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Etichetta trasparente, infrastrutture e bonus verde: la ricetta Coldiretti per salvare piante e fiori made in Italy

Bonus verde, potenziamento dei servizi fitosanitari, ricerca, logistica, semplificazione, etichettatura di origine per piante fiori made in Italy, politica europea e utilizzo efficace dei fondi del Pnrr. Nella due giorni promossa a Giarre (in provincia di Catania), presso il Parco Botanico Radice Pura dei Vivai Faro, la Coldiretti ha messo sul tavolo potenzialità e criticità del florovivaismo italiano, un settore su cui l’organizzazione sta puntando molto e che come l’agroalimentare viene considerato strategico per perseguire il rilancio economico e centrare gli obiettivi della sfida ambientale sostenuti da G20 e Cop 26.

L’incontro conclusivo che si è svolto il 12 novembre ha visto tra i protagonisti con il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini e il segretario generale Vincenzo Gesmundo, il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, il presidente della Consulta del Florovivaismo di Coldiretti, Mario Faro, la coordinatrice e presidente di Assofloro, Nada Forbici, l’europarlamentare, Paolo De Castro, il professor Giorgio Vacchiano dell’ Università Agli Studi di Milano La Statale e l’Assessore alle Attività produttive della Regione Sicilia Girolamo Turano.

Tutti a consulto al tavolo del florovivaismo un settore che come ha spiegato Gesmundo mette in campo numeri rilevanti con un fatturato di oltre 2,7 miliardi, 100mila addetti e 200mila nell’indotto e 27 mila aziende. Il segretario generale di Coldiretti ha rilanciato la necessità di arrivare anche per le produzioni del settore a una etichetta che ne garantisca la provenienza e la qualità. Per le piante si aprono possibilità sterminate partendo dall’indicazione del G 20 di mettere a dimora mille miliardi di alberi da qui al 2030. Che per l’Italia significano 4 miliardi di piante. Ma per questo servono sforzi a tutti i livelli dalla ricerca alla Pubblica amministrazione. Le foreste sono infatti al centro di una strategia di lotta all’inquinamento e ai cambiamenti climatici.

Sui benefici in termini di assorbimento dell’inquinamento e delle piogge si è soffermato il professor Vacchiano che ha però evidenziato che raggiungere 200mila ettari di nuovi boschi in Italia richiede un coordinamento nazionale perché bisogna chiarire gli obiettivi, su cosa si vuole piantare soprattutto per avere le specie giuste nei posti giusti. E bisogna tener conto dei tempi e della ricerca per disporre di piante da adattare al clima che verrà.

Forbici nel suo ruolo di coordinartore della consulta florovivaistica di Coldiretti, ha acceso subito i riflettori sui problemi fitosanitari. Oggi gli scambi commerciali – ha detto – ci portano organismi nocivi per i quali non si trovano antagonisti. E questo provoca l’immediato blocco delle vendite che per i produttori sono ossigeno vitale. Da qui l’invito ad attivare la ricerca perché le emergenze vanno bloccate subito: ”le imprese non possono aspettare i tempi della burocrazia”. Anche per Forbici è importante l’etichetta che garantisca il Made in Italy. La coordinatrice della Consulta ha anche denunciato l’import di fiori recisi che hanno portato “alla morte” del fiore nazionale. E così l’Italia è invasa da prodotti malsani realizzati con fitofarmaci vietati nel nostro Paese.

Bene poi il bonus verde confermato dalla Legge di Bilancio per un triennio, ma per Forbici il 36% di detrazione è insufficiente e ha chiesto quindi di alzarlo al 50%. Ha infine concluso ricordando la necessità di pianificazione e di contratti di coltivazione con la Pubblica amministrazione perché l’imprenditore deve avere la sicurezza che le piante le vende. E poi una considerazione: le nuove regole sulle pratiche sleali commerciali sono importanti, ma “perché la pubblica amministrazione ci fa attendere otto mesi per collaudi ed emissione di fatture?”.

De Castro ha garantito l’impegno a sostenere le istanze di trasparenza dei produttori e ha ricordato come nella Ue l’ok all’etichetta trasparente obbligatoria sia a portata di mano. E questo deve riguardare non solo i prodotti alimentari, ma anche quelli florovivaistici. Così come vanno regolati meglio i rapporti nella filiera.
Il ministro Patuanelli per prima cosa ha accolto l’invito lanciato dalla Coldiretti di partire dalle scuole per educare a una corretta alimentazione e al verde e ha annunciato un miliardo stanziato dal ministero dell’Istruzione per le infrastrutture scolastiche in cui rientra anche la piantumazione di nuovi alberi. Ha anche sottolineato come il settore abbia sofferto molto per la pandemia ma ha anche detto che è riuscito a reagire e a rialzarsi e le prospettive sono allettanti. La tutela del made in Italy- ha aggiunto- è un obiettivo primario perché il consumatore deve sapere cosa acquista e deve ottenere informazioni per procedere a una spesa consapevole. Sul bonus verde “mi sarebbe piaciuto un valore superiore del credito d’imposta”, ma ha anche sottolineato che la scelta di renderlo triennale consente ai produttori di programmare. E comunque- ha concluso- bisogna investire nel verde per captare la Co2 e bisogna cambiare passo perché in Italia finora sono state realizzate infrastrutture senza rispettare il verde.
Il presidente della Consulta Florovivaistica di Coldiretti e padrone di casa, Mario Faro, ha ricordato le eccellenze italiane, ma ha anche lamentato la mancanza del sistema Paese. Dobbiamo arrivare a vietare la vendita di piante che usano pesticidi messi al bando -ha detto – le portiamo nelle nostre case e le inseriamo anche nei circuiti dei rifiuti.
Il presidente Prandini nelle sue conclusioni è partito dalle criticità nel campo dei fitosanitario e ha riaffermato la necessità di perseguire il principio della reciprocità, fondamentale nei confronti dei Paesi terzi che devono rispettare le stesse regole dell’Unione europea. Il florovivaismo – ha sottolineato – è un settore straordinario sottovalutato per anni. E la nuova attenzione la chiede il mondo per raggiungere gli obiettivi del G20 e di Cop 26 e mettere in campo ciò che servirà alle future generazioni.
Ha rilanciato poi la necessità di un piano di investimenti nelle strutture idriche necessarie per cibo e fiori. L’Italia oggi infatti trattiene solo il 10% dell’acqua piovana mentre da qui al 2030 bisognerà arrivare al 50% di quella trattenuta. Per la gestione delle risorse servono, secondo il presidente della Coldiretti, nuovi bacini di accumulo.
Quanto al bonus ha spiegato che sarà un acceleratore per il settore. Grazie al bonus nel 2019 sono stati investiti oltre 100 milioni. Per Prandini, quindi, si dovrebbe portare la detrazione al 50% elevando a 10mila l’importo massimo di spesa e applicando l’Iva agevolata al 10%.
E’ stata giudicata importante poi la sfida già inserita nel Recovery di 50 milioni di piante nelle città metropolitane che però – ha aggiunto il presidente di Coldiretti – vanno estese anche alle aree interne. In questo modo potrebbero avere un impatto positivo anche in settori come la zootecnia dando importanti risposte ambientali e territoriali. La grande sfida è di usare al meglio le risorse perché solo così “consegneremo un territorio migliore alle nuove generazioni”.

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