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Florovivaismo: crescono le esportazioni ma pesano costi di produzione, logistica e barriere fitosanitarie

Nel corso degli anni il florovivaismo italiano ha saputo e dovuto reinventarsi a causa delle crisi determinate dalla globalizzazione degli scambi, perdendo terreno sui fiori recisi, a causa della concorrenza spesso sleale di produzioni poco etiche e che non rispettano le stringenti normative ambientali nazionali, inventandosi nuovi percorsi nelle piante in vaso, da esterni, nelle fronde, etc., riemergendo come paese protagonista nello scenario delle produzioni florovivaistiche, nonostante le difficoltà provocate al settore dalla chiusura di molte destinazioni per pretestuose motivazioni fitosanitarie.

L’emergenza Coronavirus ha messo in crisi uno dei settori più belli e amati del made in Italy, ma i dati delle dei primi 10 mesi del 2021, gli ultimi disponibili, mostrano una importante ripresa dell’export, con il superamento, in valore, di un miliardo di euro di prodotti florovivaistici italiani destinati all’estero. Per la precisione si tratta di 1.006.705.947 euro, in crescita del 24% rispetto allo stesso periodo del 2020 (erano 808.443.923 euro).

Ma quali sono le principali destinazioni delle produzioni di piante e fiori italiane? Ecco la graduatoria:

1) Francia 209.861.013 €

2) Germania 178.358.080 €

3) Paesi Bassi 173.395.173 €

4) Regno Unito 57.951.013 €

5) Svizzera 56.397.169 €

6) Belgio 33.487.521 €

7) Austria 29.923.453 €

8) Spagna 27.915.518 €

9) Russia 16.873.104 €

10) Romania 15.051.122 €

In leggero aumento risultano le importazioni, che passano da 443.795.251 euro dei primi 10 mesi del 2020, a 472.766.208 euro dello stesso periodo del 2021 (+6%).

Ecco le prime dieci provenienze:

1) Paesi Bassi 347.663.295 €

2) Spagna 20.847.584 €

3) Germania 19.950.501 €

4) Polonia 13.833.341 €

5) Francia 11.232.801 €

6) Belgio 10.820.591 €

7) Grecia 10.740.636 €

8) Thailandia 5.796.033 €

9) Cina 3.412.258 €

10) Kenya 3.001.409 €

Complessivamente, sempre nei primi 10 mesi del 2021, il saldo degli scambi risulta attivo per oltre 533 milioni di euro.

Questa ripresa rischia ora di venire messa in difficoltà dalla tumultuosa crescita dei costi energetici e delle materie prime che stanno portando i costi di produzione a livelli insostenibili, penalizzando ulteriormente le produzioni italiane già svantaggiate da una logistica complicata che vede la maggior parte delle merci movimentata su gomma.

Ancora da risolvere, poi, le difficoltà di esportazione verso molti paesi che si affacciano sulla parte meridionale del bacino del Mediterraneo, con problematiche fitosanitarie che stanno penalizzando destinazioni che crescevano con ritmi importanti.

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