l’ambizione entro il 2030, di coprire i 120 miliardi di italian sounding con il vero prodotto Made in Italy.” Riferendosi a tutta l’Italia e in particolare alla Campania, il presidente di Coldiretti ha sottolineato che “bisogna esaltare quello che ci contraddistingue, in questo territorio per esempio la mozzarella di bufala che esprime al meglio i valori della qualità e distintività.  Dobbiamo uscire dal meccanismo- ha aggiunto – che porta a parlare solo di problemi. La percezione del territorio campano da parte delle altre regioni non è spesso corretta. Quando si parla di Campania il riferimento è più alla terra dei fuochi che non alla bellezza straordinaria del territorio regionale.

Prandini ha poi ricordato i temi caldi che hanno tenuto banco in questi ultimi mesi soprattutto sul fronte europeo. A partire dalla direttiva relativa agli imballaggi. Ha superato un primo step, ma la battaglia non è vinta. Si tratta di un provvedimento che preoccupa molto perchè rischia di mettere fuori gioco la quarta gamma, ma anche le produzioni ortofrutticole e il vino. La nuova norma prevede infatti anche il recupero delle bottiglie con un aumento dell’inquinamento. “perché dunque avallare un finto ambientalismo?” Il presidente della Coldiretti ha ribadito la necessità di scelte infrastrutturali, dai bacini di accumulo per l’acqua all’alta velocità per le merci ai porti , ma soprattutto ha chiesto di puntare su una interconnessione per rendere competitivi i prodotti italiani, in particolar modo l’ortofrutta. E’ una partita che va giocata, così come quella sul ruolo che l’Italia dovrà avere nel Mediterraneo. Il Sud potrà diventare la vera piattaforma logistica per l’intera Unione europea che potrà guardare all’Africa come a una opportunità. Altro tema in primo piano i giovani. “E’ vero che tornano all’agricoltura, ma dobbiamo essere sinceri fino in fondo, se non saremo in grado di garantire un giusto reddito gli under 35 continueranno a entrare e uscire. Per rendere davvero appetibile l’attività agricola bisogna puntare su qualità, quantità e soprattutto redditualità. Gli agricoltori vanno pagati come gli altri protagonisti della filiera”.

Quindi il riferimento al cibo realizzato in provetta che è stato il fil rouge anche delle giornate napoletane. E al Villaggio è arrivata la notizia della presentazione di una legge “copiata” dall’Italia che vieta la bistecca prodotta in vitro. Perché dovremmo accettare – si è chiesto Prandini – qualcosa che è vietato alle aziende italiane e cioè l’uso degli ormoni che invece vengono impiegati nei bioreattori dove servono per far crescere le cellule e trasformarle in carne. Anche in questo campo dunque l’appello è alla reciprocità.

E sulle produzioni realizzate in laboratorio è sceso in campo anche il segretario generale di Coldiretti. Gesmundo ha sottolineato che Coldiretti è una grande forza che mette in campo conflitti anche contundenti. Il riferimento è all’opposizione alle nuove frontiere del cibo. La maggior parte degli italiani è però contraria, – ha evidenziato – come dimostra la raccolta di oltre due milioni di firme e la netta opposizione espressa da oltre 2500 comuni e da tutte le regioni. Si tratta di un business sostenuto da una ristretta cerchia di “oligarchi”, ma Gesmundo ha avvertito “ se alcune persone pensano di piegare la storia e la tradizione permettendo a chi ha in mano la farmaceutica e l’hi tech di impossessarsi di una dieta omologata e universale sappiano che la Coldiretti si opporrà sempre”.

E pieno sostegno alla linea Coldiretti è stato espresso dal presidente della Regione Campania. Sul cibo sintetico De Luca ha sfatato tutti i vantaggi che vengono sbandierati per sostenere il nuovo prodotto. A cominciare dalla possibilità di sfamare il mondo. Un problema che per De Luca si risolve solo combattendo le multinazionali che producono armi. Così come ha rispedito al mittente le critiche di chi sostiene che con lo stop alla carne sintetica si ferma la ricerca.

E infine un grazie a Coldiretti dalla Campania per l’azione di difesa delle filiere eccellenti come la mozzarella di bufala.

Un riconoscimento all’azione e alla strategia della Coldiretti è stato incassato anche dal ministro Tajani per il lavoro con il ministero degli Esteri finalizzato a occupare gran parte del business dell’italian sounding. Tajani ha sottolineato anche il forte impegno dell’organizzazione agricola in Africa nell’ambito del Piano Mattei.

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