il Punto Coldiretti

Fronte unito contro il cibo sintetico, il prossimo Governo punta sull’agroalimentare

Il mondo politico al Villaggio della Coldiretti ha fatto quadrato sull’azione della Coldiretti di contrastare con ogni mezzo l’arrivo dei prodotti realizzati in provetta, dalla carne al latte finti. Giorgia Meloni, alla sua prima uscita pubblica dopo le elezioni, ha firmato la petizione mondiale per fermare lo sbarco a tavola del cibo sintetico promossa da World Farmers Markets Coalition, World Farmers Organization, Farm Europe, Coldiretti e Filiera Italia, accogliendo le istanze della Coldiretti.

Oltre al presidente del Consiglio in pectore, era affollatissimo il parterre politico: il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, una folta schiera di parlamentari neo eletti , il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, ex ministri (Paolo De Castro, attualmente europarlamentare, Gianni Alemanno, Gian Marco Centinaio, sottosegretario al Mipaaf, Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione Univerde). E poi esponenti di spicco del mondo delle imprese e delle istituzioni, Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, Catia Bastioli, Ad di Novamont, Massimiliano Cattozzi di intesa Sanpaolo, Marco Hannappel, presidente e Ad di Philip Morris, Stefano Goberti ad di Plenitude, Gianpiero Strisciuglio, ad di Mercitalia Logistics e Responsabile Polo logistica Gruppo FS, Matteo Leonardi di Ecco climate (think tank italiano per il clima), Carlo Ferro, presidente dell’Ice.

Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini e il segretario generale Vincenzo Gesmundo hanno messo sul tavolo tutte le criticità del settore, ma soprattutto hanno acceso i riflettori sui prodotti realizzati in laboratorio che sono stati il leit motive della tre giorni. Un tema che è apparso ancora più drammatico perché in contrasto con la grande bellezza dell’agricoltura italiana schierata al Villaggio.

La carne finta – ha detto il segretario generale, Vincenzo Gesmundo – rientra in un disegno che sembra messo a punto per mettere in difficoltà le eccellenze italiane. Il Nutriscore, la direttiva sui fitosanitari che porterebbe a un drastico taglio della produzione nazionale, l’equiparazione delle stalle alle ciminiere e poi, ancora, il vino demonizzato e soprattutto i prodotti alimentari creati in laboratorio come la carne finta o il latte (leit motive della tre giorni), senza dimenticare gli insetti nel piatto sdoganati da Bruxelles (protagonisti al Villaggio alla prima mostra degli orrori a tavoli allestita). Ma in prima linea il cibo finto. Gesmundo ha lamentato l’ assenza di considerazione politica su un tema tanto importante, perché il cibo sintetico sta arrivando.

Il segretario generale di Coldiretti ha affermato che si stanno impegnando 250 milioni di dollari sulla comunicazione, ma non per parlare di cibo sintetico ma per tenere il tema sotto il pelo dell’acqua. Venti persone nel mondo che già hanno concentrato nelle loro mani farmaceutica e comunicazione vogliono impossessarsi anche del cibo imponendo una dieta globale che Gesmundo ha definito “una forma di colonialismo” . E le armi per combatterlo sono i farmers market. Tanti temi dunque, tutti fondamentali per il futuro del settore.

E al Villaggio sono arrivate anche le prime risposte dei rappresentanti del Governo che verrà.

Giorgia Meloni ha dato in diretta le prime risposte alle sfide poste dal Presidente Prandini. La carne in provetta – ha dichiarato il numero uno della Coldiretti – cancella l’identità popolare di una intera nazione. Ha anche aggiunto come dietro l’alibi della tutela ambientale si nascondano speculazioni che portano al cibo sintetico. “Non dobbiamo essere demonizzati,- questo il messaggio lanciato al presidente di Fratelli d’Italia – siamo l’Italia che produce e non delocalizza, che si sporca le mani, ma anche quella che coltiva intelligenze. Siamo l’Italia che ama l’Italia, per questo vogliamo che il nostro Paese torni a essere protagonista. L’Europa senza l’Italia non ci sarà.

