Florovivaismo: export record nel 2021, ma i costi di produzione frenano la produzione
Nel corso degli anni il florovivaismo italiano ha saputo e dovuto reinventarsi a causa delle crisi determinate dalla globalizzazione degli scambi, perdendo terreno sui fiori recisi, a causa della concorrenza spesso sleale di produzioni, poco etiche e che non rispettano le stringenti normative ambientali nazionali, inventandosi nuovi percorsi nelle piante in vaso, da esterni, nelle fronde, etc., riemergendo come paese protagonista nello scenario delle produzioni florovivaistiche, nonostante le difficoltà provocate al settore dalla chiusura di molte destinazioni per pretestuose motivazioni fitosanitarie. L’emergenza Coronavirus ha messo in crisi uno dei settori più belli e amati del made in Italy, ma ha fatto riscoprire a tutti l’importanza delle piante e del verde. L’Istat ha reso disponibili i dati completi delle esportazioni 2021, dati che mostrano una importante ripresa dell’export, con il superamento, in valore, di un miliardo di euro di prodotti florovivaistici italiani destinati all’estero. Per la precisione si tratta di 1.146.762.653 euro, in crescita del 22% rispetto allo stesso periodo del 2020 (erano 937.756.550 euro), a fronte di 584.289.967 euro di importazioni (+8%, erano 539.989.177 euro nel 2020), per un saldo positivo pari a 562.472.686 euro in crescita del 41% rispetto al 2020. Prima destinazione dei prodotti florovivaistici italiani la Francia con 251,2 milioni di euro, seguita dai Paesi Bassi (205,7 milioni di euro), che sono anche il principale fornitore dell’Italia con 426,3 milioni di euro. Questa ripresa rischia ora di venire messa in difficoltà dalla guerra che appesantisce ulteriormente la tumultuosa crescita dei costi energetici e delle materie prime che stanno portando i costi di produzione a livelli insostenibili, penalizzando ulteriormente le produzioni italiane, in serra e non, già svantaggiate anche da una logistica complicata che vede la maggior parte delle merci movimentata su gomma. |