Il report Ismea sul settore cunicolo
Dagli ultimi dati registrati in Bdn in Italia risultano attivi ad agosto 2024 oltre 4100 allevamenti cunicoli con oltre 11 milioni di capi presenti nel ciclo produttivo che garantiscono un tasso di approvvigionamento della filiera cunicola dell’Italia prossimo al 99%, secondo l’ultimo rapporto Ismea dal quale si evidenzia che oltre l’85% dei capi è allevato nell’areale settentrionale, in particolare in Veneto dove vengono ingrassati ogni anno quasi 5,4 milioni di capi, il 37% del totale. La produzione viene realizzata sia in grandi aziende che in piccole con il 61% degli allevamenti cunicoli classificato come di tipo familiare. Il settore deve affrontare una flessione costante dei consumi che in dieci anni si sono ridotti del 35%, in termini di dei volumi venduti. Un trend che continua nei primi otto mesi del 2024 con una perdita sul 2023 dell’8,7%. Da segnalare che purr mantenendo la caratteristica di filiera autosufficiente, nel primo semestre 2024 è cresciuto l’import di carni cunicole in volume (+41%), meno in valore (+22%) per una dinamica dei prezzi in contenimento in tutti i paesi fornitori. Più che raddoppiati gli arrivi dalla Francia, dove i prezzi medi all’import sono stati i più contenuti (4,72 €/kg). Sul fronte delle esportazioni, nel primo semestre sono leggermente cresciuti i volumi (+5,4%), con un calo del valore (-2,8%). A livello nazionale dopo un’estate su livelli ridotti, i prezzi sono risultati in ripresa a settembre. Offerta contenuta e domanda in ripresa stagionale lasciano presagire un recupero per la parte finale dell’anno secondo l’Ismea. Le prime quotazioni di ottobre per il “vivo” sono ancora inferiori del 10% alle analoghe dello scorso anno ma diversa è la situazione all’ingrosso dove le quotazioni da inizio anno si attestano su livelli superiori a quelli del precedente: +9% nelle prime settimane di ottobre. L’analisi di lungo periodo delle principali variabili del settore cunicolo secondo l’Ismea non fa intravedere inversioni di tendenza al calo strutturale dei consumi a livello nazionale, visto che si tratta di una referenza di nicchia e orientata soprattutto verso consumatori maturi. Comunicazione e promozione possono essere le leve principali in grado di ridare slancio al consumo di questa tipologia di carne. In particolare, potrebbero essere messe in atto sia iniziative volte a promuovere l’educazione culinaria necessaria per trattare la carne di coniglio, sia campagne informative per accrescere la conoscenza dei consumatori sulle sue caratteristiche nutrizionali e sull’orientamento alla sostenibilità. IL PATRIMONIO CUNICOLO PER REGIONE AL 31/12/24 REGIONE ALLEVAMENTI CAPI Veneto 1253 3.595.884 Piemonte 282 2.557.039 FVG 90 1.812.957 LOMBARDIA 667 1.383.196 PUGLIA 37 689.497 EMILIA ROMAGNA 134 627.418 MARCHE 421 242.573 SARDEGNA 63 187.933 SICILIA 118 156.703 CAMPANIA 68 111.985 TOSCANA 114 80.528 TAA 73.722 LAZIO 252 33,435 ABRUZZO 6 31330 CALABRIA 59 12880 VALLE D’AOSTA 470 UMBRIA 107 443 Fonte. Elaborazioni Ismea su dati Istat |
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