il Punto Coldiretti

Miriam Zenorini: agricoltura e sociale, un “mondo” in 14 ettari

Un mondo in 14 ettari. Dove si produce, si alleva, si trasforma, si vende, si ospitano agrituristi, si praticano l’agricoltura sociale  e la pet therapy e si educano i più piccoli  E’ il regno di Miriam Zenorini  che guida l’azienda agricola Vintlerhof, a meno di un chilometro da Bressanone (la fattoria più vicina al centro), in Alto Adige. E che per non farsi mancare nulla insegna anche all’Università di Bolzano agricoltura sociale ed economia solidale.

Un amore per la terra e il suo lavoro che non sono stati tramandati dalla famiglia “non nasco da una famiglia contadina – spiega Miriam – ma sin da piccola avevo le idee chiare  sul mio futuro: voglio fare la contadina dicevo ai miei genitori”. Una scelta inusuale, per una generazione che  tra i modelli indicava le veline. Ma l’imprenditrice, socia di Coldiretti, non  manifestava la passione per la campagna tanto per dire.  Così come quella per il volontariato. E allora dopo la maturità scientifica subito a capofitto sul sociale. In India. Dove per due anni ha organizzato una piccola aziende di capre, pecore e vacche che conferiva il latte a un consorzio.

Ma anche lì non si era limitata a fare l’imprenditrice, perché aveva colto l’occasione di avviare un progetto di alfabetizzazione delle donne impegnate nel Consorzio. Due anni, poi il ritorno in Italia “perché non è un buon progetto se non cammina sulle sue gambe”. E il progetto era buono, perché marcia bene. I servizi sociali hanno preso il sopravvento e dopo l’esperienza indiana in campo agricolo e nl volontariato per 8 anni è stata responsabile di una struttura di accoglienza a Bressanone.

https://youtu.be/DllhzMbdBVQ

Poi la grande  svolta nel 2018. Un bando dei Padri Comboniani  per  l’affitto trentennale della loro campagna. Un’occasione troppo ghiotta per Miriam che ha partecipato e (naturalmente) vinto. E da 7 anni guida con il marito l’azienda che racchiude tutto quello che è possibile fare in agricoltura. Una sorta di “Bignami” della multifunzionalità. Le produzioni? Si fa prima a dire quelle che non trovano spazio nei suoi terreni. Si coltivano cereali, frutta di ogni tipo, foraggi, patate, erbe officinali e uva. Quest’anno per la prima volta si parte con il succo d’uva e nel 2026 arriverà anche il vino. Tutto rigorosamente biologico.  Tutti i prodotti non venduti freschi vengono trasformati in azienda. La vendita diretta è una delle mille attività, come l’ospitalità.

Manca però la cucina ma lo “spaccio” è aperto 24 ore su 24 e dunque gli agrituristi hanno a disposizione la migliore  materia prima per i loro pranzi. E poi pecore, galline ovaiole, api e animali per la therapy, asini, cani, gatti e conigli.  E d’inverno, da novembre a marzo quando la terra è gelata (l’azienda è a 600 metri di altezza) si lavora la lana per realizzare sciarpe e pantofole. Tutto l’anno sono aperti l’agrinido e nel bosco l’agriasilo.

Ma il vero orgoglio di Miriam e di suo marito, con cui condivide l’impegno ad aiutare i più fragili, è l’attività sociale. Oltre 16 persone vengono aiutate a superare emarginazione ed isolamento e  a ritrovare una dimensione lavorativa. Si tratta di persone con problemi psichici, di ex detenuti, di donne vittime di violenza, di migranti, di giovani provenienti da famiglie disagiate. La prima “materia” che Miriam e i suoi collaboratori-educatori insegnano è a ritrovare una postura lavorativa, dalla puntualità al  modo di presentarsi fino agli abiti da indossare.

Alcuni completato il percorso si fermano a lavorare in azienda, in particolare le donne  nell’attività con i bambini. Altri trovano spazi anche in attività extra-agricole. Ed è questo lavoro intenso e complesso che le è valso il premio delle Donne Coldiretti nella categoria “Donne per le donne – sociale”. Un lavoro vorticoso e dalle mille sfaccettature. Ma  Miriam non si ferma. Non rinnega nulla di quello che ha fatto, anzi sì solo una cosa non rifarebbe: avviare tutte le attività insieme.

Ma alla fine i risultati sono arrivati. Tra le prossime iniziative una intergenerazionale per mettere insieme anziani e giovani. Ma bisogna andare cauti- dice – perché in Alto Adige non è previsto alcun sostegno per l’agricoltura sociale.  E così da 5 anni l’imprenditrice si è lanciata in una nuova battaglia per ottenere il riconoscimento all’agricoltura sociale. La legge nazionale c’è, ma non in Alto Adige. Un fronte “politico” impegnativo, ma  “qualcosa si sta muovendo”. Un altro  sogno è di acquistare cavalli che potrebbero essere utilizzati anche per alcune lavorazioni che oggi,  se si escludono cereali e sfalcio, vengono fatte tutte rigorosamente a mano. E allora i cavalli potrebbero diventare degli ottimi “collaboratori”.

Registrato presso il Tribunale Civile di Roma, Sezione per la Stampa e l'Informazione al n. 367/2008 del Registro della Stampa. Direttore Responsabile: Paolo Falcioni.
2008 © Copyright Coldiretti - powered by BLUARANCIO S.p.A. | Redazione contenuti

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi