il Punto Coldiretti

“L’eccezionalismo agricolo” all’assemblea Coldiretti  

Difendere l’interesse degli agricoltori in termini di redditi e difendere l’interesse dei consumatori, primo tra tutti quello alla salute. E’ il filo conduttore dell’azione Coldiretti, forza di rappresentanza dell’agricoltura, ma anche forza sociale. Perché ogni azione si declina guardando al bene del Paese. E ancora una volta in occasione dell’assemblea, che si è svolta il 19 dicembre scorso a palazzo Rospigliosi, il segretario generale della Coldiretti, Vincenzo Gesmundo e il presidente, Ettore Prandini, hanno riaffermato quei valori che hanno fatto dell’organizzazione la vera forza amica del Paese. In una fase così complicata che il mondo sta vivendo Coldiretti non poteva chiudersi nel suo recinto. Non lo ha fatto mai e soprattutto non può farlo oggi in cui le tensioni geopolitiche con due guerre in corso impattano fortemente sulla vita di tutti i cittadini e degli agricoltori in primis. E’ in questa visione ampia che si è inserito il dibattito ai massimi livelli sui temi caldi. All’assise infatti hanno partecipato i ministri della Difesa, Guido Crosetto, degli Esteri ,e vice premier, Antonio Tajani, in collegamento da Bruxelles, e dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida (videomessaggio dalla Amerigo Vespucci a Doha), ma anche i maggiori esperti di politica internazionale, Monica Maggioni, direttrice editoriale per l’offerta formativa in Rai, Dario Fabbri, direttore di Domino, Domenico Quirico caposervizio esteri del quotidiano La Stampa, Roberto Weber, presidente del centro studi Divulga e di Ixe’, Felice Adinolfi professore di Economia agraria all’università di Bologna e Federico Vecchioni, ad di Bonifiche Ferraresi.

Ricco anche il parterre degli ospiti tra i quali il presidente della Commissione Affari esteri e comunitari della Camera, Giulio Tremonti. E’ in questo volare alto che si inserisce il titolo scelto per l’incontro “eccezionalismo agricolo e disordine virtuoso”. Perché Coldiretti ha sempre creduto nell’eccezionalismo del settore. Un termine peraltro coniato dai padri fondatori dell’Unione europea. E’ proprio in Europa che oggi – ha affermato Gesmundo – si gioca il destino delle nostre imprese. Gli agricoltori sono gli unici a non poter delocalizzare la propria attività che dunque va tutelata con la massima cura. Ecco perché Coldiretti ha acceso i riflettori tra le tante questioni su due in particolare, l’accordo Ue-Mercosur e la Politica agricola comune che comunque viaggiano in parallelo.

Per la Pac il segretario generale di Coldiretti ha chiesto che le risorse, sempre più ridotte, debbano andare ai veri agricoltori e non si debbano dividere con porti e aeroporti. Una volta prima della Brexit un caso di scuola erano i contributi percepiti dalla Regina d’Inghilterra. Quanto all’eccezionalismo Gesmundo ha indicato in primo luogo la distintività delle nostre produzioni, la capacità di rafforzare l’export arrivato a 70 miliardi ma che può raggiungere i 100 miliardi.  Ma serve un’Europa diversa che deve capire che “contro i contadini non si governa”.

E l’accordo Mercosur non va in questa direzione. Se dunque Coldiretti dovesse accorgersi che l’eccezionalismo agricolo è fuori dai codici mentali dei governanti di Bruxelles dirà la sua” in un momento in cui le guerre hanno impattato pesantemente sui costi delle aziende agricole che hanno visto schizzare i prezzi dei fertilizzanti e delle altre materie prime ma anche, con la crisi in Medio Oriente, i costi dei noli e dei trasporti. Prandini ha invitato a riavvolgere il nastro della storia e ha indicato il 2024 come un anno particolare in cui si è riannodato il rapporto con la base associativa che ha fatto grande la storia di Coldiretti.

Ma ha invitato a comunicare quello che si fa perché altrimenti i risultati frutto dell’azione di Coldiretti finiscono poi per essere di tutti. Molti obiettivi sono stati centrati, ma molto resta ancora da fare. Il presidente di Coldiretti ha rivendicato anche la lungimiranza dell’azione di internazionalizzazione che ha portato dai 33 miliardi di export nel 2015, anno di Expo, in cui l’organizzazione è stata protagonista, ai 70 miliardi del 2024 “che non è la fine del percorso, ma un inizio”.

Per questo l’impegno riaffermato è di presidiare i mercati esteri con le Istituzioni e la diplomazia per arrivare al traguardo dei 100 miliardi.   Nell’azione di presidio dell’interesse generale si incastona il no al Mercosur. L’export è vitale “ma c’è modo e modo” – secondo Prandini – di aprirsi ai mercati “pretendiamo reciprocità – ha affermato-  e anche su questo siano stati i primi a parlarne. Le regole imposte dalla Ue devono valere per tutte le importazioni da Paesi terzi.

E a proposito delle regole ha affermato che la Coldiretti è favorevole al percorso verso la sostenibilità, ma servono tempi e sostegni necessari per evitare di perdere aziende agricole. Ha indicato le differenze con l’area Mercosur: per quanto riguarda le emissioni negli ultimi 30 anni in Italia si sono ridotte del 24%, del 20% nella Ue, mentre in Brasile cono aumentate del 50%. Anche i pesticidi hanno segnato -50% in Italia e al contrario addirittura un +600% in Brasile. Analogo problema di reciprocità si pone per gli antibiotici. E l’Italia ha fatto molto riducendo, per esempio, negli allevamenti di polli l’uso di antibiotici del 96%. E allora si chiede Coldiretti come si può favorire l’import da Paesi come quelli del Mercosur che non rispettano i diritti dei lavoratori e usano grandi quantità di antibiotici per accelerare la crescita degli animali? “Non permetteremo – l’impegno deciso di  Coldiretti – che l’agroalimentare torni a essere merce di scambio con altri settori come è avvenuto negli anni Novanta quando il Mercosur è stato pensato.

Dobbiamo produrre più cibo e di qualità per garantire la sicurezza alimentare. L’agricoltura non va demonizzata come ha tentato di fare la precedente Commissione Europea, ma va esaltata. Nel 2025 l’agenda è già fissata: Coldiretti sarà protagonista in Italia e nell’Unione europea.

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