il Punto Coldiretti

Il 2024 è stato l’anno più bollente di sempre in Italia e nel mondo

Il 2024 si classifica in Italia come l’anno più caldo di sempre con una temperatura superiore di 1,35 gradi la media storica, la piu’ alta mai registrata nel periodo dal 1800, quando sono iniziate le rilevazioni. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sui dati Isac Cnr che evidenzia come l’anomalia sia stata più pesante al centro sud (+1,44 gradi) rispetto al nord (+1,22 gradi). 

Cambia dunque la classifica degli anni più roventi negli ultimi due secoli che si concentra nell’ultimo decennio e comprende nell’ordine dopo il 2024, il 2023, il 2022, il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020, secondo le elaborazioni dell’Osservatorio Coldiretti. L’anno più caldo di sempre è stato accompagnato in Italia, secondo elaborazioni su dati Eswd, da una media di quasi 11 eventi estremi al giorno lungo la Penisola, tra grandinate, trombe d’aria, bombe d’acqua, ondate di calore, freddo con gelate improvvise e tempeste di vento con pesanti effetti anche sull’attività economiche a partire dall’agricoltura.

Sono infatti saliti a 9 miliardi di euro i danni causati nel 2024 dai cambiamenti climatici e dalle epidemie all’agricoltura italiana, con un impatto dirompente sui redditi delle imprese, già alle prese con i problemi causati dalla concorrenza sleale delle importazioni dall’estero e dagli elevati costi di produzione secondo  il bilancio dell’annata nei campi tracciato dalla Coldiretti. Con i periodi di siccità destinati a diventare sempre più lunghi, intensi ed estesi è urgente realizzare un piano nazionale sugli invasi per garantire acqua a imprese e cittadini.

La Coldiretti propone la realizzazione di un piano invasi dotati di sistemi di pompaggio, che permetterebbe non solo di assicurare l’approvvigionamento idrico durante i periodi di siccità, ma anche di ridurre gli effetti devastanti delle piogge e degli acquazzoni sempre più intensi, che aggravano il fenomeno dello scorrimento dell’acqua nei canali asciutti. Il progetto, che potrebbe partire immediatamente, prevede la creazione di una rete di bacini di accumulo costruiti senza l’uso di cemento, ma con pietre locali e terra di scavo, utilizzando i materiali già presenti in loco.

Questi bacini avrebbero la funzione di raccogliere l’acqua piovana e utilizzarla in caso di necessità. L’intento è di raddoppiare la capacità di raccolta dell’acqua piovana, rendendola disponibile per usi civili, per l’agricoltura e per la produzione di energia idroelettrica pulita, oltre a contribuire alla gestione delle piogge abbondanti e a prevenire il rischio di inondazioni. In questo contesto, è essenziale anche il recupero e la manutenzione degli invasi già esistenti nel territorio.

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