Grande sete al sud e alluvioni al nord
La grande sete non dà tregua al Sud e la Coldiretti si è mobilitata. In Puglia gli agricoltori hanno addirittura incatenato i trattori davanti ai cancelli di Pozzo della Parata a Bitonto. Manca l’acqua, ma mancano anche le strutture idriche. La situazione è gravissima in Sicilia, Puglia, Calabria, Basilicata e Sardegna dove sono allo stremo colture e animali. E resta la grande sfida di raccogliere l’acqua piovana, oggi se ne trattiene l’11%, l’obiettivo è arrivare almeno al 50%. E mentre il Sud soffoca nel Nord le grandi piogge e i conseguenti allagamenti ed esondazioni stanno devastando i campi di pomodoro, frutteti e grano, mentre gli agricoltori non possono seminare il mais. Un ennesimo allarme è stato lanciato dall’Anbi che, sulla base dei dati di un recente rapporto del Censis, ha evidenziato come dal 1980 al 2022 i cambiamenti climatici abbiano provocato danni per 111 miliardi. Nell’Unione europea l’Italia risulta la più penalizzata, con un’impresa su quattro che si trova in territori a rischio di frane o alluvioni. E l’agricoltura, con l’ 85% delle colture irrigue, è il settore più esposto alle conseguenze del cambiamento climatico. I danni stimati nel periodo 2022/2024 tra siccità e alluvioni ammontano a 20 miliardi. La crisi idrica, denuncia l’Anbi, rappresenta anche una “minaccia per la coesione dell’intero Paese, in quanto amplifica i contrasti tra gli accresciuti portatori di interesse sulla risorsa d’acqua ( ambiente naturale, comunità civili ed economico-produttive, campo energetico, settore agricolo, ecc) pregiudicando lo sviluppo socio-economico dell’Italia dove la spesa pubblica per risarcire i danni provocati da alluvioni, frane e siccità è dieci volte superiore a quella impegnata per la prevenzione”. |
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