“Il Paese – ha aggiunto Prandini – deve assumere un ruolo centrale nel confronto politico con l’Unione europea contro quella Ue figlia di egoismi”. Con un preciso riferimento all’Olanda e alla Germania che negli ultimi giorni si è opposta al tetto del gas e ha stanziato 200 miliardi innestando un meccanismo che alimenta egoismi e concorrenza sleale. Prandini ha rilanciato i cinque punti della proposta per il nuovo esecutivo, maturati dopo un anno difficile. Ha detto alla Meloni che la Coldiretti c’è : sulle rinnovabili, e a questo proposito ha denunciato che sono ferme per la burocrazia mille domande di impianti di biometano e biogas, sul Pnrr perché non si possono sprecare risorse. Ma l’errore è aver dato il 30% dei finanziamenti ai Comuni che non sono in grado di spendere. “Serve un progetto- ha ribadito Prandini – di carattere strategico che interessi in particolar modo le infrastrutture a partire da quelle del mare”. L’obiettivo, secondo il presidente della Coldiretti, è di fare dell’Italia un grande centro logistico.

Ha anche proposto alla Meloni la creazione di un ministero della Sovranità alimentare perché oggi le competenze sono sparse in troppi ministeri. A parte le materie della Sanità, i temi del ministero dello Sviluppo economico e della Transizione ecologica, secondo Prandini, dovrebbero essere affidate al ministero agricolo.

Ma come intervento immediato, da realizzare nei primi cento giorni, Prandini ha chiesto il contenimento alla fauna selvatica ”non ne possiamo più di raccolti distrutti al 70%, anche così si compromettere la possibilità di svolgere l’attività anche e soprattutto ai giovani”.

Meloni ha confermato che ha scelto di limitare le uscite pubbliche per dedicarsi anima e corpo a cose urgenti, perché se chiamati a governare (ha detto scaramanticamente) abbiamo già in mente risposte immediate ai problemi della nazione. Per la Coldiretti ha fatto un’eccezione. Ha voluto essere al Villaggio contadino perché è un momento particolare e difficile per il sistema produttivo e in particolare per l’agroalimentare. E poi ha lanciato un messaggio preciso: modificare il rapporto tra lo Stato e i cittadini e le imprese con un obiettivo “non disturbare chi vuole fare”. E poi un obiettivo: restituire una strategia industriale al Paese che non può prescindere dagli elementi più identificativi nel mondo globale e tra questi c’è il comparto agroalimentare. “Voglio lavorare molto su questo comparto – ha assicurato – che oggi versa in condizioni difficili tra pandemia, eventi meteo, siccità e aumento dei costi. Diverse aziende producono in perdita e questo non ce lo possiamo permette. Questa tendenza – ha aggiunto- si può invertire”. La linea del nuovo Governo dunque è di uscire dalla logica delle sole compensazioni delle bollette, perché così si regalano i soldi alla speculazione, mentre “la speculazione va fermata”. “Bisogna partire da interessi nazionali per trovare soluzioni comuni”. E sulla questione gas “confido che ci siano margini per trovare una soluzione”.

Ha insistito sull’agroalimentare perché “è interesse nazionale rendere più forte l’economia della nazione”. Sul fronte nazionale e Ue ha indicato tre priorità: sostenibilità, ma eliminando quei vincoli assurdi con cui si sono trovate a lavorare le imprese, perché “bisogna difendere anche la sostenibilità economica e sociale”; protezione della qualità con la tutela delle filiere contro il Nutriscore e la sovranità alimentare. La globalizzazione senza regole ha fallito – ha evidenziato – l’Italia in particolare si è indebolita e ora dipende da tutti e per tutto. La strategia di Meloni è di controllare le catene di approvvigionamenti altrimenti il Paese è in balia degli eventi. E soprattutto ha confermato di “non voler fare da soli”, ma coinvolgendo chi“ i problemi li vive tutti i giorni” per arrivare così a “soluzioni condivise”.

 

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