E’ mobilitazione, da siccità a import grano turco e pomodoro cinese
E’ scattata la mobilitazione della Coldiretti con blitz lungo tutta la Penisola che riguardano le principali emergenze del settore agricolo, come preannunciato all’incontro dei dirigenti territoriali a Roma. Se a Bari gli agricoltori di Coldiretti con gommoni e barche a vela sono andati all’arrembaggio della ‘nave fantasma’ carica di grano turco ‘immigrato a Salerno si è deciso di salpare dal porto dove al largo è in arrivata la nave con 40 container di concentrato di pomodoro cinese accusato di essere ottenuto con lo sfruttamento del lavoro delle minoranze. E a Palermo oltre ventimila agricoltori e allevatori sono scesi in piazza per chiedere alla Regione interventi immediati contro una siccità devastante, causata dal clima e da anni di incuria, che ha praticamente azzerato i raccolti e fa strage di animali nelle stalle, rimasti senza acqua né cibo. Nuove azioni sono preannunciate da Nord a Sud per tutelare il vero Made in Italy con il presidio dei terminali di scambio e di arrivo delle merci dall’estero ma anche affrontare altre questioni importanti a partire dall’emergenza cinghiali che non più tollerabile per i danni provocati agli agricoltori. A Palermo la maestosa manifestazione ha invaso le vie della città per riversarsi davanti a Palazzo d’Orleans, sede della Regione Siciliana, che Coldiretti indica come prima responsabile della drammatica situazione. Gli effetti della mancanza di pioggia sono stati, infatti, aggravati dall’immobilismo delle istituzioni locali rispetto alla necessità di effettuare gli interventi urgenti per garantire la disponibilità di acqua, tra strutture e tubazioni fatiscenti che disperdono anche quella poca presente e per questo si è deciso di presidiare giorno e notte la sede della Regione. Un vero è proprio accampamento con tende è stato infatti allestito dagli agricoltori della Coldiretti. Per salvare quello che resta dell’agricoltura siciliana – sottolinea Coldiretti – occorrono misure immediate per sostenere le aziende colpite dalla siccità e dal rincaro di tutti i costi di produzione, letteralmente triplicati, a partire dal prezzo dei foraggi per dare da mangiare agli animali, ma anche della stessa acqua, con le bollette che hanno raggiunto cifre astronomiche. In Puglia invece è finito sotto attacco l’import selvaggio di grano per impedire che venga spacciato come pane e pasta italiani. Serve uno stop alle importazioni sleali, introducendo con decisione il principio di reciprocità per fare in modo che tutti i prodotti che entrano nell’Unione rispettino gli stessi standard dal punto di vista ambientale, sanitario e del rispetto delle norme sul lavoro previsti nel mercato interno, poiché è intollerabile la concorrenza sleale che mette a rischio la salute dei cittadini e la sopravvivenza delle imprese agricole. A preoccupare sono gli arrivi dalla Turchia sulla quale grava peraltro il sospetto di triangolazioni dalla Russia. Lo scorso anno le importazioni di grano duro dalla Turchia sono aumentate di oltre l’800% e di oltre il 1000% dalla Russia rispetto all’anno precedente, mentre solo nei primi 2 mesi del 2024 sono arrivati quasi 35 milioni di chili di frumento duro turco che stanno mettendo a rischio la sopravvivenza di centinaia di aziende agricole, facendo crollare i prezzi del prodotto italiano proprio alla vigilia dei raccolti. Preoccupante l’arrivo a Salerno del concentrato di pomodoro cinese che secondo quanto denunciato anche dalla stampa internazionale è partito da Urumqi, nella tormentata regione autonoma cinese dello Xinjiang dove gli abusi nei confronti uiguri hanno spesso anche il volto del lavoro forzato utilizzato proprio nell’agricoltura. Ad evidenziarlo è una presa di posizione pubblica lanciata da tre dei gruppi più attivi sulla salvaguardia dei diritti della popolazione musulmana dello Xinjiang: Uyghur Human Rights Project, Uyghur American Association e Safeguard Defenders. Permettere che merci prodotte attraverso il lavoro forzato entrino nei suoi confini non solo è una violazione dei diritti umani, ma mina anche la credibilità della posizione dell’Italia sulla promozione e l’applicazione dei diritti umani dicono le Associazioni. Una esigenza ancora più urgente dopo l’accordo raggiunto da Parlamento e Consiglio Ue lo scorso marzo sul regolamento che vieta l’immissione e la messa a disposizione sul mercato dell’Unione alle merci ottenute dal lavoro forzato. Una norma sollecitata dalla Coldiretti che chiede il rispetto per tutte le importazioni del principio di reciprocità, cioè la necessità che “dietro tutti i cibi che arrivano sulle tavole ci sia un percorso di qualità che riguarda la tutela dei minori, oltre che del lavoro, dell’ambiente e della salute. Lo scorso anno l’Italia ha importato 85 milioni di chili di pomodoro trasformato cinese, proveniente in gran parte proprio dallo Xinjiang nonostante il fatto che gli Stati Uniti nel abbiano vietato l’importazione sul proprio territorio dal gennaio 2021 per evitare di sostenere il lavoro forzato. |
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