il Punto Coldiretti

Il gusto amaro della carne di Bezos

Sostenibilità, clima, ambiente, parole d’ordine condivisibili, ma che possono diventare anche un comodo alibi per coprire tutto, anche affari milionari (in dollari) che, sempre in nome del bene dell’umanità, puntano a stravolgere diete secolari. 

Jeff Bezos , che ha superato in consistenza patrimoniale  Elon Musk diventando così l’uomo più ricco del pianeta, ha annunciato un investimento di 60 milioni di dollari per dare gusto alla carne prodotta in laboratorio.

L’organizzazione filantropica che fa capo a Bezos sta sperimentando nuove strade per “creare” proteine alternative. 

Su ingredienti e riduzione dei costi saranno   impegnati centri di ricerca che il miliardario è pronto a finanziare nei prossimi cinque anni.

La motivazione naturalmente è nel segno dell’etica: sfamare la crescente popolazione mondiale senza sfregiare il pianeta.

Ma per convincere i consumatori a virare verso la carne sintetica occorre renderla sapida e appetibile ed è quello che con i milioni in dollari si intende fare.

Oggi infatti il problema è legato ai costi elevatissimi che dunque consentirebbero solo ai ricchi di portare in tavola questi prodotti, ma anche al gusto. E così mentre in alcuni Stati dell’America si sta facendo retromarcia su questi cibi-non cibi, Bezos sembra pronto a rilanciare.

E cosa c’è di meglio per sostenere la necessità di sostituire le stalle con le fabbriche che attribuire agli allevamenti tutte le colpe dell’inquinamento mondiale perché indicati come i principali responsabili delle emissioni. Fake news.

L’università della California ha smentito questa tesi stimando che se i bioreattori dovessero prendere il posto degli allevamenti le emissioni potrebbero aumentare fino a 24 volte. Se cade dunque questo principio (e non ci vuole molto per capire la differenza tra  gli animali e le ciminiere) si sgretola una parte importante della costruzione ambientalista  sostenuta da chi fa il tifo (anche in Italia purtroppo) per gli alimenti a base cellulare. In Italia la legge che vieta questi prodotti “alternativi” c’è e anche gran parte dei paesi europei si sta allineando alla posizione italiana. ù

Ma il fatto che siano scesi in campo pezzi da Novanta del livello di Bezos dimostra che l’”affaire” potrebbe diventare assai sostanzioso e dunque è da mettere in campo una lotta senza quartiere nei confronti di chi (solo ed esclusivamente Coldiretti) dalle prime accensioni dei bioreattori ha alzato gli scudi.

Ma l’attenzione deve rimanere alta, perché in questo momento di grande confusione su chi rappresenta davvero la vera agricoltura e nella gara a chi grida di più si rischia di oscurare il tema della produzione alimentare in provetta che potrebbe davvero cambiare non solo i destini degli agricoltori (veri) ma anche il futuro alimentare dei cittadini del mondo.

Solo la granitica Coldiretti è riuscita a vincere il primo round portando a casa la legge, ma il cammino non è facile. Non si può sottovalutare la forza anche sul piano della comunicazione di personaggi del calibro del proprietario di Amazon e del Washington Post nonché fondatore di Blue Origin (voli spaziali).

Il gioco può diventare molto duro e non solo l’Italia, ma anche la Ue, rischiano di cedere di fronte a una pioggia di milioni (sempre in dollari)!

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