Dopo Florida e Alabama anche il Mississippi dice no ai cibi di laboratorio
Mentre i “Soloni” italiani continuano a contestare la battaglia di Coldiretti contro i cibi ultra formulati e sintetici finalizzata a difendere la vera agricoltura e i consumatori, l’America super tecnologica di Trump inizia a ingranare la retromarcia sui prodotti alimentari da laboratorio. Tre Stati e cioè Florida, Alabama e ora anche il Mississippi hanno già detto di no a una tavola apparecchiata con carne, uova e formaggi sintetici. E la lista potrebbe allungarsi. South Carolina, West Virginia, Montana e Georgia hanno infatti già preso in considerazione progetti di legge che vanno nella direzione di fermare questi cibi. Insomma il dibattito è caldo e cresce la diffidenza verso la nuova offerta simil-alimentare. Una linea di netta opposizione è stata assunta dal vice di Trump, JD Vance che ha definito la carne finta “spazzatura iper processata”. Ma il più tenace paladino dell’agricoltura naturale e fiero oppositore di prodotti realizzati in provetta è Robert F. Kennedy jr, voluto da Trump come segretario alla Salute. E che è stato decisamente tranchant con alcune dichiarazioni su X: “Bill Gates, Richard Branson, attori di Hollywood, speculatori finanziari: stanno tutti spingendo la carne prodotta in laboratorio come soluzione alla fame nel mondo e alla sostenibilità, ma la scorsa settimana gli scienziati hanno detto a un gruppo di esperti di avere serie preoccupazioni sulla sicurezza del prodotto”. E ancora “la carne prodotta in laboratorio offre alle aziende private l’opportunità di imporre diritti di proprietà intellettuale e creare così un guadagno finanziario, a scapito della salute umana”. Kennedy jr ha attaccato anche gli alimenti ultra processati accusandoli di favorire obesità e malattie legate allo stile di vita negli Stati Uniti. Kennedy ha ripetutamente definito il cibo ultra-processato “veleno”. Cosa realmente sarà messo in campo per valorizzare i prodotti naturali è tutto da vedere tenendo conto che il fratello di Elon Musk, Kimbal, è uno dei finanziatori della società Memphis Meats, costituita nel 2015, che realizza carne in laboratorio. Ma è comunque importante segnalare le scosse che stanno arrivando dall’altra sponda dell’Atlantico. E se gli Stati Uniti, o comunque una parte di questi, pongono la questione della salute messa a rischio da cibi ultra processati e sintetici, perché attaccare chi, in un Paese dove l’agricoltura è ancora un settore importante simbolo di sviluppo economico, ma anche di sostenibilità, biodiversità, identità e cultura, si batte per difendere questi valori? In un momento così complesso per il mondo intero segnato da guerre e tensioni di ogni genere in cui la sicurezza alimentare è sempre più invocata, spingere su cibi monstre potrebbe portare in campo ulteriori elementi di criticità. Chi deterrà i brevetti, e non potranno che farlo i più ricchi del mondo perché il livello degli investimenti richiesto dalle tecnologie da utilizzare è elevatissimo, potrebbe davvero prendere in mano le redini dell’alimentazione. Ma il cibo è libertà, pace, in una parola democrazia. E se tutto dovesse concentrarsi nelle mani di pochi a rischio sarà la stessa tenuta democratica dei Paesi. Ecco perché la guerra al cibo in provetta ha un significato alto che non si può ridurre a difesa di interessi di parte, in questo caso gli agricoltori. E comunque sarebbe già un’azione meritoria. In ballo c’è la sicurezza alimentare dell’Europa, patria delle migliori eccellenze, e la tutela della salute dei cittadini. E se il problema se lo sta ponendo anche l’America di Trump forse vuol dire che quelli della Coldiretti non sono allarmismi ingiustificati. |
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