Emergenza cinghiali: Coldiretti torna in piazza e incassa l’impegno del Governo agli abbattimenti
Una battaglia che va avanti da anni, con quattro manifestazioni nazionali e tantissime a livello regionale e provinciale. Ma sull’emergenza cinghiali finora nessun atto concreto. Il 27 maggio la Coldiretti è tornata ancora una volta in piazza, nel cuore di Roma, a un passo dai palazzi della politica per lanciare un vero e proprio ultimatum. Basta con le promesse mancate, basta con le passerelle, è il momento di risposte concrete, hanno detto il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini e il segretario generale, Vincenzo Gesmundo. E dopo tante battaglie a stretto giro sono arrivate le prime risposte. Il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, ha infatti annunciato una ordinanza subito per l’abbattimento sul territorio nazionale e il prolungamento dell’attività venatoria. Con chiarezza Costa ha parlato della necessità di procedere al depopolamento dai cinghiali dai territori. Il sottosegretario ha anche assicurato che si proverà a restringere le zone rossa per consentire così agli allevatori di proseguire le attività. Bisogna iniziare subito con gli abbattimenti – ha ribadito – per tutelare l’ambiente. Riconoscendo così, come sostiene da sempre la Coldiretti, che chi investe sui territori opera nell’azione di contrasto al dissesto idrogeologico e non gli animali che creano solo danni. Ha anche sostenuto che i ristori sono importanti, ma la soluzione è il ripristino della normalità. Basta approcci ideologici, è l’ora di una politica pragmatica. Prandini di fronte a migliaia di agricoltori che con cartelli e slogan hanno espresso tutta la rabbia per non aver ottenuto finora risposte ha avuto parole dure nei confronti di quei politici che negli anni si sono limitati a passerelle e promesse. Ma il 27 maggio le risposte concrete sono arrivate: “Forse perché – si è chiesto il presidente della Coldiretti- i cinghiali sono arrivati a Roma?. Se dobbiamo produrre di più a causa del Covid e della guerra non possiamo più permettere che i cinghiali distruggano i raccolti e mettano a rischio agricoltori e cittadini. Oggi festeggiamo il fatto che duecentomila ettari ci siano stati riconsegnati per coltivarli ma a causa dei cinghiali ne abbiamo persi ottocentomila, mettendo a rischio la nostra capacità produttiva in un momento peraltro delicato. Ma quale Paese non interviene mentre con 2,3 milioni di cinghiali la situazione è assolutamente fuori controllo”. Ha ricordato i numerosissimi incidenti provocati dai cinghiali, l’ultimo in provincia di Caserta con un ragazzo di 17 anni morto e l’altro di 18 anni in condizioni gravissime. A quanti incidenti ancora si deve assistere? Bisogna mettere in sicurezza cittadini e contadini. La Coldiretti non si accontenta però solo di misure per tamponare l’emergenza. “Vogliamo – ha dichiarato Prandini – la modifica dell’articolo 19 della legge 157 sulla caccia. Il contenimento dei cinghiali e della fauna selvatica va fatto tutto l’anno. Prandini ha poi fatto riferimento alle difficoltà del settore dei suini. Bruxelles- ha ricordato – impone di abbattere i suini nelle zone colpite dalla peste dei cinghiali. ”Così uccidiamo animali sani e non possiamo dare prodotti alimentari ai cittadini mentre cresce la povertà”. Ha poi evidenziato come i veri ambientalisti e animalisti siano proprio gli allevatori e gli agricoltori. Bene dunque l’impegno assunto dal sottosegretario Costa anche se Prandini ha denunciato l’ottusità della burocrazia. In una lettera inviata, un funzionario avrebbe infatti detto di considerare “la situazione sotto controllo”. “Ma chi dice che non c’è problema? Chi dalla sua scrivania non vede i campi distrutti. Vogliamo dare un futuro agli agricoltori e ai nostri giovani per creare condizioni che consentano loro di rimanere”. Non è più possibile – ha aggiunto Veronica Barbati, delegata Giovani Coldiretti- che tutti parlino di clima e sostenibilità. Basta, noi agricoltori sappiamo bene cosa fare. Vogliamo restare perché questo è l’unico settore che può darci fiducia. Ma serve equilibrio. La carne di maiale è sana – ha aggiunto Chiara Bortolas, presidente delle donne Coldiretti- dobbiamo vendere ed esportare. Serve un patto con i Comuni e le regioni perché dobbiamo assolutamente rendere sicuri i territori, per gli agricoltori e per i cittadini. Basta seminare se poi a raccogliere sono i cinghiali: noi le sementi le abbiamo pagate e dunque vogliamo ritrovare i prodotti nei campi. I suinicoltori hanno paura – ha incalzato David Granieri, presidente della Coldiretti Lazio e vice presidente nazionale- e ci stiamo battendo per difendere le nostre aziende che rappresentano l’economia reale. Ha anche denunciato come finora non è stato fatto nulla: ma ora non siamo più disposti ad accettare e facciamo di tutto per farci rispettare. Il responsabile del settore zootecnico di Coldiretti, Giorgio Apostoli, ha affermato da parte sua che moltissimi allevamenti manifestano disagi, e l’unica speranza è affidata alle battaglie della Coldiretti. Si tratta di un settore economico rilevante che vale 20 miliardi e 100mila addetti. E ora c’è il rischio del blocco dell’export per una filiera che vanta 30 Dop. Sui danni economici ha fatto riferimento anche il direttore generale della cooperativa Opas, Valerio Pozzi che ha ricordato come dopo l’allevamento il secondo il livello sia proprio la cooperativa. Con la peste dei cinghiali Cina e Giappone hanno già fermato gli acquisti di prodotti Dop italiani. Così si mette in discussione il futuro del settore e l’occupazione. |
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