il Punto Coldiretti

Stop al grano dalla Russia, le speculazioni affossano i prezzi

La Commissione europea valuterà finalmente a breve la proposta di introdurre restrizioni all’importazione di prodotti agricoli, come i cereali, dalla Russia verso l’Unione europea” ha annunciato la presidente dell’esecutivo Ue, Ursula von der Leyen. “Una decisione importante che va incontro alle nostre richieste per fermare le speculazioni sul grano che è diventato uno strumento di guerra geopolitica per colpire i Paesi dell’ Unione” secondo il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

Le importazioni di grano duro dalla Russia hanno infatti raggiunto il valore record di 445 milioni di chili nel 2023 in aumento di oltre 11 volte (+1013%) rispetto all’ anno precedente provocando il crollo delle quotazioni che ha messo in ginocchio i produttori agricoli nazionali secondo lo studio dell’Osservatorio strategico della Coldiretti sulla base dei dati Istat. Con le quotazioni scese ampiamente al di sotto dei costi di produzione, a rischio è la sopravvivenza di duecentomila aziende agricole e, con esse, la sovranità alimentare del Paese con l’aumento della dipendenza dall’estero.

“Occorre un impegno immediato per sostenere le aziende agricole italiane, portando a 30 milioni di euro la dotazione del Fondo nazionale per i contratti di filiera del grano – ha continuato Prandini – lavorando per prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione, come prevede la legge di contrasto alle pratiche sleali”. Ad aumentare sono anche gli arrivi dalla Turchia sulla quale grava peraltro il sospetto di triangolazioni dalla Russia.

Nel 2023 dal Paese di Erdogan, secondo l’Osservatorio strategico della Coldiretti, sono arrivati ben 417 milioni di chili di grano duro in aumento dell’807% rispetto all’anno precedente e il Tmo, l’ente statale turco per i cereali – denuncia la Coldiretti – avrebbe bandito una nuova gara internazionale per la vendita e l’esportazione di ulteriori 150 milioni di chili di prodotto nel 2024. Un vero e proprio fiume di prodotto destinato in gran parte ad arrivare in Italia che, aggiunto a quello di grano canadese, impatta sui prezzi del grano nazionale, praticamente in caduta libera.

Le aste turche del frumento affossano ancora i prezzi del grano pugliese, con il crollo delle quotazioni che perdono altri 25 euro a tonnellata in 10 giorni ed il prezzo del grano fino che scende ancora a 335 euro a tonnellata a Bari, mentre nei porti pugliesi continua il via vai di navi mercantili provenienti dalla Turchia. Si tratta di valori che portano la coltivazione sotto i costi di produzione, rendendola di fatto antieconomica ed esponendo le aziende agricole al rischio crack, soprattutto nelle aree interne senza alternative produttive. Un abbandono dei terreni che pesa anche sull’assetto idrogeologico del Paese aprendo al rischio di desertificazione.

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