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Fao: volano i prezzi del cibo ma agricoltori pagati il 13,7% in meno

Volano i prezzi del cibo per la spesa delle famiglie nei diversi continenti ma ai contadini i prodotti agricoli vengono pagati il 13,7% in meno. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base alle quotazioni dell’indice Fao che nel 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, fa registrare cali che vanno dal -17% per il latte alla stalla al -15% per i cereali nei campi.

Se i prezzi pagati ai contadini sono crollati nel 2023 è cresciuta l’inflazione alimentare sia nei paesi ricchi che in quelli poveri, con i prezzi del cibo che sono aumentati su valori che vanno dal +2,9% in Usa al +6,8% nell’Unione Europea, dove in Italia l’incremento è stato de 5,9%. Ma la situazione più difficile si registra nei Paesi poveri con balzi per fare la spesa alimentare che vanno dal +23,1% del Burundi al +27,5% del Pakistan fino al +32,2% del Ghana, secondo l’analisi della Coldiretti a novembre.

Una speculazione sulla fame favorita dal fatto che l’andamento delle quotazioni dei prodotti agricoli è sempre più condizionata dai movimenti di capitale che si spostano con facilità dai mercati finanziari a quelli delle materie prime come il petrolio, i metalli preziosi fino al grano. Le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati “future” uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto. Il risultato è l’inflazione e la povertà alimentare nei Paesi più ricchi ma anche gravi carestie e la malnutrizione nei Paesi meno sviluppati.

Un andamento che ha portato a livello nazionale al contenimento dei consumi alimentari con gli italiani che spendono di più per mangiare di meno, mentre i produttori agricoli non coprono i costi di produzione. In questo contesto è importante nel Pnrr l’aumento dei fondi per l’agroalimentare destinati agli accordi nella filiera per salvare la spesa delle famiglie italiane e sostenere l’approvvigionamento alimentare del Paese. Un’occasione unica, che non va sprecata per crescere e garantire una più equa distribuzione del valore lungo la filiera, dal produttore al consumatore.

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