Il coraggio di andare controcorrente
Se c’è un filo rosso che unisce gli 80 anni di storia della Coldiretti è sicuramente il coraggio di andare controcorrente con scelte originali capaci di anticipare i tempi. Solo così si può comprendere il grande successo delle 96 Assemblee territoriali svolte in contemporanea su tutto il territorio nazionale con la presenza di 65mila agricoltori associati. Dopo anni di pandemia che sembravano dover sancire l’inesorabile affermarsi di un mondo virtuale fatto di smart working, call e assemblee on line, il popolo della Coldiretti ha scelto di tornare a guardarsi negli occhi perché c’è bisogno di stare insieme per crescere. Un ritorno al futuro sul quale si costruisce il rapporto umano e la fiducia che sono alla base della partecipazione associativa. Il coraggio di andare controcorrente viene in realtà da lontano con Paolo Bonomi che, quando il mondo della rappresentanza sembrava doversi dividere tra grande latifondo e braccianti, scelse con successo di fondare nel dopoguerra la Coldiretti per dare voce in agricoltura all’impresa familiare che è poi diventata, nelle sue diverse forme, il modello vincente in tutte le economie avanzate. Una capacità di visione che si è mantenuta anche nel nuovo millennio quando di fronte al mito industriale della produttività a tutti i costi la Coldiretti ha promosso nel 2001 la legge di orientamento per consentire alle imprese di esprimere la propria multifunzionalità nella fornitura di servizi innovativi. E tra questi l’esperienza della vendita diretta che sembrava dover scomparire tra i ricordi del passato e si è invece fatto strada tra i gruppi della grande distribuzione ed oggi Campagna Amica è un modello in tutto il mondo con 15.000 agricoltori coinvolti in circa 1.200 farmers market per un fatturato nazionale della filiera corta con vendita diretta che raggiunge i 6 miliardi di euro all’anno. E mentre nelle Università si insegnava che la competitività nei campi poteva essere raggiunta solo con l’offerta di grandi quantità di prodotto da offrire al più basso prezzo, la Coldiretti ha puntato sulla distintività contro l’omologazione offrendo opportunità di reddito a molte imprese ma anche un contributo alla salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità in aree che sarebbero state destinate all’abbandono. Una battaglia sostenuta con la trasparenza, l’etichetta Made in Italy è il contrasto all’italian sounding che sembrava allora un male inesorabile. Un impegno che ha fatto diventare l’Italia leader mondiale nella qualità nonostante le resistenze di quanti (anche nelle altre rappresentanze) puntavano solo sulle cosiddette commodities che sarebbero dovute diventare il perno della competitività agricola del Paese. Come non ricordare poi a cavallo del nuovo secolo il braccio di ferro della Coldiretti sugli Ogm contro giganti come le multinazionali e i poteri forti che li dipingevano come il futuro dell’agricoltura. Non si poteva consentire che l’Italia patria dei prodotti naturali e identitari perdesse il suo patrimonio di biodiversità con introduzioni innaturali nel Dna delle coltivazioni di geni di altre specie, anche animali. Un protagonismo della Coldiretti che finisce addirittura nei file segreti di wikileaks di Julian Assange perchè gli Stati Uniti erano preoccupati per la chiusura dei mercati di sbocco delle proprie multinazionali. Il risultato finale è che, nonostante le pressioni per presentare gli Ogm come il futuro dell’agricoltura, oggi praticamente nessun Paese europeo li coltiva. Ma la Coldiretti è stata anche la sola organizzazione agricola a scendere in piazza nel 2015 contro l’ accordo di libero scambio con il Canada (CETA) che non rispetta il principio di reciprocità spalancando le porte all’importazione di grano trattato in preraccolta con glifosato secondo modalità vietate in Italia che non ha mai ratificato il Ceta e a fine marzo 2024 anche i senatori francesi hanno votato contro. Una capacità di anticipare i tempi confermata più recentemente con la raccolta di firme che ha portato alla legge per fermare il cibo sintetico in Italia che è diventata un modello in Europa e in diversi i Stati degli Usa. Una vittoria apprezzata da gran parte degli italiani che conferma la sintonia della Coldiretti con i cittadini. Ma anche un impegno per il futuro che dimostra che la ricerca della modernità va fatta valorizzando le radici, la propria identità popolare e la forza sul territorio dove la Coldiretti puo’ contare una straordinaria presenza capillare grazie a 20 federazioni regionali, 95 federazioni interprovinciali e provinciali, 869 Uffici di Zona e 3.576 sezioni comunali. |
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